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Salvini e Letta, indiscreto: la trattativa segreta, ecco chi vogliono fregare

Letta e Salvini  

Elisa Calessi
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La modifica della legge elettorale potrebbe essere a portata di mano. Il progetto finale, che metterebbe d'accordo tutti, potrebbe essere più vicino di quanto non appaia. Fino a qualche settimana fa, in Transatlantico, c'era pessimismo rispetto a una riforma da approvare entro la fine della legislatura. Invece negli ultimi giorni c'è stata un'inattesa accelerazione. Non solo nelle dichiarazioni pubbliche. I canali tra i partiti sono aperti e si intensificano. A tutti i livelli.

La soluzione di cui si sta parlando in queste ore soprattutto tra Pd e Lega ha, infatti, una virtù non da poco: è semplice. Basterebbe un articolo di una sola riga a modifica dell'attuale legge, il Rosatellum. L'idea è questa: "limitarsi" a abolire la quota maggioritaria dell'attuale legge, quel terzo di parlamentari assegnato nei collegi uninominali. Il Rosatellum, infatti, prevede che gli eletti siano scelti per due terzi secondo una ripartizione proporzionale tra le coalizioni o tra le liste che hanno superato lo sbarramento del 3%, per un terzo nei collegi uninominali, assegnando il seggio al candidato che ha ottenuto più voti.

 

 

Basterebbe eliminare quest' ultima parte e il Rosatellum diventerebbe un proporzionale, soddisfando l'esigenza che molte forze politiche, per ragioni diverse, stanno manifestando. Non verrebbe meno, però, la possibilità di fare coalizioni. Quanto al problema di come assicurare la governabilità, l'idea su cui gli emissari di Pd e Lega ragionano è prevedere un premio di maggioranza a chi supera il 45%. Anche se il M5S, su questo, frena.

L'operazione non è facile. Ma nemmeno impossibile. La convenienza dei dem è nota: negli ultimi giorni Letta si è convinto che per il Pd sia meglio correre da solo. Spartire i collegi uninominali con un M5S che su mille temi la pensa all'opposto, diventa complicato. E se anche si riuscisse, l'elettore dem sarebbe disposto a votare un parlamentare M5S e viceversa? Il rischio è che l'unione forzata imposta dai collegi uninominali penalizzi sia il Pd sia il M5S. Meglio, allora, correre separatamente. Il che non significa rinunciare alla coalizione.
La Lega è disponibile alla modifica.

 

 

Il dialogo con il Pd è a buon punto. Ma non vuole procedere avendo contro FdI. Finora la Meloni è sempre stata netta: nessuna modifica. Il problema è che la rivalità crescente con Salvini mette Meloni di fronte alla domanda: come faremo a a dividerci i collegi uninominali? Se il leader della Lega stringe un patto con Fi rischia di fare la parte del leone, nonostante i sondaggi diano Meloni davanti. A questo punto conviene alla leader di FdI correre da sola. Del resto, come si è visto alle ultime Amministrative, la Meloni si sta radicando anche al Nord. Meglio, allora, sfruttare il momento e andare in mare aperto. Naturalmente neanche il centrodestra rinuncerebbe alla coalizione.

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