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Luciana Lamorgese, lo sfregio a Lampedusa: immigrati, mentre l'isola esplode

Pietro Senaldi
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Cuor contento, il ciel l'aiuta. Alzare le mani, per il nostro ministro dell'Interno, può essere una soluzione. Lampedusa trabocca di clandestini e la signora Luciana Lamorgese ostenta fatalismo: non ci si può far niente, il fenomeno è «inarrestabile». Dixit. A dispetto dell'appello disperato del vicesindaco dell'isola, Attilio Lucia, che ha invocato un pronto intervento della Lamorgese: «Viviamo di turismo, la situazione è insostenibile. Il ministro deve dare risposte», ha detto. Mentre il sindaco Filippo Mannino ha mostrato la drammaticità della situazione: «Il fenomeno immigrazione continua a essere gestito in maniera emergenziale, senza trovare soluzioni», ha detto, aggiungendo: «Incontrerò la Lamorgese il 26 luglio». Forse già oggi arriverà una nave dello Stato ad alleggerire la situazione, traghettando qualcheduno sul Continente, sperando che nel frattempo non siano approdate nuove zattere di disperati, a lasciare immutato o ad aggravare il dramma. La prossima settimana sull'isola sbarcherà anche l'ex ministro Salvini, quello che l'immigrazione illegale ha provato a combatterla, finendo per questo processato lui come un fuorilegge, ma potrà fare poco o nulla.

 

 


ARRIVI RADDOPPIATI
Gli arrivi sono raddoppiati dall'anno scorso ma l'argomento ormai è tema solo da campagna elettorale, non emergenza da risolvere. La sinistra accusa il leader della Lega di inseguire l'allarme per recuperare qualche consenso perduto salendo su un cavallo di battaglia ormai spompato. Il Carroccio replica rinfacciando al Pd che tirare fuori dal cilindro lo ius scholae, la cittadinanza automatica ai figli nati in Italia da stranieri dopo cinque anni sui banchi, è solo un tentativo di minare il governo, visto che l'argomento è divisivo e la sinistra non ha i numeri per farlo passare. Difficile dargli torto: lo ius scholae è solo un modo per introdurre surrettiziamente una sorta di ius soli cittadinanza automatica a chiunque nasca in Italia -, del quale la sinistra fece un punto d'onore quando governava da sola, ma non al punto di votarlo, per paura altrimenti di giocarsi una parte dei consensi moderati. I numeri dell'immigrazione in Italia sono drammatici. Anche una volta diventati italiani, i figli di chi è venuto a vivere qui delinquono di più, lavorano di meno e tendono a integrarsi poco e a restare tra loro, un sotto-Stato nello Stato.

 

 


Ascoltano canzoni di coetanei che parlano di spaccio e rapine come irrinunciabili momenti di formazione e sostituiscono il desiderio di integrarsi con la rivendicazione della propria specificità culturale; sacrosanta, non fosse che li porta ad avere come obiettivo l'africanizzazione dell'Italia, e a rivendicarla pubblicamente, spesso aggredendo i coetanei colpevoli di essere bianchi. Per questo Lampedusa alla fine non è il centro del problema bensì una brutta cartolina. Una scritta sulla porta d'ingresso dell'Italia che chiarisca subito che non c'è speranza, il casino e l'abbandono è la sola risposta a chi arriva, anche se quando tocca terra i progressisti vigg lo battezzano come "risorsa". Forse anche no, ma certo inutilizzata.
Lamorgese fa solo il ministro dell'Interno, è un poliziotto strappato alla pensione e non è 11 un politico, quindi può far finta che il problema non sia suo. Ma la massa di immigrati che spinge dall'Africa, destinata ad aumentare esponenzialmente a causa della crisi alimentare innescata dalla guerra in Ucraina e della dabbenaggine di Usa e Ue, che tolsero la Libia a Gheddafi per regalarla a Erdogan e Putin, riducendosi pure a doverli ringraziare per averla almeno mondata dall'Isis, non è un fenomeno di fronte al quale l'Italia può chiudere gli occhi.

 

 


MINISTRO PER CASO
Accusare Salvini, che è il solo a preoccuparsene, di cavalcare politicamente l'emergenza non è una soluzione. Come non lo è lo ius scholae, che anzi è una calamita, un mezzo sicuro per aumentare la pressione sulle nostre coste senza risolvere i problemi in patria perché, come dimostra la lezione francese, e prima americana, cittadinanza non significa integrazione. Una settimana fa, proprio a Libero, il fondatore di Fdi Guido Crosetto confidava il timore che Putin per vincere la guerra contro l'Occidente aprisse i porti libici. La Lamorgese avrebbe già la risposta pronta: e che ci posso fare io? Essere lì per caso non è una colpa, rimanerci prolungando l'equivoco forse un po' sì.

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