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Luciana Lamorgese, il retroscena: come ha "dribblato" l'inchiesta a Palermo (e salvato la poltrona)

Salvatore Dama
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Sono più di duecento le persone segnalate alla Procura di Palermo dopo il caos ai seggi, con decine di sezioni rimaste chiuse per ore perché presidenti e scrutatori non si sono presentati. In città c'è stata un'epidemia di tifo. Per la squadra calcistica di casa che, domenica sera, ha giocato la partita dell'anno, vincendo e tornando in serie B. È andata così? I magistrati hanno aperto un'inchiesta per accertare la legittimità o meno delle rinunce agli incarichi, molte delle quali sarebbero arrivate a poche ore dal voto. I reati ipotizzati sono l'interruzione di pubblico servizio, il rifiuto di atti d'ufficio e la violazione di una legge elettorale del 1960.

Ma pure qui c'è confusione: la coincidenza del voto per le Comunali con quello per il referendum complica la vita degli inquirenti, che non hanno ancora chiaro quale norma applicare. Sotto la lente di ingrandimento degli investigatori sono finiti i presidenti e gli scrutatori nominati in prima battuta, ma anche i sostituti entrati in gioco dopo le rinunce e che, a loro volta, hanno dato forfait all'ultimo minuto. Altra complicazione: non è facile determinare se le rinunce dei presidenti di seggio siano arrivate per tempo, perché il sistema informativo del Comune nei giorni scorsi è stato vittima di un attacco hacker.

 

E poi c'è la rabbia degli scrutatori. Quelli che si sono presentati. E che hanno dovuto osservare turni massacranti per rimediare all'assenza degli altri. C'è chi preannuncia azioni legali: «È una follia», dice uno scrutatore della sezione Montegrappa, «il turno è stato di ben 21 ore consecutive, dalle sei del mattino alle tre e mezza di notte. In più, sabato altre cinque ore per le operazioni preparatorie», con le schede che sono arrivate «con un ritardo di quattro ore».

Infine ci sono le vittime "da trincea". Un presidente di seggio cooptato ha avuto un malore ed è andato a casa. In un altro seggio uno scrutatore "promosso " non sapeva come verbalizzare (giustamente)esono dovuti intervenire i funzionari del Comune. Un «misfatto vergognoso», attacca Giovanni Puglisi, rettore emerito dell'Università Iulm di Milano, che all'Adnkronos rivela un altro dettaglio curioso: «Mi è stato detto che a Palermo i presidenti di seggio vengono scelti da un elenco costituito sulla base delle designazioni dei consiglieri comunali». Nel Terzo Mondo, aggiunge Puglisi, «queste cose non accadono perché ci sono gli osservatori dell'Onu».

 

Il Viminale tace. Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, domenica si è indignata («È gravissimo»), ma ieri ha incassato le critiche senza replicare. Matteo Salvini si è rivolto al Presidente della Repubblica: con Sergio Mattarella «ci siamo sentiti per telefono», domenica, «a mezzogiorno, con 38 seggi ancora chiusi, mi sono permesso di chiamare il Quirinale dente si senta male la notte e non si presenti, ma 50 seggi che non aprono per ore, no. Lamorgese è "tempestivamente" intervenuta... ». Attacchi al titolare dell'Interno arrivano anche dai Cinquestelle: «Dopo questa tornata elettorale il ministro Lamorgese non può limitarsi a criticare - seppur con tutte le ragioni le defezioni dei presidenti di seggio a Palermo. In vista delle elezioni politiche», dichiara Giuseppe Brescia (M5s), presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, «serve una riflessione seria su come si vota in Italia anche per combattere l'astensionismo involontario». E c'è già chi parla di invalidare il voto di Palermo: «Decideremo se fare ricorso», afferma il senatore del M5s, Steni Di Piazza, dal Comitato elettorale di Franco Miceli, il candidato sindaco del campo progressista, «ci aspettavamo un intervento del ministro Lamorgese che avrebbe potuto prevedere di far votare solo a Palermo anche la mattina di lunedì. Tanti non hanno potuto votare e l'affluenza è stata bassissima. Quello che è successo è pazzesco».

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