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Mario Draghi come la Meloni? Retroscena bomba: cosa voleva fare

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Mario Draghi

Sandro Iacometti
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«Il Pnrr è fondamentale, ma non sufficiente in questo momento che abbiamo. Non si può buttare via, ma i singoli progetti vanno ridiscussi e riesaminati. Il Piano va rafforzato per l'efficienza climatica e per una maggiore autonomia nazionale». No, a parlare non è Giorgia Meloni, che da molti mesi chiede una revisione del Recovery e in questi giorni ha ribadito essere una priorità del nuovo esecutivo. A proporre la «follia di voler rinegoziare il Pnrr», come l'ha definita ieri il segretario del Pd, Enrico Letta, subito imitato da un folto drappello di esponenti dem, è Daniele Franco, fedelissimo di Mario Draghi e custode più intransigente del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Possibile che anche il ministro dell'Economia voglia mandare l'Italia a gambe all'aria, voglia gettare alle ortiche il lavoro di un anno e mezzo di governo? L'ennesima bufala di Libero?

Beh, andatevi a riguardare le agenzie di stampa e gli articoli dei giornali del 2 aprile e potrete leggerlo con i vostri occhi. Il titolare di via XX Settembre, di fronte alla platea di imprenditori del tradizionale Forum Ambrosetti di Cernobbio che gli chiedeva in che modo adeguare il Pnrr al quadro geopolitico ed economico completamente cambiato con la guerra in Ucraina, ha spiegato senza scomporsi più di tanto che il Piano non è un monolito sacro ed intoccabile, una costruzione che va in mille pezzi appena la si tocca, ma un insieme di progetti che possono essere tranquillamente rivisti e ridiscussi. Anzi, vista la situazione procedere in quella direzione era nelle intenzioni del governo.

 

 

BESTEMMIA - Una bestemmia come quella che va dicendo in giro la Meloni? Allora, a dire il vero, nessuno si scandalizzò. Così come nessuno si è scandalizzato quando Draghi, più volte e a muso duro, ha strigliato la Ue sostenendo che in un contesto stravolto dalla guerra, dalla crisi energetica e dall'aumento delle materie prime il Pnrr non poteva più essere sufficiente e servivano con urgenza misure più robuste e incisive.

La scorsa primavera, del resto, non passava giorno senza che un esponente dell'Associazione costruttori non lanciasse l'allarme sull'impossibilità di completare il Pnrr con i costi di lavorazione completamente cambiati rispetto a quando il Piano è stato scritto. E sempre il 2 aprile, quando quel "pazzo" di Franco pensava di riscrivere il Pnrr, lo stesso chiedeva a gran voce anche Carlo Bonomi, presentando il Rapporto di previsione del Centro studi di Viale dell'Astronomia.

Due i punti principali toccati dal presidente di Confindustria. Il primo, che il Pnrr «oggi non comprende gli ingenti investimenti necessari per sostituire la quota di gas russo, quindi va modificato». Il secondo, «che alcuni degli investimenti previsti potrebbero essere di difficile realizzazione ai prezzi attuali». Chiaro, semplice, di buon senso. E, soprattutto, assai simile ai motivi su cui la presidente di Fratelli d'Italia basa la sua richiesta.

 

Una follia? Già, come quella sul golden power e sulla difesa delle Pmi italiane dagli assalti extracomunitari. Qualcuno ha accusato la Meloni di voler lasciare fuori dalla porta «le imprese degli immigrati». Ebbene, il consiglio è quello di andarsi a sfogliare la relazione approvata ieri dal Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. «L'esercizio del golden power», si legge, «è uno degli strumenti che il Paese ha a disposizione per proteggersi da ingressi indesiderati di capitali stranieri nella proprietà di aziende attive nei più vari settori che compongono l'articolato sistema produttivo italiano di cui il Copasir ha più volte segnalato la vulnerabilità dovuta alla massiccia presenza di Pmi, prede facili degli appetiti di investitori malevoli».

SENATORE - Bella forza direte voi, l'organismo parlamentare è presieduto da Adolfo Urso, un senatore di Fratelli d'Italia. Eh sì. Peccato, però, che la relazione sia stata approvata all'unanimità. Insomma, anche Pd, Iv e Movimento Cinquestelle l'hanno condivisa e votata. Aquesto punto non resta che una spiegazione. Forse quella più banale. Che su molte delle questioni sollevate negli ultimi giorni, giudicate eretiche, fuori dal mondo e spaventose per le cancellerie internazionali, la leader di Fdi non solo si sia affidata al buon senso, ma anche alle posizioni già espresse ed elaborate nei mesi scorsi da esponenti delle imprese e delle istituzioni. Insomma, Fratelli d'Italia potrebbe essere al limite accusata di aver copiato dal ministro Franco, da Confindustria o dal Copasir. Non certo, come ha sostenuto ieri Luigi Di Maio, di mettere in imbarazzo l'Italia con la sua proposta di rivedere il Pnrr oppure, come ha spiegato il piddino Francesco Boccia, di voler mettere a rischio la stabilita economica del Paese. 

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