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Berlusconi, sinistra smascherata: "Cosa dicevano i giuristi sul bis di Mattarella"

Pietro De Leo
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La rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale maturò progressivamente. E da ipotesi divenne strada obbligata quando il cimento dei Grandi Elettori si intrappolò nell'incaglio più totale. E tuttavia, tra il giuramento del Presidente riconfermato e le settimane precedenti, furono svariati gli studiosi che mostrarono dubbi sull'opportunità della cosa (per quanto nessuno eccepisse nulla, ovviamente, sulla persona). Claudio De Fiores, per esempio, docente all'Università della Campania Vanvitelli, intervistato da Fanpage.it ebbe a definire il bis come «una forzatura della Costituzione che crea problemi di equilibrio istituzionale».

 

 

E ancora, proseguiva il prof: «Seppur non sia mai stato scritto in Costituzione è evidente che la figura del Presidente della Repubblica sia stata immaginata e calibrata per durare sette anni, con un solo mandato. Il bis è una soluzione da evitare». Gino Scoccia, ordinario di diritto costituzionale all'Università di Teramo, invece, in un colloquio con l'agenzia Askanews, si disse «convinto che il raddoppio del mandato presidenziale sia per più versi inopportuno sul piano istituzionale. E ritengo anzi che dovrebbe essere espressamente escluso, nonostante la forma del dettato Costituzionale che non lo esclude e l'effettività costituzionale introdotta dalla rielezione di Napolitano».

 

 

E poi c'era il professor Gaetano Azzariti, della Sapienza di Roma, il quale pur premettendo che le sue valutazioni non erano «un giudizio sulla persona», parlando al Fatto Quotidiano fu molto chiaro: «Se dal punto di vista costituzionale non c'è alcuno strappo né profilo di illegittimità» sul secondo mandato, «esiste però una delicata questione di opportunità relativa al necessario rispetto delle regole di base della democrazia». E ancora individuò «principi fondamentali sottoposti a stress soprattutto se quella che era una eccezione, con la rielezione di Napolitano, diventa una prassi e dunque una regola». Azzariti, poi, aggiungeva le sue perplessità sul lasso temporale del doppio giro: «7 più sette fa 14, il tempo di un regime». Nel periodo precedente alla tornata quirinalizia, le perplessità su un bis (eventualità sempre aleggiante) erano così vive che il Pd aveva presentato, nel dicembre 2021, un disegno di legge costituzionale per vietare la rieleggibilità del Capo dello Stato. Stessa iniziativa fu adottata, quando oramai Mattarella era già succeduto a se stesso, dai parlamentari di Alternativa, che denunciavano il «grosso vulnus allo spirito della Costituzione». E spiegavano: «Lo spirito originario della Carta prevedeva che il mandato di sette anni non dovesse portare a una seconda rielezione ed è rimasto tale per decine di anni finché l'incapacità della politica ha portato prima alla rielezione del presidente Napolitano e poi a quella del presidente Mattarella». 

 

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