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Sanna Marin, la sinistra ora difende la privacy dei leader

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Hoara Borselli
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C'è un video che nel giro di poche ore è diventato virale e sta alimentando una ridda di polemiche. Si vedono persone che ballano e cantano scatenate, allegre e probabilmente brille.
Fra queste, in primo piano, c'è lei: la 36enne leader della Finlandia Sanna Marin. Una festa privata in una casa privata e immagini che a detta della Marin sarebbero dovute rimanere private. Purtroppo però sappiamo bene quanto sia utopistico pensare che ogni nostra azione non finirà in rete visto che ormai è quasi più importante condividere che vivere. In una realtà dove è sempre più labile il confine fra pubblico e privato, le parole che la stessa Marin ha pronunciato per cercare di sedare le polemiche risultano di una ingenuità che stride con il piglio da leader che ha sempre mostrato nelle occasioni ufficiali. «Si tratta di immagini private che non dovevano essere rese pubbliche», ha detto al quotidiano finlandese Iltalehti.
Ma come? Possibile sottovalutare l'ipotesi che ballare a favore di camera - se non altro per il ruolo che riveste la ballerina - non fosse molto appetibile per l'opinione pubblica e difficilmente potesse rimanere nascosto fra le mura di quella abitazione? 

 

 

 

 

Comprendo personalmente il suo disappunto per il fatto che il video sia trapelato ma comprendo meno il suo stupore. «Non ho nulla da nascondere e non ha fatto nulla di illegale», ha aggiunto, confermando di aver «assunto alcolici, ma non droghe». La specifica sull'uso di droghe è stata doverosa visto che nel video, in sottofondo, si sente qualcuno dei presenti alla festa fare riferimento alla «banda della farina», un'espressione associata, dai maligni, all'uso di cocaina.
Partendo dall'assunto che per me la cifra di un leader politico la determina ciò che fa sul campo e non dentro le mura della sua casa, non ci trovo nulla di scandaloso che una giovane donna abbia voglia di divertirsi, persino sguaiatamente, con gli amici. Ciò che invece trovo scandalosa è l'ipocrisia delle penne di Repubblica che oggi si trovano improvvisamente garanti della privacy. Eh già! Finalmente anche loro hanno scoperto che la vita privata delle persone, dei politici, non può diventare un arma di discredito da usare contro la persona stessa.
Nero su bianco tuona Annarita Briganti, penna del quotidiano diretto da Molinari: «Sanna Marin va alle feste, ai concerti, ha anche una vita privata e quindi? Penoso chi usa la vita privata per colpire, con un accanimento maggiore quando sei donna».

 

 

 

 

 Avrebbe strappato un mio applauso questo Tweet, da cui mi dissocio solo nel finale di cui non condivido il pianto femminista, se non avessi letto la firma. Chissà se il diritto a una vita privata spetta solo alle donne in politica o anche agli uomini (oltre che a tutti i comuni mortali). Forse in Finlandia.
Qui in Italia, pare, è diverso. Se la memoria non mi tradisce i progressisti italiani e i loro giornali misero in croce un premier italiano solo perché era passato a salutare una ragazza che si chiamava Noemi, figlia di un suo amico, nel giorno del suo diciottesimo compleanno. Ricordate? Era il 2009, maggio mi pare, e Berlusconi aveva stravinto le elezioni italiane e stava per stravincere le europee, i sondaggi lo davano in salita, in salita, era all'apoteosi politica. Poi: puff. "Scandalo, scandalo, è andato alla festa di Noemi! Immorale, sciupafemmine, pedofilo!". Non ve lo ricordate più? Qualcuno chiese timidamente: Ma la privacy? La Privacy, gridarono sdegnati i "moraloni", non vale certo per i personaggi pubblici. La Privacy è di destra, la privacy è fascista! E così successe di nuovo circa un anno dopo quando esplose il caso Ruby. Pare che delle ragazze andassero a cena a casa del cavaliere. Allora intervenne addirittura la magistratura che alla fine chiese che Berlusconi fosse sbattuto in prigione per sette anni. Grazie a Dio ci furono dei giudici ragionanti che lo assolsero. Ma la campagna contro di lui durò anni, migliaia e migliaia di pagine di giornali, il suo prestigio internazionale, che era altissimo, fu fortemente intaccato. Nel Vangelo, Gesù, per gli ipocriti, usa questa definizione: «sepolcri imbiancati». Lasciamo stare il Vangelo. Certo i progressisti che oggi urlano contro la trappola alla Marin (giustamente urlano) dovrebbero vergognarsi almeno per tutti gli anni che vanno dall'esplosione del caso Noemi ad oggi. 13 anni con la cenere sul capo....

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