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Pier Ferdinando Casini, sospetto-choc sulla crisi di governo: "Lavrov? Subito dopo Draghi..."

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"Qualcuno ha notato che, dopo le visite del nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi, con i vertici dell’Eni, in alcuni Paesi africani, anche il ministro russo Lavrov è stato in quegli stessi Paesi?". Lo chiede provocatoriamente Pier Ferdinando Casini - senatore del gruppo per le Autonomie, eletto a Bologna per il Pd - nell'intervista rilasciata a Niccolò Carratelli per la Stampa nella quale commenta la caduta del governo Draghi e il presunto "zampino" del Cremlino. "Non dico che chi ha fatto cadere il governo Draghi si è mosso su sollecitazione di Mosca", spiega l’ex presidente della Camera, "ma, di certo, il risultato ottenuto è stato accolto con soddisfazione dai russi". 

 

 

"Draghi è finito nel mirino dei russi perché ha lavorato per garantire all’Italia maggiore autonomia nell’approvvigionamento del gas", spiega meglio Casini facendo presente che "il tema vero non è l’Ucraina, ma lo scontro tra l’impero zarista di Vladimir Putin e l’Occidente. E che se andiamo in ordine sparso abbiamo già perso, basta guardare quanto avvenuto sul fronte della dipendenza energetica". L'ex Dc tuona: "I russi hanno provato a ostacolare il nostro piano di diversificazione delle forniture di gas dopo la visita di Draghi e dell'Eni. E, restando in Africa, è peccato pensare che ci sia chi, come apre e chiude i rubinetti del gas, faccia lo stesso con i rubinetti dell’immigrazione clandestina?".

 

 

Quanto il pericolo che il Cremlino possa condizionare il voto di settembre Casini si affida alla nostra intelligence. "L’azione degli hacker russi per influenzare i processi elettorali", ha dichiarato alla Stampa, "è stata ormai verificata in molti Paesi occidentali, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna. Anche stavolta cercheranno di diffondere a piene mani fake news per condizionare l’opinione pubblica. Dobbiamo affidarci alle autorità che hanno il compito di vigilare, ai nostri servizi e apparati".

 

 

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