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Andrea Orlando "fa sparire" 5 miliardi: ecco che roba è il Pd

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Doveva essere una rivoluzione, il pezzo mancante del reddito di cittadinanza, la svolta epocale per mettere fine all'antico e irrisolto problema italiano sull'incrocio tra domanda e offerta nel mondo del lavoro. Ora, invece, rischia addirittura di farci perdere i soldi del Pnrr. Non bruscolini, ma ben 4,4 miliardi di euro. A cui si aggiungono anche 500 milioni di fondi del React-Ue.

Tanto era convinto di andare a segno, il ministro piddino Andrea Orlando, che decise di chiamare il suo progetto con un acronimo che non lasciava subbi sul successo dell'operazione: Gol, garanzia di occupabilità dei lavoratori. Ora che il piano si sta dimostrando un bel fiasco, però, la battuta sul riferimento calcistico è fin troppo facile. L'esponente dem si è segnato da solo.

AUTUNNO
In autunno, quando il piano è stato inserito nella legge di bilancio, sembrava tutto fatto. Orlando imperversava su tve giornali per spiegare che i tempi dei navigator erano acqua passata. Roba da dimenticare. Il suo Gol, assicurava, avrebbe messo sotto tutela ben 3 milioni di disoccupato, dandogli la garanzia di trovare un lavoro.
Roba da fare i salti di gioia.

 

All'inizio c'è stata un po' di burocrazia, ma dopo i primi adempimenti operativi messi a punto dall'Anpal, la stessa agenzia dei navigator ma con un capo differente (Orlando ha infatti congedato il famoso professore del Mississippi, il guru del reddito di cittadinanza Mimmo Parisi, e messo al suo posto un commissario straordinario, il fidato Raffaele Tangorra), si pensava che in primavera si sarebbe partiti col botto.

E invece, secondo il monitoraggio effettuato dal Sole 24 Ore, a fine agosto la maggior parte delle Regioni, a cui è affidato l'ultimo miglio del progetto Gol, è ancora alle prese con i bandi per selezionare gli operatori che poi dovranno partecipare a un altro bando per l'erogazione e il finanziamento della formazione o degli altri servizi per il lavoro previsti dal programma.

L'obiettivo concordato con la Ue per avere i primi soldi del Pnrr è di arrivare ad almeno 300mila beneficiari presi in carico entro questo dicembre. Il governo prometteva che sarebbero stati almeno il doppio. Ebbene, secondo i primi dati che arrivano dalle Regioni finora non si va oltre i 100mila disoccupati inseriti nel programma, vale a dire poco più del 30% dell'obiettivo previsto da Bruxelles e il 17% del traguardo che si è autofissato il governo. Non tutti, ovviamente, stanno viaggiando alla stessa velocità. La Lombardia, ad esempio, è partita bene, così come il Friuli Venezia Giulia, la Toscana e il Piemonte. Nel Sud si stanno dando da fare Puglia e Sardegna. Ma nelle altre zone le cose vanno a rilento.

 

Il problema è sempre il solito. Mille cavilli e scartoffie hanno tenuto alla larga i privati (scontenti anche della sottoremunerazione dei servizi prevista dai bandi), che invece avrebbero dovuto essere coinvolti in maniera massiccia nel piano. Il risultato è che si sono mossi solo i centri per l'impiego, gli uffici pubblici di cui tutti purtroppo conosciamo le difficoltà.

ORGANIZZAZIONE
La sostanza, sostiene il Sole, è che dove le cose funzionavano già, hanno continuato a funzionare. Dalle altre parti, invece, tutto è rimasto fermo. L'esempio utilizzato dal quotidiano di Confindustria è quello di Garanzia giovani: le Regioni con modelli di organizzazione del mercato del lavoro territoriale già consolidati hanno attivato bandi multimisura per assegnare in una volta tutti i servizi. Gli altri invece si sono impantanati nella produzione di procedure articolate e complesse che alla fine hanno paralizzato la macchina. Oltre ad essere una bella gatta da pelare per l'Italia, con la difficoltà di reperimento dei lavoratori che le aziende continuano ogni giorno a denunciare, l'autoGol di Orlando ora può anche mettere i bastoni tra le ruote all'avanzamento del Pnrr, su cui Draghi proprio in questi giorni sta lavorando ventre a terra per evitare che qualcosa vada storto durante la fase di transizione e l'insediamento del nuovo governo. Ma a fermare il Recovery a quanto pare non saranno i nuovi inquilini di Palazzo Chigi. Ci ha già pensato il ministro dem.

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