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Giorgia Meloni si mangia "coto-Letta": il duello una Caporetto per il piddino

Pietro Senaldi
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Un risultato Enrico Letta l'ha ottenuto, nei novanta minuti di duello contro la Meloni moderato dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana: è riuscito a non addormentarsi ascoltando se stesso. Il confronto è stata un'agonia per il segretario del Pd, cotto e poco preparato rispetto alla rivale, che aveva studiato un po' di più e gli ha dato una lezione mediatica e politica. Malgrado qualche assist del moderatore, il leader del Pd non è mai riuscito a entrare in partita, ha attaccato a testa bassa per essere poi puntualmente infilato in contropiede. Non ha proposto nulla, se non la criminalizzazione dell'avversario. In breve i principali temi dello scontro. Ha provato a giocarsela sullo standing superiore di unto dall'Europa e da Draghi, ma si è fatto cogliere in castagna sui fondamentali. Insomma, per far bella figura dentro e fuori Italia, meglio lei che lui.
 

 

 

 

 

DRAGHI - Letta ha accusato la Meloni di essere stata all'opposizione e aver osteggiato un «governo che ha funzionato». Giorgia ha replicato che Draghi ha funzionato presentando una legge di bilancio senza tempo utile per discutere ed esautorando il Parlamento, governando solo a colpi di decreti. «Se questo è il concetto di democrazia che ha il Pd...».
COSTITUZIONE - Il segretario del Pd si è erto a difensore della Carta, accusando la destra di volerla smantellare a suo piacimento abusando dei pieni poteri che il voto popolare le riconoscerebbe. La replica della leader di Fdi è stata l'invito a partecipare a una Bicamerale che porti al presidenzialismo, «come voleva D'Alema, che allora secondo il ragionamento di Letta mirava ad avere pieni poteri...». Esilarante il passaggio in cui Letta ammette che il Pd ha modificato la Carta e la leader di Fdi replica: «La Costituzione è modificabile solo se la modificate voi».
SCOSTAMENTO BILANCIO Giorgia ha attaccato il Pd sui conti: «Governate da dieci anni e il debito è alle stelle». Debole la replica di Letta: «Anche voi gli ultimi tre anni in cui avete governato lo avete aumentato». Malo scontro duro è stato sullo scostamento di bilancio per coprire l'aumento delle bollette. «Se lo facciamo senza staccare il prezzo del gas da quello dell'elettricità e senza una politica dei tetti concordata con l'Europa, regaliamo i soldi dei nostri figli alla speculazione», ha chiosato la leader di Fratelli d'Italia».
TASSE E LAVORO - Per recuperare a sinistra le posizioni perse nei confronti di M5S, Letta ha parlato di un reddito di inclusione per le fasce deboli e ha promesso uno stipendio in più per tutti e novecentomila assunzioni nel pubblico, senza spiegare dove sarebbero le coperture economiche. La Meloni ha replicato sostenendo che «la via maestra per mettere denaro nelle tasche dei lavoratori è abbassare le tasse sul lavoro». Sul reddito di cittadinanza, è stata ribadita la posizione di Fratelli d'Italia, che lo prevede solo per chi non è in grado di lavorare per ragioni di disabilità.
 

 

 

 

IMMIGRAZIONE - Letta ha definito il blocco navale «impraticabile» e ha difeso l'utilità dell'immigrazione. «Gli immigrati vorremmo deciderli noi e non farli scegliere agli scafisti, come sta avvenendo ora, visto che il numero di irregolari sbarcati e sanati copre la quota di ingressi consentiti», ha invece affondato il colpo la Meloni.
EUROPA - Il segretario del Pd ha provato a schiacciare Giorgia su Orbán e i Paesi che pongono veti all'Unione. «Lui era nel Ppe, io sono presidente dei Conservatori», la replica. Quanto all'Europa, «siamo tutti europeisti, il punto è che l'Europa deve cambiare in meglio». E qui la stilettata sulla Germania, «che paga il gas un terzo in meno rispetto a noi». Silenzio della sfinge Enrico. PNRR- Letta ha sostenuto l'intangibilità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, «visto che sono soldi che ci dà l'Europa». E qui la Meloni ha accusato il rivale di spacciare fake news, «perché la maggior parte dei soldi del Pnrr sono a debito e li dovremo restituire» e il patto prevede di essere modificato con il subentrare di nuove esigenze. CASO EMILIANO - Per due volte la Meloni ha dato l'occasione a Letta per smarcarsi dal governatore della Puglia, che aveva delirato: «Faremo sputare sangue alla destra». Per due volte il leader del Pd, quello che si dice preoccupato della tenuta democratica del Paese, ha fatto finta di niente. «Voi siete tanto bravi a dar lezioni ma poi...», è stata la chiosa della leader di Fdi. FRATOIANNI - La Meloni ha chiesto conto al leader Pd dell'alleanza organica con la sinistra di Fratoianni, che ha votato contro Draghi e nel programma prevede «a pagina 42» di smettere di dare armi all'Ucraina e sposare integralmente la linea pacifista. Imbarazzante la replica di Letta, il quale ha detto testuale che Fratoianni è un alleato «ma non è un'alleanza per governare». E ancora: con chi si vuol alleare il Pd per governare? Pare che l'eventualità di guidare il Paese non sia presa in considerazione neppure dal leader del partito, che giura di «essere un leader forte, un duro» anche se tutti lo disegnano debole. Chissà perché... GUERRA E POLONIA - La leader di Fdi ha provato a cogliere in castagna il rivale sulle contraddizione dem riguardo al governo di Varsavia: «Con me attaccate la Polonia, ma di fronte alla Nato, che anche per difendere la Polonia è intervenuta in Ucraina, ve ne state zitti...».

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