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Affluenza, crollo al Sud: Conte trema. Centrodestra, scenari clamorosi

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A ridosso della chiusura delle urne e del via allo spoglio, fari puntati sul dato dell'affluenza e ai segnali che questo dato può darci. Il dato delle 19 registra un forte calo rispetto alle precedenti elezioni politiche del 2018: ha votato il 51,16% degli aventi diritto, così come comunica il ministero dell'Interno. Un dato di oltre 7 punti inferiore rispetto alle ultime elezioni, che già fecero registrare un dato-record per quel che riguarda l'astensionismo. E in questo caso, secondo analisti e sondaggisti, una bassa affluenza potrebbe favorire in generale la coalizione di centrodestra.

 

 

Sul dato di oggi, domenica 25 settembre, può pesare il tagliando anti-frode, novità assoluta sulla scheda e che sta provocando molti problemi, e soprattutto rallentamenti, ai seggi. Se alle 12 l'affluenza era in linea con il 2018, al 19,21% rispetto al 19,43% di cinque anni fa, si può ipotizzare che nel pomeriggio, fascia temporale in cui vanno più persone ai seggi e dunque si crea più "traffico", il tagliando anti-frode abbia pesato di più. Ma si tratta soltanto di ipotesi.

Quello che, al contrario, non è un'ipotesi è il netto crollo dell'affluenza nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord e del Centro. In testa in termini di affluenza alle 19 c'è l'Emilia Romagna con il 59,76%, poi la Lombardia (58,35%), Toscana (58,07%) Veneto (57,6%). Ultima regine in termini di affluenza la Basilicata con il 41,27 per cento. Ma i cali più importanti in termini di affluenza rispetto a quattro anni fa, come detto, si registrano nel Meridione: Campania (-13,9), Calabria (-12,7), Molise (-12,4), Basilicata (-11,9) e Sardegna (-11,5).

Anche alle ore 12, per quel che riguarda i dati regione per regione, prima in termini di affluenza si assestava l'Emilia Romagna con il 23,47 per cento davanti alla Lombardia (22,58%), Veneto (22,06%) e Liguria (21,86 per cento). Dunque le regioni con il minor numero di elettori andati al voto, sempre alle ore 12: Campania, al 12,46% (regione però colpita da una forte ondata di maltempo); Calabria al 12,80%; Molise (13%) e Basilicata (13,86%). Poi la Sicilia, dove si vota anche per le Regionali, ferma al 14,63 per cento (ma in salita rispetto al 14,06 di quattro anni fa).

 

 

E non solo. Altri dati interessanti sono quelli snocciolati da YouTrend. "Analizzando i dati delle 19 in base alle caratteristiche dei comuni, l'affluenza cala maggiormente in quelli meno popolosi (-9,4%) e con il reddito inferiore (-9,5%) rispetto a quelli più popolosi e con il reddito medio più alto (-7,0%)", spiegano da YouTrend.

Le due circostanze - crollo dell'affluenza al Sud e nei comuni con reddito inferiore - lasciano ipotizzare che il botto del M5s nel Mezzogiorno, ventilato nelle ultime settimane, potrebbe essere ridimensionato. Giuseppe Conte ha fatto una intera campagna elettorale al Sud, puntando soprattutto su reddito di cittadinanza e salario minimo. E proprio nelle regioni del Mezzogiorno si registra il maggior numero di percettori del reddito. Certo, i grillini potrebbero aver recuperato terreno, ma forse non nelle proporzioni che ci si attendeva.

E questa circostanza potrebbe permettere al centrodestra di avere una maggioranza importante anche al Senato. Il timore della coalizione, negli ultimi giorni, era proprio - in caso di vittoria - quello di ottenere una maggioranza risicata a Palazzo Madama a causa del ventilato botto M5s negli uninominali al Sud. Ma forse, l'ascesa di Giuseppe Conte potrebbe essere inferiore alle aspettative. Non resta, insomma, che attendere il verdetto, definitivo, delle urne.

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