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Giorgia Meloni, i magistrati pronti al "botto finale"? Lo strano "pizzino"

Paolo Ferrari
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Il Fatto Quotidiano, nella rubrica "Fact checking", ha voluto darci una "lezioncina" di procedura penale a proposito della scarcerazione dell'ex sindaca di Terracina Roberta Tintari (FdI), bollando il pezzo con cui avevamo dato la notizia come "fake news". In particolare, non era piaciuto il titolo dell'articolo: "Smontate le accuse: che vergogna l'inchiesta usata come anti-Giorgia". Il tribunale del Riesame, come si ricorderà, aveva annullato la custodia cautelare per quattro (due episodi di corruzione e due turbative) delle cinque accuse oggetto di contestazione alla ex sindaca. Per il quotidiano "portavoce" delle Procure, "il Riesame ha annullato la misura cautelare, le accuse restano in piedi". E questo lo sappiamo bene: il compito dei giudici del Riesame non è modificare i capi d'imputazione (compito del pm), ma valutare se ci siano o meno quegli indizi di tale gravità da mantenere in essere una privazione della libertà che dovrebbe essere l'extrema ratio.

 

 


In attesa di conoscere fra 45 giorni le motivazioni del provvedimento del riesame, il "Fact checking" di Marco Travaglio fa sul punto una previsione: non essendo più Tintari sindaca di Terracina (si era dimessa dopo l'arresto) non sarebbe nelle condizioni di reiterare i reati, e quindi sarebbero venuti meno i motivi posti a fondamento delle manette. Non vorremmo deludere i colleghi del Fatto, ma la casistica giurisprudenziale è piena di pubblici amministratori rimasti agli arresti nonostante le dimissioni. La vicenda di Terracina dovrebbe far riflettere su un vecchio tema, oggetto di due dei quesiti referendari sulla "giustizia giusta" portati alle urne lo scorso giugno e avversati dal Fatto: gli abusi della custodia cautelare e l'abolizione della legge Severino. Ci si dovrebbe interrogare se la custodia cautelare non venga spesso utilizzata come mezzo di pressione per "costringere" alle dimissioni il pubblico amministratore che poi potrebbe risultare innocente.

 

 


Il "Fact checking" del Fatto avrebbe potuto indirizzarsi sul "tempismo" di questa indagine, che ha terremotato in piena campagna elettorale una delle amministrazioni locali portate a modello di buon governo da Giorgia Meloni. La richiesta di custodia cautelare da parte della procura di Latina al gip è del 23 febbraio 2021. Domanda: se c'erano le esigenze cautelari, il pericolo di fuga odi reiterazione del reato odi inquinamento delle prove, perché il giudice per le indagini preliminari ha atteso tutto questo tempo? Dove è "l'attualità" di dover arrestare un sindaco dopo un anno e mezzo? E anche a voler fare il ragionamento inverso: perché una applicazione così ritardata, che- in presenza del grave quadro indiziario - avrebbe per assurdo permesso alla sindaca Tintari di continuare a delinquere per mesi? Insomma, non vorremmo che dalle parti del Fatto, sempre ben informati sulle dinamiche delle procure, sapessero altro. Ad esempio che Carlo Lasperanza, procuratore aggiunto di Latina che ha condotto gli accertamenti e conosciuto al grande pubblico per aver seguito il procedimento sulla morte della studentessa romana Marta Russo, abbia in serbo altre novità. Un "pizzino" a FdI, partito visto con terrore dalla sinistra e dai suoi alleati? C'è da scommettere che da qui al 25 settembre ci saranno altre sorprese. Trattandosi di indagini ufficialmente ancora in corso, non è da escludere che il pm abbia pronto nei faldoni qualcosa per il "botto finale".

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