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Giorgia Meloni, il retroscena: cosa vuole davvero Silvio Berlusconi

Pietro Senaldi
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Nove anni lontano dal Parlamento sono tanti per un leader politico. Quando passeggia tra le vie che da Palazzo Madama portano a Montecitorio, accerchiato da microfoni postulanti, Silvio non riesce a negarsi ai giornalisti, neppure lo vuole. Gli pare di tornare indietro nel tempo e si lascia andare ai suoi show memorabili, incurante degli effetti collaterali. La sinistra gode e si frega le mani, ma le esternazioni del Cavaliere su Putin, sulla Meloni che avrebbe ceduto a Forza Italia il ministero della Giustizia, e sulla stima che prova per Giorgia, amica dei suoi figli e compagna di un suo dipendente a Mediaset, non avevano lo scopo di mettere una bomba sotto la maggioranza a meno di ventiquattrore dal semi-accordo trovato lunedì sera in via della Scrofa tra la leader di Fdi e quello azzurro. E questo non solo perché nel quartier generale di Forza Italia giurano che sia proprio così, ma anche in quanto Berlusconi non ha detto l'unica cosa che avrebbe davvero messo in crisi l'intesa, ovverosia che ha cambiato idea e si presenterà al Quirinale da solo, in delegazione separata dagli alleati. Non avverrà così, nessun ripensamento, il centrodestra sarà compatto. La Meloni lo sa e ha essenzialmente deciso di sorvolare, prendendo solo la parte buona del discorso, quella in cui il fondatore di Forza Italia si offriva come "consigliere a disposizione" della premier in pectore, come afferma gli sia stato chiesto.

 

 

 

Quale significato dare quindi alle parole del Cavaliere? Che il rapporto personale vizi il giudizio del leader azzurro su Putin, impedendogli di valutare appieno l'orrore dell'agire del leader russo, è solo una parte della verità. Non bisogna dimenticare che Berlusconi è sempre stato uomo di pace e la sua ambizione massima è dare un contributo decisivo perché in Ucraina le armi cessino di sparare. Silvio sogna di essere mediatore di pace; forse sovrastimandosi, è convinto di riuscire a diventarlo, e anche così va interpretata la dolcezza fuori luogo che riserva al tiranno di Mosca.
 

RICONOSCIMENTO

Quanto ai riferimenti ai legami tra Giorgia, Marina e Piersilvio, è un riconoscimento ai figli, che hanno avuto una parte decisiva nel riannodare il rapporto con la leader di Fdi, dopo il foglietto di epiteti poco carini rivolti alla signora, che il Cavaliere si è rimangiato a uno a uno, sostenendo di essersi semplicemente appuntato i pensieri che gli avevano esternato i suoi deputati, delusi perché gli azzurri non avevano ancora ottenuto quanto desideravano al governo. Idem per la citazione di Andrea, il compagno della Meloni, giornalista di Mediaset, che certe letture maliziose ritengono una velata minaccia. Silvio stipendia da decenni mezzibusti di sinistra, figurarsi se gli pesa avere in squadra il padre della figlia della leader di Fdi, entrato in azienda peraltro molto prima di conoscere Giorgia. È piuttosto un motivo d'orgoglio e per questo lo rivendica ogni due per tre, anche se a dirla tutta questo indispone la futura premier anziché rallegrarla. Ma Berlusconi è così, si fa un vanto di dare lavoro e su questo non cambierà mai.

 

 

 


Resta la spina della Giustizia, l'unica che punge davvero. Silvio è certo di aver strappato la poltrona di Guardasigilli per la Casellati, la leader di Fdi non vuole e lo ha convinto a incontrare Nordio, il suo candidato, nella speranza che si persuada. Lui lo vedrà, anche se ha già detto che non muterà opinione. La partita è tutta politica e il Cavaliere così la sta giocando tenendo duro, nella speranza di vincere o almeno di alzare il prezzo. Ci sono 48 ore per risolverla, non sarà facile. La Meloni non vuole un avvocato di Berlusconi in via Arenula, ritiene che una simile scelta riavvolgerebbe il nastro dei governi di centrodestra indietro di dieci anni, pretende che Silvio lo capisca o che qualcuno vicino a lui riesca a spiegarglielo.

Non è dato sapere come finirà, le caselle dei ministeri ballano ancora, come dimostra il fatto che la Lega ieri ha rinunciato all'Agricoltura per avere un mandato più pieno su Autonomia e Riforme. Di certo però gli azzurri, se come appare probabile rinunceranno ad avere il Guardasigilli, non potranno incassare ulteriori dicasteri. Alleanza Nazionale nel governo Berlusconi aveva quattro ministri con il 13%, Forza Italia oggi ne ha ottenuti cinque con l'8%, e tira aria che per la premier sia più che sufficiente. Certo, resta la giostra dei sottosegretari, ma quella deve ancora iniziare a girare.

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