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Giorgia Meloni a Libero: "Sono una prova che la destra premia il merito"

Pietro Senaldi
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Presidente Meloni, con gli scongiuri di rito, ci tiene più a essere la prima donna premier d'Italia o il primo premier di destra italiano?
«Sarebbero entrambi traguardi di cui andrei orgogliosissima, ma prima vanno conquistati con i voti. Sento tanta fiducia intorno a me e a Fratelli d'Italia, ma le elezioni non si vincono con i sondaggi. Approfitto dell'ospitalità di Libero per fare un appello agli italiani: domenica andate a votare, avete finalmente la grande opportunità di cambiare, di porre fine alla stagione dei tecnici, delle maggioranze arcobaleno e del Pd al governo senza vincere le elezioni. È tempo di un governo forte e coeso, che porti l'Italia fuori dalla crisi e tracci la rotta per un futuro di sviluppo e di crescita. Noi siamo pronti»

L'Italia ha problemi con le donne o siamo sulla buona strada?
«L'elezione di una donna a premier romperebbe finalmente quel "tetto di cristallo" che tiene ancora le donne lontane da sufficienti ruoli di responsabilità, nella vita professionale come nella politica. Le donne per poter emergere non hanno bisogno di quote rosa ma di una società che garantisca pari opportunità nel punto di partenza, cultura del merito, insomma di poter competere ad armi pari con gli uomini. Questo sarà un mio impegno una volta al governo».


Alcune donne, anche autorevoli, della sinistra sostengono che, se arriverà al potere, è perché lei agisce e ragiona come un uomo...
«A sinistra non riescono ad accettare che tra qualche settimana a Palazzo Chigi potrebbe sedere una donna di destra, a maggior ragione perché non possono accusarmi di aver raggiunto questo traguardo all'ombra di qualche uomo. Dalle loro parti, dopo decenni di retorica, ci si accontenta di strapuntini e di qualche concessione. Dalle mie parti conta il merito e il valore, nient' altro. Sono sempre stata convinta che le donne non debbano temere il merito, non so perché ragionino così».

Perché fa paura in Italia chi si batte per vita (il diritto a non abortire) e famiglia tradizionale?
«È quello che mi chiedo in questi giorni. Prenda il surreale dibattito sull'aborto. Ho ripetuto in tutte le lingue che non abbiamo intenzione di modificare la legge 194 ma che vogliamo applicarla tutta, a partire dalla parte sulla prevenzione, istituendo tra le altre cose anche un fondo per aiutare le donne sole e in difficoltà economica a portare a termine la gravidanza, se vogliono farlo. Questo significa battersi per l'autodeterminazione delle donne. A questo vogliamo affiancare un piano di sostegno alla maternità e alla famiglia. Nessun diritto negato, anzi opportunità in più per provare a salvare una vita. Non togliere diritti, ma aggiungerne. Perché no? Perché fa così paura garantire appieno l'auto determinazione delle donne? La difesa della vita è uno di quei valori che ci mantengono umani. È normale difenderli».

A cosa attribuisce la sua crescita vertiginosa nei sondaggi?
«Al fatto di aver sempre rifiutato le scorciatoie. Gli italiani conoscono il percorso che abbiamo fatto. Sanno che avremmo potuto unirci al governo gialloverde e ricavarne qualche strapuntino e non lo abbiamo fatto, perché avevamo promesso di non fare alleanze con il Pd ma nemmeno con M5S. Sanno quanti attacchi abbiamo subito quando abbiamo scelto di non sostenere Draghi: sapevamo che non sarebbe bastata la sua credibilità personale per fare cose buone con una maggioranza che insieme non poteva stare. Ma sanno anche che le nostre proposte e i nostri voti non sono mai mancati quando c'era da aiutare l'Italia. Abbiamo avuto ragione in tutte queste scelte. Noi diciamo quello che facciamo e facciamo quello che diciamo. Di questi tempi le assicuro che non è poco».

Dicono che abbia un'intesa non scritta con Draghi e con l'establishment per non essere azzoppata in partenza in caso di vittoria delle elezioni: è vero?
«Mi fanno sorridere i tanti retroscena che sto leggendo in questi giorni su questo tema. Fa parte di una concezione un po' distorta della nostra democrazia: non mi pare di avere mai risparmiato critiche anche molto dure a Draghi e al suo governo. Io ho molto apprezzato le parole di Draghi al Meeting di Rimini, con le quali ha voluto rassicurare gli interlocutori internazionali sul fatto che l'Italia è e rimarrà una democrazia matura qualsiasi cosa accadrà il 25 settembre. Allo stesso modo non ho condiviso il Draghi che divide l'Europa in nazioni di serie A e di serie B. Ce lo siamo detti pubblicamente, è normale dialettica politica tra persone che si rispettano».

Lei non ha votato Mattarella presidente: può essere un problema per la sua eventuale nomina a Palazzo Chigi?
«Lo escludo. Sono certa che il Presidente eserciterà le sue prerogative costituzionali, prendendo atto della volontà espressa dagli italiani».

Se per far quadrare le cose fosse necessario un passo indietro, lo farebbe?
«Chi mi conosce sa che non ho mai fatto politica per autoaffermazione individuale, ho sempre cercato di fare scelte che rispondessero a questa domanda: questo è il nostro progetto, come può essere utile Giorgia Meloni a questo progetto? Certo sarebbe comodo dire "abbiamo scherzato, ho vinto le elezioni ma ora ci metto un altro". Ma se domenica gli italiani daranno un forte consenso a me e a Fratelli d'Italia avranno scelto loro quale dovrà essere il mio ruolo. E io non sono mai scappata dalle responsabilità in tutta la mia vita».

Le divisioni del centrodestra su politica estera, politica economica, riforme cesseranno magicamente il giorno dopo le elezioni?
«È naturale che in campagna elettorale ogni partito cerchi di far emergere le proprie specificità ma sui grandi temi e la visione di fondo il centrodestra è unito e compatto. E a sancirlo è il programma comune che abbiamo sottoscritto. La nostra collocazione europea e occidentale è al primo punto. Vogliamo mettere al riparo famiglia e imprese dal caro bollette, ridurre le tasse e rilanciare la crescita, coniugare presidenzialismo e autonomia regionale, sostenere la famiglia e la natalità, assicurare ai giovani una formazione di qualità e un lavoro vero, premiare le imprese che creano maggiore occupazione. Voglio ringraziare Silvio Berlusconi e Matteo Salvini per come hanno condotto questa campagna elettorale dando il massimo e non rispondendo alle provocazioni continue che abbiamo subito».

Se non sforiamo ulteriormente il debito per aiutare famiglie e imprese con il caro bollette, dove troviamo i soldi?
«Se non si mette un tetto al prezzo del gas non c'è scostamento di bilancio che tenga. Non faremmo altro che regalare altri soldi a chi sta speculando sul caro energia, sarebbe un pozzo senza fondo. E io non indebito mia figlia per regalare soldi a speculatori senza scrupoli. Noi pensiamo che già il governo Draghi, senza aspettare l'Ue, potrebbe decidere il disaccoppiamento tra il costo del gas e quello dell'elettricità. Secondo i nostri calcoli costerebbe 3-4 miliardi e avrebbe un beneficio immediato sulle bollette. Mi aspetto che tutti i partiti, a partire da quelli della sua ex maggioranza, diano il loro assenso in modo da non perdere altro tempo».

Le televisioni vicine alla sinistra continuano a rilanciare i suoi comizi contro l'euro e l'Europa. Il Corriere l'ha difesa dicendo che è lecito cambiare idea. Ma lei quanto ha davvero cambiato idea?
«La mia posizione è sempre stata la stessa, coerente nel tempo. L'euro non è solo una moneta ma un sistema di regole che, soprattutto nella fase successiva alla crisi del debito, hanno appesantito una nazione come l'Italia, che versa all'Ue più di quanto riprende ma è gravata da un forte debito pubblico. Il patto di stabilità e crescita ha ben presto dimenticato la crescita e si è trasformato in austerità, impedendo persino gli investimenti virtuosi. C'è voluta la pandemia per far accettare l'idea del debito comune, quegli eurobond proposti prima dal socialista francese Delors e poi rilanciati da Tremonti. È stato un tardivo ma oggettivo passo avanti, ora serve maggiore flessibilità sulle regole di bilancio per sostenere la ripresa e uscire dalla crisi».

Qual è la sua idea di Europa, di cosa si dovrebbe occupare secondo lei la Ue?
«L'Europa dovrebbe fare meno ma meglio. Dovrebbe smetterla di occuparsi di stabilire la grandezza delle vongole o se dobbiamo mangiare gli insetti, ma lavorare sulle grandi materie di interesse strategico, dalla politica estera alla difesa. Non si occupi Bruxelles di quello che può fare meglio Roma, non faccia da sola Roma quello su cui non è competitiva. Questa è la nostra ricetta. E questo si può fare, come dicono storicamente i conservatori, attraverso un nuovo modello, una confederazione di Stati liberi e sovrani che condividono le grandi scelte ma che poi lasciano all'autonomia delle singole Nazioni il compito di occuparsi di tutto il resto».

Perché Fdi, con la Lega, ha difeso l'Ungheria nell'ultimo voto a Bruxelles?
«Siamo nel pieno di una guerra, l'Ungheria è uno Stato democratico, membro della Nato, in questi mesi ha accolto centinaia di migliaia di profughi ucraini e ancora pochi giorni fa ha votato insieme a tutti i rappresentanti occidentali per consentire al presidente ucraino di intervenire all'Onu. Non mi pare intelligente, dal punto di vista geopolitico, continuare a spingerla nelle braccia di Putin. E non sono la sola a dirlo, come dimostra la presa di posizione del Dipartimento di Stato americano. Non è tempo di andare dietro alle vendette politiche della sinistra europea che non accetta le scelte di Orbàn su immigrazione e famiglia. Io sono quella che durante la pandemia più si è battuta contro discriminazioni e restrizioni arbitrarie, può immaginare quanto sia serio per me il tema dello stato di diritto ma proprio per questo non deve essere usato come una clava contro gli avversari politici».


Nei corridoi romani e nei salotti tv circola l'idea di un governo di solidarietà nazionale, con lei alla guida, ma anche no, se il centrodestra vincesse ma non troppo e invece lei distanziasse di molto gli alleati. La sinistra si sta preparando allestendo la pace tra Pd e M5S...
«Non credo nelle maggioranze arcobaleno. Al contrario di Letta, che dice di aver fatto un accordo elettorale e non un accordo di governo con la sinistra radicale, noi abbiamo fatto un accordo per governare. Sono convinta che avremo una maggioranza solida e tutti rispetteranno questo accordo. E l'unica certezza di non avere ancora maggioranze innaturali e governi creati in laboratorio è votare FdI».

Quali sono le principali colpe della sinistra nella conduzione del governo negli ultimi dieci anni?
«Nei dieci annidi governi di centrosinistra tutti i dati macroeconomici sono peggiorati: l'Italia è la Nazione cresciuta di meno in Europa, il debito pubblico è alle stelle perché sono state sperperate enormi risorse in bonus inutili e provvedimenti insensati, le famiglie e le imprese sono in ginocchio e pagano l'incapacità di decidere. Un altro esecutivo arcobaleno, per mantenere a tutti i costi il Pd al potere, sarebbe il colpo di grazia».

In Veneto parla a favore dell'autonomia, in Sicilia non rottama il reddito di cittadinanza: qual è la sua proposta di organizzazione dello Stato?
«Noi sosteniamo l'autonomia perché responsabilizza le amministrazioni regionali e avvicina il governo ai cittadini, ma va inserita in un contesto di coesione nazionale che non lasci indietro nessuno e metta in capo allo Stato alcuni ambiti di interesse strategico, dall'energia alle infrastrutture. Ci siamo impegnati nel programma di coalizione a portare avanti l'autonomia differenziata in un quadro di rafforzamento dell'unità nazionale, da garantire con la madre di tutte le riforme: il presidenzialismo».

E la sua proposta di sostegno alle fasce deboli?
«Alla faccia di qualcuno che dice che io combatterei i poveri. La verità è che combatto la povertà, e sono due cose molto diverse. Combattere la povertà significa pensare che qualcuno che oggi è povero domani possa diventare ricco, non darlo per spacciato. Noi il sostegno per chi non può lavorare o è in condizioni di fragilità lo vogliamo addirittura aumentare.
Ma Chi è in grado di lavorare deve essere aiutato a trovare un'occupazione, perché chi conosce la povertà sa che l'unico modo per superarla è sconfiggere le cause di quella povertà.
Con il lavoro. E questo si può fare dando a queste persone una formazione di qualità e politiche attive efficaci, utilizzando le risorse a disposizione del Fondo sociale europeo».

I soldi scarseggiano: non sarebbe più onesto dire che le tasse non si possono abbassare?
«E perché non si potrebbe fare? Si può fare benissimo, basta avere le idee chiare. Noi vogliamo partire dalle tasse sul lavoro, con un taglio strutturale del cuneo. Questo permetterebbe di mettere più soldi in tasca ai lavoratori, aumentare i salari e dare respiro alle imprese. Immaginiamo anche una riforma dell'Irpef con la progressiva introduzione del quoziente familiare, l'estensione della tassa piatta per le partite Iva fino a 100mila euro di fatturato e nella flat tax sull'incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti. Un incentivo, questo, a lavorare di più e a premiare chi lo fa».

L'argomento anti-fascista, cavalcato da Letta e dalla sinistra all'inizio della campagna elettorale, si è smontato da sé con il tempo: se lo aspettava? Non è che smettono di attaccarla su Mussolini perché pensano già all'inciucio?
«Ma no, credo abbiano semplicemente guardato i sondaggi e capito che questo argomento con gli italiani non attacca. Io sto girando da nord a sud e le assicuro che a nessuno interessa la storia, mentre tutti vogliono sapere come pensiamo di risolvere i gravi problemi del presente e quali idee abbiamo per l'Italia del futuro.
Ed è quello che stiamo cercando di spiegare dal primo giorno, mentre una sinistra nervosa ed estremista ha gettato la maschera: loro temono il giudizio degli italiani, ormai considerano la democrazia un orpello».


Cosa risponde a chi si dice terrorizzato dal fatto che l'Italia possa avere il governo più a destra della storia della Repubblica?
«Chi lo dice normalmente agita lo spauracchio della restrizione di diritti, libertà individuali, libertà di espressione, libertà di informazione, agibilità per l'opposizione. In Italia la gente ha perso il lavoro per l'obbligo vaccinale, se una cantante osa dire che preferisce non cantare Bella ciao viene linciata, l'unico partito di opposizione viene sistematicamente fatto oggetto di campagne di odio e di disinformazione, ci sono persino governatori del Pd che dicono che sputeremo sangue. E il problema sarebbe il governo più a destra della storia? Le do una notizia: il nostro governo avrà come stella polare la libertà».

Come mai ha aperto le liste di Fdi a una nutrita truppa di personalità esterne al partito, da Nordio a Tremonti, da Terzi a Pera e Roccella: voleva dare un messaggio particolare all'esterno? «Con la nostra conferenza programmatica di Milano dello scorso maggio abbiamo delineato un progetto di governo per l'Italia. E abbiamo detto che per realizzarlo ci saremmo avvalsi della classe dirigente di Fratelli d'Italia, ricca di persone competenti e appassionate, e delle migliori energie del campo conservatore. É quello che stiamo facendo e ne sono orgogliosa».

Lo avrà detto cento volte, ma stavolta è diverso: perché si iscrisse giovanissima al Fronte della Gioventù? È stata una sorta di seconda famiglia?
«È stata soprattutto una reazione. Vedevo la maggioranza dei miei coetanei andare da una parte, omologarsi, spesso a sinistra. E io omologata non lo sono mai stata. Una volta varcata la soglia di quella sezione ho trovato una seconda famiglia, che mi ha aiutato a crescere e a migliorami. E mi ha insegnato che non si fa politica per la propria affermazione personale ma per la comunità che ti circonda. Per il tuo quartiere, per la tua città, per la tua patria. Devi essere ciecamente fedele solo alle tue idee. È l'insegnamento che mi ripeto ogni giorno e spero di non dimenticare mai».

In caso di sua premiership avremo un first mister che la seguirà negli appuntamenti importanti?
«Forse intende il 'first gentleman'? (ride, ndr). A parte gli scherzi, in Italia non esiste questo tipo di figura, che è invece istituzionalmente riconosciuta in altre Nazioni e ha precisi ruoli e competenze. Certo, è indubbio che in alcune occasioni Andrea sarà al mio fianco. Ma lui è l'unico che ho conosciuto capace di non vivere di luce riflessa, da una parte, e di non detestarmi per la mia assenza, dall'altra. Lo ringrazio ogni giorno per questo». 

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