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Centrodestra a Roma, discorsi diversi per lo stesso obiettivo: l'analisi

Corrado Ocone
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Sarà difficile per la sinistra, dopo la manifestazione di ieri, parlare di un centrodestra disunito e pronto a dividersi già il giorno dopo le elezioni. I leader che si sono succeduti sul palco hanno giocato tre parti diverse, ma erano solo tre modi diversi di dire la stessa cosa. Un'idea ben precisa di Paese fondata su idee e proposte, non sulla demonizzazione dell'avversario.

 

Berlusconi ha richiamato le radici del centrodestra, da vero padre fondatore. Ed è sembrato quasi a voler fare l'investitura ufficiale a quelli che, anche anagraficamente, ormai considera a tutti gli effetti suoi eredi. Il Cavaliere ha usato come un refrain la parola libertà, con la quale ha aperto e chiuso il suo breve discorso. Ma questa parola è risuonata in tutti gli altri interventi, con Salvini che ha affermato il suo atlantismo senza se e senza ma (e potrebbe essere diversamente per una forza che da sempre si batte per la libertà di impresa e quella di espressione?) e la Meloni che ha parlato del 25 settembre come del giorno della liberazione delle energie sopite degli italiani.

Merito è stata così la seconda parola chiave e più usata: la destra non vuole che si sia premiati per la tessera che si ha in tasca, che è in Italia quasi sempre quella di sinistra, ma per ciò che si e che si fa. E in quest'ottica il no al reddito di cittadinanza ha assunto un valore etico prima che politico. Come ha spiegato efficacemente la Meloni si tratta di separare l'aiuto e l'assistenza a chi non può lavorare, che va addirittura potenziato, dall'assistenzialismo diseducativo che dà una somma a chi potrebbe. Il lavorare e non lo fa. Ed ecco la terza parola chiave, il lavoro. Visto come dignità, realizzazione, ricchezza e prosperità. Se io dipendo solo da me stesso e non dallo Stato, non sono asservibile dalla politica e né da qualsiasi altro potere, è stato efficacemente detto. Da qui un passaggio sinceramente interessante del discorso della leader di Fratelli d'Italia: la destra vuole scardinare il sistema di potere della sinistra ma non per sostituirvi il proprio, bensì per mettere al centro il cittadino nella sua libertà persino dallo Stato. 

 

Salvini è stato il più concreto di tutti: tante idee per un compiuto programma di governo e due impegni sopra tutti: abolizione del canone rai e lotta all'immigrazione clandestina. A un Salvini pragmatico, la Meloni ha contrapposto un discorso che ha tentato di colpire di più al cuore dei presenti. Due considerazioni a latere. Si può accusare il centrodestra di populismo, se proprio battaglie come quelle contro il reddito grillino rischiano di essere impopolari in una parte d'Italia, diseducata da decenni di clientelismo? E si può dire che a rischio è la Costituzione quando alla parola lavoro, che è la base su cui la Costituzione fonda la legittimità del nostro patto sociale, è stata data tutta la pregnanza che vollero darvi i costituenti?

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