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Calderoli-La Russa, retroscena: la vera sfida per lo scranno più alto

Salvatore Dama
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Eccoci, ci siamo. Comincia la settimana in cui prenderà forma il centrodestra di governo. Si parte assegnando le presidenze di Senato e Camera. A seguire avranno un volto anche i nuovi ministri. Il vertice di Arcore tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi non è stato risolutivo. Ne servirà un altro. Probabilmente ci sarà mercoledì. Quando tutti i leader saranno a Roma per la giornata inaugurale della nuova legislatura. In Brianza però sono stati concordati alcuni punti fermi intorno ai quali costruire un accordo che soddisfi tutti. Il Cavaliere, nelle vesti di padrone di casa, ha insistito su un punto: pari dignità tra Forza Italia e Lega nella distribuzione ministeriale perché, al netto di una diversa distribuzione dei seggi, alle elezioni i due partiti sono arrivati appaiati. Non solo: Silvio ha anche chiesto di rimuovere eventuali veti personali, dal momento che tutti i nomi proposti rispondono a criteri di efficienza e capacità.

 


 

POLTRONE PESANTI
Come si traduce questo accordo di principio? In una equa distribuzione dei dicasteri: cinque per la Lega e cinque per Fi. Al Carroccio però potrebbe andare anche la presidenza di una delle due Camere. In tal caso gli azzurri chiederebbero a Meloni un maggior peso al governo, rivendicando almeno un paio di ministeri "pesanti". Se non tre. E qui si arriva al caso di giornata. Per il Senato c'è un derby in corso. La presidenza di Palazzo Madama è contesa da Fratelli d'Italia e Lega. Per i primi c'è Ignazio La Russa, dato in vantaggio su Roberto Calderoli, sponsorizzato da Salvini. Qualora il Capitano dovesse cedere all'alleato, potrebbe a sua volta insistere per avere la presidenza della Camera. Alla quale ambisce il capogruppo uscente Riccardo Molinari.

 

Tenuto fuori da questa divisione delle cariche istituzionali, Berlusconi avrebbe margine per chiedere un ministero con portafoglio per Licia Ronzulli, vincendo le resistenze di Meloni. Intanto il toto-ministri si arricchisce quotidianamente di nomi. Una settantina oramai. Con più opzioni per ogni casella. La tendenza che sembra affermarsi è una generale avanzata del personale politico, in tutte le posizioni. Ciò lascia intravedere un esecutivo molto meno "tecnico" di quello che si potesse pensare. Facciamo un po' il punto. Affari Esteri: Radio Parlamento dà in ascesa Antonio Tajani, che sarebbe preferito agli ambasciatori Stefano Pontecorvo, Giulio Terzi di Santagata, Elisabetta Belloni e Giampiero Massolo. Tema Viminale: per Salvini sembra archiviato il discorso. Ma il leader leghista vuole voce in capitolo sulla scelta del nuovo ministro dell'Interno. Che potrebbe essera una sua fedelissima (Giulia Bongiorno), ma anche un tecnico: Matteo Piantedosi. In questo secondo caso, però, Salvini chiarisce che un esterno, anche se di area, non deve essere conteggiato nel "monte-ministeri" che tocca al suo partito. Giustizia: anche qui c'è in ballo la Bongiorno, insieme a Carlo Nordio. Ma alla fine potrebbe spuntarla l'ex presidente del Senato Elisabetta Casellati. Per il ministero della Difesa Adolfo Urso sembra avere più chance del generale Luciano Portolano. A sorpresa, per la prima volta si inizia a parlare di una guida politica anche per il ministero dell'Economia, casella finora sempre occupata da fanta-ministri provenienti da esperienze diverse. Dopo il nodi Fabio Panetta (ma sembra che sia stato richiesto al Colle di proseguire la moral suasion), in campo resta l'ipotesi di Domenico Siniscalco.

 

 

Affiancato, nelle ultime ore, dal nome di Giancarlo Giorgetti. Si tratta di una voce che ha preso in contropiede un po' tutti, anche molti leghisti. L'unico tecnico che vede aumentare le sue possibilità in queste ore è Antonio D'Amato. Per il manager, molto apprezzato da FdI, ci potrebbe essere la poltrona dello Sviluppo economico. L'alternativa interna rimane sempre Guido Crosetto. Al ministero della Transizione ecologica resta in piedi l'ipotesi della conferma di Roberto Cingolani. Meloni, premier in pectore, in questi giorni ha avuto modo di collaborare con lui e non è esclusala possibilità di dare continuità a una carica molto delicata e strategica in questa fase di crisi energetica. Forza Italia rivendica il ministero delle Infrastrutture per Licia Ronzulli. Ma la senatrice azzurra potrebbe andare anche alle Politiche Agricole, casella sulla quale ha messo gli occhi pure la Lega (Gian Marco Centinaio). Per Salvini, che ha rinunciato al Viminale, resta in ballo il ministero del Lavoro. La Lega lavora per far partire in fretta il governo e Matteo ha chiesto ai suoi, soprattutto ai ministri uscenti, di lavorare su alcuni dossier per essere pronti alla partenza dell'esecutivo. Per finire, all'Istruzione potrebbe essere destinata l'azzurra Annamaria Bernini. Il Cav ha chiesto anche i Beni Culturali per Alberto Barachini e la Salute per Guido Bertolaso. 

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