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Musumeci non molla e ha ragione

Francesco Storace
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Nello Musumeci non toglie affatto il disturbo. E ora diventa colui che in Sicilia condurrà le danze per il voto di novembre alle regionali. Il governatore ha messo nel conto ogni reazione possibile alle parole pronunciate ieri nella conferenza stampa di Palermo. Ma quel "tolgo il disturbo" di qualche giorno fa è stato chiarito eloquentemente: se c'è uno più forte di me, non sarò io a rompere il centrodestra. Se avete un successore, tiratelo fuori, fatemelo conoscere. Più chiaro di così, Musumeci non avrebbe potuto essere, pur togliendosi diversi sassolini dalle scarpe. Perché il fuoco amico scatenato contro di lui è nemico della logica politica.
Ci sta che una coalizione o parte di essa possa dire al suo leader: "Guarda, vorremmo tentare con un altro". E lui, Musumeci, è pronto a farsi convincere dai numeri. Perché in politica non c'è altro, ormai: le primarie o i sondaggi. Le primarie a destra non si fanno, restano i numeretti degli istituti che si cimentano da anni nel mestiere.
 

 

IL PIÙ QUOTATO Ora, a qualunque società di ricerca a cui ci si voglia rivolgere, Musumeci è il più quotato di tutti. E non solo nel centrodestra. Ne circola uno, l'ultimo, di Youtrend, sta anche su qualche social, e certo non si tratta di fanatici estremisti di destra. Il primo dato del sondaggio fa impallidire: in un confronto a tre - candidato di centrosinistra con Cinque Stelle, candidato di centrodestra, candidato civico - la situazione è incertissima: 37,5 a 36 per la sinistra, civico fermo a 13,5, altri a 13.
Col nome di Musumeci, il centrodestra balza al 40 per cento e sbaraglia la sinistra che cala al 34. \Youtrend mette in campo ogni possibile candidato contro Musumeci: Claudio Fava, Giancarlo Cancelleri, Cateno De Luca. Stravince sempre. Più combattuta la partita contro Caterina Chinnici - che sarà la vera candidata del Pd - che comunque viene data sempre per soccombente col governatore in carica, in una ipotesi 39 a 35 e in un'altra 41 a 33.
È da questi numeri che bisogna partire e per questo Musumeci ieri ha voluto richiamare tutti alla realtà e alla lealtà: a partire dal rapporto con gli elettori. Chi dispone di numeri migliori?, questa è la domanda che dalla prossima settimana la sua sponsor maggiore, Giorgia Meloni, rivolgerà a Matteo Salvini e Silvio Berlusconi nel tavolo nazionale. Perché in Sicilia attenderanno lumi da Roma, certo non può stabilire chi sarà candidato chi piomba da settimane il governatore in carica, come ancora ieri ha fatto Gianfranco Miccichè.
Per capire il clima: Cateno De Luca, l'irruento ex sindaco di Messina "civico", ha commentato la conferenza stampa di Musumeci con un incredibile video su Facebook: «Nemmeno con le bombe se ne va». Probabilmente non si è reso conto della gravità della frase. In Sicilia.
Ecco perché Musumeci non si ritira, né si dimette anzitempo. Quel "passo di lato" evocato davanti ai giornalisti significa attendere dove cadrà la scelta del centrodestra.
Si chiama responsabilità, volontà di non scassare la coalizione. Sicuramente non vuole far vincere la sinistra e chiede di capire se sia lo stesso obiettivo di tutti, compresi i suoi critici. Ma ci sono problemi personali, chiede il cronista. «Bisogna saper distinguere tra questioni personali e questioni politiche», ed è l'unica risposta che può dare chi vede oltre il proprio naso.
Poi, certo, ci sono anche i livori personali. Ieri una senatrice siciliana di Forza Italia sconosciuta ai più se ne è uscita in maniera pesantissima. Si chiama Urania Papatheu e gli ha detto a mezzo stampa che «chi semina vento raccoglie tempesta». Una frase che di solito si rivolge a un nemico, non a un alleato.
 

 

NIENTE RANCORI La realtà è che la partita siciliana è troppo importante per gestirla in modalità rancorosa, magari per aver chiesto qualcosa che non si è ottenuto. A novembre si sarà a tre-quattro mesi dal voto per le politiche nazionali e davvero non si potrà affrontare la sfida con leggerezza. Non sarà facile trovare un candidato alla presidenza della Sicilia con la credibilità, l'autorevolezza e lo spessore morale di Musumeci. «Nei prossimi mesi«, ha detto Musumeci ai giornalisti, «apriremo cantieri, programmeremo nuove opere, faremo il giro della Sicilia». Vuole governare, Musumeci, e non gli interessa barattare la presidenza della Regione con un seggio in Parlamento. Ha annunciato anche questo: «Non svendo la mia terra», ha affermato, «per un posto comodo». Chi lo dava in fuga, ora dovrà ricredersi. Anche perché nessuno sa come giustificare una rinuncia alla sua ricandidatura. Comunque, la prossima settimana sarà importante e i partiti faranno anche i conti con i risultati dei ballottaggi alle amministrative. Un centrodestra ancora più forte non potrà certo mettere a rischio le sue possibilità di successo nazionale con una débacle in Sicilia. È tempo che chi ha sale in zucca ragioni. La Sicilia non cerca volti nuovi - ha già visto all'opera la frana rappresentata dal voto maggioritario ai Cinque Stelle di cinque anni orsono - e ora ha sempre più bisogno di serenità e affidabilità. 

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