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Centrodestra, prepararsi all'autunno: ora urge un programma e una squadra

Corrado Ocone
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La contrapposizione elettorale si preannuncia aspra come non mai. E la sinistra, che parte in sostanziale svantaggio, le proverà tutte per delegittimare la coalizione di centrodestra. L'arma finale che presto sarà messa in campo, ancor più di quanto non sia avvenuto già in questi giorni, concernerà direttamente la prossima compagine governativa. L'idea che si cercherà di avvalorare è che il centrodestra, non avendo secondo la vulgata classe dirigente e non godendo della fiducia delle élite, potrebbe solo formare un governo composto da persone incompetenti, dilettanti, poco credibili, inaffidabili e spesso in odore addirittura di "fascismo", tali cioè da spaventare l'Europa, i mercati e gli stessi leader occidentali. Con grave danno per il sistema Paese e anche perla sua stabilità economica e sociale. 

 

 

Per troncare alle radici questa assurda obiezione c'è forse un solo modo di agire: i partiti della coalizione dovrebbero individuare da subito i nomi non dico dell'intero (prossimo ed auspicabile) governo di destra, ma almeno dei titolari dei dicasteri più importanti e sensibili (Economia, Difesa, Esteri, ad esempio). Ciò non solo metterebbe a tacere, perla evidente qualità dei prescelti, ogni critica, ma trasmetterebbe anche agli elettori una immagine di vera coesione interna. Per i leader del centrodestra non dovrebbe essere difficile individuare questi nomi, sia al loro interno sia in quelle personalità d'area che si sono comunque avvicinate negli ultimi anni e su cui la sinistra nulla potrebbe obiettare. La coalizione, mettendo fra parentesi i rapporti di forza interni che usciranno dalle elezioni (ci saranno altri modi poi per tenerne conto), darà anche un'immagine di serietà e trasparenza, come ha sottolineato ieri Matteo Salvini che ha avuto il merito di individuare questo punto centrale della strategia di destra.

 

 

A ben vedere, si tratta anche di una forma di rispetto per l'elettore, che non voterebbe a scatola chiusa ma su programmi e uomini precisi. Un elemento di modernità liberale in un sistema tutto sommato barocco quale è quello che è maturato negli anni in Italia e che di fatto ha favorito i giochi di palazzo a discapito della volontà popolare, cioè del voto espresso dai cittadini. I quali sentono di non contare e anche per questo ingrossano sempre più le fila dell'astensionismo. La scelta della destra accadrebbe proprio mente il centro sinistra , con l'accordo fra Letta e Calenda, e con gli altri "impiastri" che già si preannunciano, mostra la sua solita e vera natura, che è quella ormai meramente spartitoria di potere, cioè in questo caso di seggi e collegi. Con un governo già fatto, almeno nelle sue principali caselle, non si perderebbe nemmeno troppo tempo in discussioni e negoziati dopo il voto. L'Italia, come è evidente, ha bisogno in autunno di un governo subito operativo. Non resta che sperare ora solo in una rapida e positiva risposta di Giorgia Meloni e Silvia Berlusconi alla proposta formulata dal leader della Lega. 

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