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Silvio Berlusconi, la rivincita: spunta un report su Carfagna e Gelmini...

Antonio Rapisarda
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In questo luglio caldissimo una doccia gelata è un balsamo per lenire l'afa. Ma quando questa arriva sotto forma di sondaggio, per giunta a poche settimane dalla sfida delle Politiche, allora la "secchiata" può portare più sudore che sollievo. Deve aver fatto proprio quest' effetto a Carlo Calenda computare i dati forniti ieri da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera: la sua Azione non decolla. Anzi, dal giorno dell'implosione del governissimo di Mario Draghi (quando la rilevazione del sondaggista si è conclusa) ha perso pure due decimali: passando dal 3,8% al 3,6%. A stento sopra la soglia di sopravvivenza. «Che strano» - avrà pensato l'ex ministro renziano -, dato che con il suo centrino si è convinto di poter rappresentare l'incarnazione in terra del partito di Draghi senza Draghi (e soprattutto senza essere Draghi).

 

EFFETTO SVUOTAMENTO
E il famoso «effetto svuotamento» di Azione nei confronti di Forza Italia? Già, questo è l'altro dato interessante del sondaggione del Corsera per chi si occupa di cose di centro: non solo non vi è nelle dimensioni "agognate" dagli avversari (gli azzurri, nel momento di massima tensione con la maggioranza, passano dal 9,8% al 9%. Non di certo un crollo), ma ciò che è stato perso non è stato acquisito dal partitino dell'europarlamentare eletto con il Pd. «Si è trattato di una semplice scossa di assestamento», spiega il sottosegretario azzurro alla Difesa Giorgio Mulè. «Con il ritorno in campo di Berlusconi la doppia cifra, più che abbondante, è certamente un traguardo raggiungibile. Figuriamoci se il "Suppo-niente" alias Calenda, oltre a qualche titolo sui giornali, può rappresentare un pensiero...».

Ma come, si chiedono allora in tanti, ciò significa che l'ingresso delle due "ministre" Mara Carfagna e Mariastella Gelmini non sta trascinando Calenda e i suoi alla guida del fronte dei moderati? Uhm, no: più che altro - come ha ventilato ieri lo stesso leader di Azione - si stanno consegnando dritti-dritti fra le braccia del Pd di Enrico Letta e dell'allegra ammucchiata al seguito.

 

E chissà se proprio questa ufficializzazione, che dovrebbe arrivare già domani, non contribuirà a incrinare i rapporti fra novelli alleati dopo nemmeno una settimana. Del resto non si contano in queste ore gli screenshot che ricordano le stoccate caustiche del recente passato proprio fra Calenda («Una politica capace e resiliente», diceva della Carfagna, «dopo vent' anni di Cosentino e Berlusconi») e la Carfagna («Ragazzino viziato e cafone», rispondeva a lui).

Insomma, grandi titoli, urne vuote? Questo si vedrà. Ma è un fatto che questo fantomatico contenitore liberal-democratico, nonostante gli "acquisti" delle due ex di Forza Italia, difficilmente potrà replicare i fasti del Cavaliere. Lo dimostra pure la "supermedia" di Youtrend: nelle ultime due settimane Azione è scesa dal 5,1% al 4,9%.

SEGNALI DI ROTTURA
Dati, anche questi, che non sollevano l'umore a Calenda ma che non sorprendono più di tanto in casa azzurra. C'è chi fa notare, ad esempio, come «lo scarso impegno» delle ministre nei confronti di Forza Italia - atteggiamento esploso dal giorno del loro giuramento al governo Draghi - covasse già da tempo. Si ricorda, fra le altre cose, l'amarezza di Berlusconi per il "no" della Carfagna alla candidatura in Regione Campania. Nonché il fatto che «la sua presunta forza si sia tramutata in debolezza allo spoglio dei voti a Napoli (lei che sedeva al Consiglio comunale del capoluogo campano, ndr) e poi alla Regione». O l'arrabbiatura, sempre del Cavaliere, per le intemerate della Gelmini nei suoi confronti a proposito di atlantismo (da lì, si dice, che sia nato il passaggio di consegne del partito lombardo alla fedelissima Licia Ronzulli).

 A domanda precisa, poi, è l'azzurro Alessandro Cattaneo a tracciare un bilancio: «In Lombardia vent' anni di feudo della Gelmini che cosa hanno determinato? È riuscita a portare via con sé solo un assessore regionale e "zero" consiglieri regionali». Qualche numero in più per la Carfagna. «Ma il "fenomeno" Vincenzo De Luca, letteralmente incontrastato, nasce proprio nella sua Salerno...». Per Cattaneo, comunque, il dato più importante è un altro. Gli elettori non stanno seguendo la "scia" delle ministre: «Il motivo è chiaro: tutti hanno compreso perfettamente che si tratta di aderire a un progetto di sinistra». A chiusura di questa edizione di Libero, infine, sul nostro smartphone giunge un sms da un altro big: «Se ne vanno tre ministri e riescono a farsi seguire da appena due deputati a testa... A paragone Luigi Di Maio ha compiuto un'impresa». Nessuna "valanga Calenda", dunque? «Ma di che stiamo parlando? Si stanno solo consegnando alla sinistra. Faranno la fine di Fini e Alfano. Si ricorda com' è finita?».

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