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Rai, l'infornata di giornalisti Pd: strane manovre prima del voto

Francesco Storace
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Alla Rai non hanno ancora capito che il 26 settembre arriverà pure a viale Mazzini e a Saxa Rubra. E i dispetti, le furbizie, le manovre contro il centrodestra finiranno per indebolire l'azienda che dovrebbe garantire l'informazione del servizio pubblico radiotelevisivo. Invece no. Le truppe al servizio permanente del Pd, i vecchi arnesi della propaganda, i militanti anti centrodestra stanno preparando i cavalli di frisia, il servizio d'ordine, le barricate, brigano per le elezioni: la Rai è cosa loro e quindi tutto è permesso. Assunzioni e nomine, riduzione all'osso degli spazi per le forze politiche che contrastano la sinistra. Ma il centrodestra non intende abbozzare ed è passato all'offensiva. Di buon mattino, ieri hanno cominciato a mirare sul quartier generale i membri di Forza Italia della commissione di Vigilanza Rai: «Un inizio di campagna elettorale decisamente non equilibrato da parte dell'informazione del servizio pubblico, a cominciare dal Tg della rete ammiraglia. Inoltre preoccupano alcune notizie, ampiamente confermate, secondo le quali gli attuali vertici starebbero programmando un'infornata di giornalisti di centrosinistra prima dell'esito elettorale». Il cronista salta dalla sedia e indaga. «Che sta succedendo? ». E le gole profonde parlano. Sotto accusa le direzioni di genere, la nuova formula in voga a viale Mazzini con la benedizione dell'Amministratore delegato Carlo Fuortes. È da lì che partono le manovre. I tiggì non possono assumere. Si aggirano le norme prendendo collaboratori e/o autori con le direzioni di genere - ce ne sono ben dieci- a partire da quella sull'intrattenimento di Simona Sala (daytime) per finire all'approfondimento giornalistico con Antonio Di Bella.

 

 

 

Le cosiddette trasmissioni di rete esempio Uno mattina e derivati.. in campagna elettorale con la par condicio passano sotto la responsabilità dei telegiornali. I nuovi arrivati da quelle parti pensiamo ad esempio ai programmi di Serena Bortone come di Alberto Matano lavorano quindi sostanzialmente come redattori. Finita l'avventura, faranno causa alla Rai per aver prestato la loro opera come giornalisti e l'azienda sarà costretta ad assumerli. Compagno dopo compagno, la fabbrica rossa si ingrandirà. Per non parlare di quello che ci sta per regalare dopo la fine dell'avventura all'Espresso prontamente ricompensata da Fuortes Marco Damilano. «Ah già, Fuortes, l'indipendente che nel Pd è di casa, anche con discreta affabilità, che dice?». Ufficialmente non si pronuncia, al settimo piano di viale Mazzini negano assunzioni e infornate. Basterà controllare il 26 settembre che cosa sarà successo tra luglio e agosto. Magari qualche denuncia per danni contabili all'azienda rischia di venir fuori se le "infornate" invece stanno già avvenendo. Forse conviene bloccarle. Tanto per incoraggiare l'amministratore delegato, che pare non accorgersi nemmeno di quanto gravi siano le lesioni al pluralismo politico nell'azienda che dirige, arrivano i rinforzi. Andrea Romano, deputato del Pd, parla di autoritarismo e manganello sì, ancora manganello... se a destra si protesta per l'assenza di par condicio informativa e per le manovre sul personale.

 

 

 

Di Bella si cautela esibendo articoli che danno il Pd arrabbiato con lui perché invece favorirebbe la destra, il che è abbastanza umoristico per chi conosce le vicende aziendali. Mario Orfeo, direttore del Tg3, non parla: « è muto come un pesce muto». In realtà i numeri sull'informazione sono pesanti. La Lega ieri ha diffuso una nota molto chiara: «Dall'ultimo monitoraggio dei programmi televisivi delle reti Rai nel periodo 23-29 luglio 2022, emerge con chiarezza che la Lega ha avuto solo il 5% del tempo ed è tra gli ultimi nelle trasmissioni di genere su Rai1 al di fuori dei Tg. Un minutaggio che riteniamo assolutamente non consono né equilibrato, soprattutto se messo in rapporto a quello di altri partiti e a maggior ragione vista la campagna elettorale in corso». «Dov'è l'informazione equilibrata, quella per cui si paga anche un canone pure da parte degli elettori che votano centrodestra?». Rincara la dose anche Federico Mollicone, di Fratelli d'Italia: «C'è uno spostamento a sinistra dei contenuti informativi della Rai talk, strisce, contenitori condotti da giornalisti di sinistra o culturalmente con un massacro della par condicio e del pluralismo"». «Ma alla Rai non ci sentono». « Buon 26 settembre». 

 

 

 

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