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Marcia della pace, ecco come sfascia la sinistra

Fausto Carioti
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Doveva essere la maggioranza di governo, quella divisa sull'Ucraina. Tra una Giorgia Meloni filoatlantica, un Silvio Berlusconi che dorme nel lettone di Putin e un Matteo Salvini inseguito dalla maglietta con l'immagine del presidente russo. Dinanzi al primo bivio della legislatura, a spaccarsi è invece l'opposizione, come dimostreranno le manifestazioni di oggi. Giuseppe Conte e i suoi Cinque Stelle saranno a Roma, nel corteo pacifista che partirà a mezzogiorno da piazza della Repubblica, assieme alla Cgil, l'Anpi, le Acli, Emergency, sigle del mondo lgbt come Arcigay, le associazioni studentesche di sinistra e tante entità della sinistra militante e del terzomondismo cattolico. Molte delle quali, a partire dall'associazione dei partigiani rossi guidata da Gianfranco Pagliarulo (che parlerà dal palco di piazza San Giovanni in Laterano), spinte da un'antica ostilità nei confronti degli Stati Uniti e della Nato. Il loro manifesto condanna «l'inaccettabile invasione dell'Ucraina da parte della Russia», ma sono contrari a una nuova fornitura di armi all'esercito di Kiev e chiedono al governo di impegnarsi per ottenere esattamente quello che l'Ucraina non vuole: «L'immediato cessate il fuoco», che significherebbe congelare lo status quo, incluse le conquiste fatte da Mosca, il cui esercito controlla oggiun quinto del territorio ucraino.

GLI EQUIDISTANTI
Una sostanziale equidistanza tra aggressore ed aggredito che Conte, ieri, ha ammesso in modo esplicito: «La pace va costruita tenendo anche conto degli interessi della Russia, che sono stati messi in gioco non da oggi, ma nel corso del tempo». È la manifestazione "benedetta" dai vescovi italiani: vi parteciperà il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e dal palco sarà letta una lettera del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei. Un altro pezzo di opposizione scenderà in piazza nel pomeriggio a Milano, alle ore 16, davanti all'arco della Pace. Questa manifestazione avrà un obiettivo opposto a quello dell'evento romano, già nel nome, «Slava Ukraini» (gloria all'Ucraina), e nella parola d'ordine: «La pace non è la resa». L'ha convocata Carlo Calenda, leader del cosiddetto terzo polo, e vi parteciperanno organizzazioni di cittadini ucraini e la Federazione italiana delle associazioni partigiane, che fu creata dai combattenti di estrazione socialista-liberale in opposizione all'Anpi filo-sovietica. Assieme a Calenda, a Matteo Renzi, a Pier Ferdinando Casini e al radicale Marco Cappato, saranno presenti esponenti di Azione, Italia Viva, +Europa e del mondo liberale, nonché Letizia Moratti, fresca di rottura col centrodestra.

È la manifestazione degli atlantisti di centrosinistra, che hanno votato a favore dell'invio di armi a Kiev e sono pronti a farlo ancora. Potrebbe accadere presto: come ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, «se non cambierà la situazione in Ucraina ci sarà un sesto decreto per un nuovo invio di aiuti militari». Da una parte, dunque, sfileranno i Cinque Stelle assieme ai pacifisti, agli anti-americani e ai movimenti di estrema sinistra; dall'altra, il centrosinistra filoatlantico che ha avuto Mario Draghi come punto di riferimento. Manca qualcuno? Certo che sì: la principale forza d'opposizione, il Partito democratico. Ed è qui che le cose si complicano e il gioco si fa ambiguo. Perché al Nazareno, anche stavolta, sono sospesi tra Conte e Calenda, come lo erano prima delle elezioni politiche e come lo sono in vista del voto regionale in Lazio e in Lombardia. Così la risposta che daranno oggi è un classico dell'ambivalenza piddina: staranno in una piazza, ma anche nell'altra.

DA DRAGHI AI PACIFISTI
Letta marcerà nella capitale, assieme a Conte, ad Angelo Bonelli e a Nicola Fratoianni. Con lui ci sarà gran parte dello stato maggiore del Pd, inclusi Giuseppe Provenzano, Andrea Orlando e Nicola Zingaretti. La manifestazione di Roma «ha parole d'ordine compatibili con le nostre», dice. Esponendosi così al dileggio di Fabio Rampelli, deputato di Fdi, il quale chiede se «il segretario del Pd che va in piazza a manifestare per il "disarmo subito" è lo stesso che ha votato a favore delle armi all'Ucraina quando il Pd stava al governo e che ha fatto mezza campagna elettorale accusando il centrodestra di posizioni ambigue verso Putin». E ci saranno, appunto, esponenti del Pd anche alla manifestazione milanese. Non proprio personaggi di secondo piano, visto che tra loro figurano l'economista Carlo Cottarelli, possibile candidato alla guida della Lombardia, e il senatore Alessandro Alfieri, portavoce di ciò che resta della corrente Base riformista, quella degli ex renziani. È previsto che Alfieri partecipi prima alla marcia romana per il disarmo e poi alla manifestazione milanese che esprimerà totale appoggio ai combattenti ucraini: in una sola persona, il riassunto del dramma di un partito.

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