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Mattarella, cambio di passo sul 4 novembre: perché deve essere festa

Tommaso Montesano
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C'è un momento che più di ogni altro testimonia il cambio di passo sulle celebrazioni del 4 novembre. È quando il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel corso della cerimonia al Sacrario militare di Redipuglia, in provincia di Gorizia, infrangendo le regole del cerimoniale decide di salire sulla scalinata fino ad arrivare sotto la scritta, incisa nei grado ni, che recita «presente» in ricordo dei 689mila soldati italiani caduti nella Prima guerra mondiale. A Redipuglia per tutto il tempo della commemorazione piove a dirotto. Ma La Russa, in rappresentanza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in quel momento si trova al Sacrario militare dei caduti d'Oltremare di Bari insieme al ministro della Difesa, Guido Crosetto, resta per tutto il tempo senza ombrello. 

 

«Abbiamo portato il "presente" alla memoria dei caduti nel nome della Patria. Oggi celebriamo la festa delle Forze armate e dell'Unità nazionale. Paradossale o no, è a loro che dobbiamo memoria e gratitudine», scandisce la seconda carica dello Stato. Laddove il "paradossale", rispondendo a una domanda di un giornalista, si riferisce alla coincidenza di una celebrazione dell'Unità nazionale e delle Forze armate mentre si combatte in Ucraina e mentre, come ogni anno, l'Italia ricorda i suoi caduti in guerra. "Patria", "nazione", "difesa", "Forze armate", non sono più parole tabù. Meglio: lo sono solo per la sinistra, che anche ieri con il capogruppo alla Camera, Debora Serracchiani, ha preferito puntare sul termine «pace». 

IL TRENO DELLA MEMORIA
«La difesa è un pilastro su cui si fonda la democrazia, su cui si fonda la libertà democratica di un Paese. Un pezzo che serve per costruire le nazioni e tenerle insieme», dice Crosetto al Tg1. Il ministro della Difesa pre senzia a tutte le cerimonie di questa giornata destinata a tornare, come auspicato dal presidente della Repubblica, festività nazionale. La matti na accoglie alla stazione Termini, a Roma, il "treno della memoria", in ricordo del con voglio speciale che nel 1921 trasportò da Aquileia, in Friuli Venezia Giulia, nella Capitale la salma del "Milite Ignoto". Poi, insieme al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, sotto il sorvolo delle Frecce Tricolori rende omaggio insieme a Mattarella all'Altare della Patria, in piazza Venezia. Quindi, insieme al Capo dello Stato, vola a Bari.

«Oggi è una giornata che ci unisce e che ci unisce anche alle tante persone che si sono sacrificate per difenderci e per la nostra libertà», confida il presidente del Consiglio mentre si intrattiene con La Russa in via del Plebiscito per un caffè a margine delle celebrazioni ufficiali. Con un post sui propri canali social, Meloni ricorda «chi ha combattuto e si è sacrificato per la nostra Patria. A loro, a chi ogni giorno onora e difende il Tricolore, va la nostra più profonda riconoscenza e gratitudine».

Adesso manca solo il suggello dell'ufficialità: ripristinare a tutti gli effetti la festività nazionale in occasione del 4 novembre. Auspicio rilanciato anche ieri da Mattarella nel messaggio inviato al ministro della Difesa: «Credo sia necessario, come ho ricordato alcuni mesi addietro al governo, di assumere in legge la definizione completa e ufficiale del 4 novembre come Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate. Lo dobbiamo alla nostra storia». Un richiamo significativo, visto che il presidente della Repubblica si era già espresso in tal senso lo scorso mese di maggio in occasione della promulgazione della legge sull'istituzione della Giornata nazionale degli alpini.

LE MOSSE IN PARLAMENTO
In Parlamento c'è già un provvedimento in questo senso: il disegno di legge numero 170, depositato in Senato da Maurizio Gasparri, vicepresidente di Palazzo Madama (FI). Il testo, presentato lo scorso 13 ottobre, si propone di «restituire piena dignità a uno dei simboli più amati e condivisi dell'identità nazionale», ripristinando la festività con annesse celebrazioni negli «istituti scolastici di ogni ordine e grado». «Mi auguro che la commissione Affari costituzionali la voglia calendarizzare con immediatezza per poter rispondere a una esigenza fortemente avvertita non solo dalle Forze armate, ma anche dai cittadini», afferma Gasparri. E chissà che nel corso della legislatura non veda la luce un provvedimento che dia dignità di festa nazionale alla data di nascita del Regno d'Italia, il 17 marzo 1861, come auspicato dallo stesso La Russa nel corso del suo discorso di insediamento alla presidenza del Senato.

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