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Mario Draghi, tutti lo supplicano? Francesco Storace: perché non gli resta che candidarsi

Francesco Storace
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Se tutti osannano Draghi; se il pianeta lo reclama; e se il popolo singhiozza, SuperMario giochi la carta finale quella a cui non si può dire di no. I fuochi artificiali. L'arma finale. Il premier in carica non si mischi con i giochi politici a Palazzo e misuri il suo consenso alle elezioni. In fondo basta presentare le liste, conquistare il popolo, infilare le schede nelle urne, contare i voti. In democrazia dovrebbe usare così. Le dimissioni come una recita non convincono.

E non servono nemmeno alla degna conclusione di un curriculum come quello che vanta lui. Si candidi dunque, sfidi quelli che «minacciano sfracelli a settembre» sui consensi elettorali, non si presti, Draghi, a pastette indegne di uno statista. Ma che roba è passare da un governo di emergenza nazionale a uno sostenuto con i cerotti dei feriti del Movimento 5Stelle? Se arrivano venti-trenta sopravvissuti dalla foresta pentastellata, il premier pensa di fare degna figura rispetto a prima della farsa? Sarebbe l'esecutivo della sopravvivenza pluripersonale, la sua e quella di tante anime morte che vagano per il Parlamento sperando che non si sciolga mai. L'espressione è dura, ma non si riesce a non avere una sensazione di schifo assoluto, da vomito che, va detto, è più colpa dei terrorizzati dal voto che del presidente del Consiglio. «Me ne vado»; no, non te ne andare; «rimango solo se»; no, rimani a prescindere, anzi decidi tu, ma da giovedì darai retta a noi. Presidente Mattarella, gli hai scatenato un casino formidabile al presidente del Consiglio. Una settimana che non sembra finire mai.
 

 

 

SPETTACOLO PENOSO Uno spettacolo orrendo, con un Parlamento ansioso di votare il premier che non sopporta. Perché anche questo è un pezzo di verità.
Neanche uno straccio di nomina lascia agli onorevoli rappresentanti del popolo, questo inquilino di Palazzo Chigi. Decide tutto da solo e a loro, deputati e senatori, ogni tanto lancia briciole. Pensavamo che il Marchese del Grillo fosse soltanto un divertentissimo film. È invece l'anticipazione della pochade politica di questi tristissimi tempi.
In tutto questo, gli impauriti dalle urne preparano il governo degli scissionisti in grembiulino, i camerieri del terzo millennio, con una specie di matrioska dal cui interno tirare fuori un grillino dopo l'altro di quelli che mollano Giuseppe Conte, il leader osannato prima di Draghi e ora mortificato come succederà al premier in carica se insiste con questa sceneggiata. La politica, caro Draghi, è capace di vendette clamorose. Se invece il mega banchiere che tutti ci invidiano tollera di andare al voto, chiederà agli italiani e non a Luigi Di Maio quello che deve fare. Già, Di Maio. Nella storia italiana accadde negli anni settanta con la scissione di Democrazia nazionale (oggi in molti si chiederanno che roba era, ed è la fine che attende i transfughi grillini) dal Movimento sociale italiano per sostenere il governo Andreotti della «non sfiducia». Come ora: col capo non si tratta, ci prendiamo i suoi parlamentari, che furono la maggioranza dei gruppi del Msi. Se ne andarono due terzi dei deputati e senatori di Almirante, alle successive elezioni politiche il popolo ristabilì l'ordine naturale non eleggendone neppure uno. Transfughi erano e transfughi perirono.
 

 

 

RISCOPRIRE LA POLITICA Siamo immersi in uno scenario farsesco. Poniamo il caso che Forza Italia e Lega dovessero dire che non va bene nemmeno con i grillini convertiti all'ultima ora - ma chissà se lo diranno - varrebbe anche per Brunetta e soci quello che sembra possa essere accettabile con il reclutamento dei governisti M5s? O magari per Giorgetti - che per fortuna conosce invece la politica- quello che può capitare con Crippa (capogruppo M5s per chi non lo conosca ancora) e compari? Ci si scinde e quindi si governa? Diamo vita all'esecutivo degli scissionisti? E allora è ovvio che viene spontaneo dire che se c'è tutta questa fregola di potere, si candidi Draghi alle politiche anticipate: se vince governa e in quel caso davvero non deve trattare con nessuno. Invece si scodinzola al suo cospetto lanciando la stramba idea che Draghi governi ora senza trattative e senza voto. E che politica è quella che si inchina senza condizioni? E quel popolo che hanno rappresentato alle elezioni nel nome di programmi e valori va abbandonato al suo destino? Devono contare solo le volontà di Draghi, Macron, Von der Leyen e Biden? Se proprio questo è il desiderio dei Tigellini di Draghi, abbiano il coraggio di chiedergli la candidatura e ne diventino schiavi, ma almeno sarà il popolo a deciderlo. A lui, quello che non tratta, ovviamente toccherà valutare la composizione delle liste a suo sostegno... Sennò che migliore è... 

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