Giuseppe Conte si è suicidato, panico dopo la crisi: cosa svelano i sondaggi sul M5s
La crisi di governo innescata da Giuseppe Conte e dal M5s ha destabilizzato tutte le forze politiche in campo, soprattutto perché arriva in un momento a dir poco complesso, con tensioni internazionali, il Covid che non accenna ad arrestarsi, problemi con le forniture di gas e il rischio siccità sullo sfondo. Dai grillini, però, nessun commento, né davanti ai giornalisti, né in chat. Si attende solo la prossima riunione del consiglio nazionale del Movimento.
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Pare che i 5 Stelle abbiano sperato e creduto fino alla fine nella permanenza di Draghi. "Non si dimette", avrebbe detto qualcuno ieri. I grillini infatti sarebbero stati certi di avere solo marcato le distanze e non di avere provocato una rottura. Peccato che poi non sia andata così: Draghi si è dimesso. Sul non voto del dl Aiuti alla Camera e al Senato Conte è stato chiaro: "Siamo stati costretti: la norma sul termovalorizzatore non è cambiata né ci sono stati interventi sul superbonus". In ogni caso, se Draghi tornasse in Parlamento per una "verifica" della sua maggioranza, come chiesto anche dal presidente Mattarella, il M5s lo sosterrebbe. A tal proposito ieri la capogruppo al Senato Mariolina Castellone ha spiegato: "Oggi non partecipiamo al voto perché non condividiamo né parte del merito né il metodo, ma questa nostra posizione si sottrae alla logica della fiducia al governo".
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Dopo l'annuncio delle dimissioni, tra gli eletti grillini - come rivela il Messaggero - si è materializzato lo "spettro di nuove elezioni". Cosa che avrebbe destabilizzato i parlamentari 5 Stelle dal momento che, in caso di voto, il Movimento riuscirebbe a raggiungere solo il 10 per cento dei consensi, stando agli ultimi sondaggi. "Sperano in 9 mesi di campagna elettorale per risalire - ha detto Luigi Di Maio -. I dirigenti M5s pianificavano da mesi l’apertura della crisi. Quello ormai non è più il Movimento, ma il partito di Conte". "Otto-nove mesi di stipendio in meno, più 15 mila euro a testa per riscattare quello che manca per arrivare alla pensione, se la legislatura finisse prima del 24 settembre... alcuni di loro saranno già pentiti di non aver votato la fiducia", avrebbe detto qualcuno dei dimaiani.
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