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Rave party, accecato dall'ideologia, il Pd non distingue i diritti dall'illegalità

Pietro Senaldi
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Il centrodestra sta in una botte di ferro. Qualsiasi cosa faccia, per quanto opinabile possa essere, può contare sul fatto che l'opposizione la criticherà nella maniera più sterile, faziosa e idiota, di fatto rivalutando la posizione del governo. Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, già capo di gabinetto del Viminale quando il titolare era Salvini, ha lasciato tutta Italia ammirata, elettori di sinistra compresi, sgombrando, senza torcere un capello a nessuno, il rave party di Modena. Ha dato una lezione di risolutezza e capacità al suo predecessore, Luciana Lamorgese, e dimostrato alla nazione che quando si vuole, si può. Il che significa che i teppisti e gli spacciatori che la scorsa estate hanno devastato le campagne laziali con un rave party belluino, con due ragazzi morti e animali uccisi per diletto, avevano la connivenza della sinistra. Come ce l'avevano gli immigrati di seconda generazione protagonisti del mucchio selvaggio sul Garda la scorsa estate, conclusosi con svariate molestie a giovani minorenni, infastidite perfino sui treni del ritorno.

 

 


QUALE LIBERTÀ?
Anziché applaudire l'efficienza del ministro, la sinistra parlamentare ha attaccato l'operazione di polizia, brandendo la bandiera dei diritti e delle libertà violate e gridando allo Stato oppressore, anche se stavolta non manganellatore, e forse i compagni proprio di questo si dispiacciono, essendogli venuto meno un argomento. Nessuno però da quelle parti è stato in grado di spiegare dove sia scritto il diritto di occupare una proprietà privata, drogarsi, spacciare, sballarsi e se sia davvero un gesto di libertà violare la legge, ridursi in stato comatoso e rompere le scatole al prossimo. Più responsabili dei parlamentari dell'opposizione si sono dimostrati perfino i ragazzi del rave, che anziché protestare e dire scempiaggini alla fine hanno perfino fatto le pulizie prima di andarsene.

 

 


Male lezioni, nel Pd e dintorni, sono difficili da imparare. La rabbia dem per l'efficienza del governo si è così riversata dallo sgombero di Modena alla legge sfornata lunedì dalla maggioranza che punisce con il carcere da tre a sei anni chi organizza manifestazioni non autorizzate con più di 50 persone che minacciano la sicurezza e l'ordine pubblico. È il preludio al divieto delle occupazioni scolastiche e degli assembramenti politici sgraditi, è la tesi dell'opposizione, che fino a un minuto prima chiedeva la messa al bando della commemorazione della marcia su Roma in corso a Predappio come tutti gli anni, compresi quelli lunghi e grigi in cui la sinistra governava e non ha mosso un dito contro il raduno, più patetico che inquietante, di nostalgici. Argomentazione peregrina. Primo perché le occupazioni scolastiche sono già illegali, come quelle di qualsiasi ufficio pubblico e finanche dei condomini. Secondo perché i raduni di piazza e le adunate politiche anche prima della legge anti-rave dovevano essere autorizzate per tenersi, altrimenti la polizia ha il diritto di scioglierle.


FURORE IDEOLOGICO
Nel suo furore ideologico e nella sua strategia di attaccare l'avversario a testa bassa sempre e comunque come unica lettura della realtà e reazione possibile, la sinistra confonde la tutela dei diritti con la difesa dell'illegalità. La prima non è nel suo dna, partendo dal presupposto che il Pd riconosce come diritti solo quelli che decide e vanno bene ai propri esponenti, degradando ad atti sovversivi da punire tutto ciò che va in contrasto con i suoi interessi e la sua visione del mondo. La seconda è il risultato contraddittorio ma inevitabile a cui portano i suoi pelosi calcoli opportunistici.

Il governo vuol vietate le adunate autolesioniste dove i giovani si fumano e si bevono il loro futuro, non i caroselli populisti dove il Pd finge di ritrovare se stesso e la sinistra esibisce in piazza le proprie divisioni; e neppure le occupazioni in cui chi scimmiotta il Sessantotto vuol decidere chi ha diritto a entrare e parlare e chi no. Gli italiani l'hanno capito, il Pd pure ma finge di no perché da tempo immemore non trova nulla di intelligente o politicamente rilevante da offrire alla platea nazionale. Una prece per Debora Serracchiani, ormai una certezza, dice una cosa ne sbaglia due. «Con le norme anti-rave il governo vuole dare il segnale che non tollererà il dissenso» asserisce la capogruppo democratica. Ma perché, sballarsi è una manifestazione di dissenso, o di appartenenza al Pd? Vai a sapere... 

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