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Il governo celebra la caduta del muro? E la sinistra dà di matto

Francesco Specchia
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Ormai ogni volta che Giuseppe Valditara prende carta, penna e calamaio per scrivere una lettera aperta agli studenti (e ultimamente avviene spesso), da sinistra s'avverte l'eco di rumorose tachicardie. Dopo la missiva ecumenica nel Giorno dell'Unità Nazionale, il Ministro dell'Istruzione e del merito, stavolta ha voluto celebrare il Giorno delle Libertà e della caduta del muro di Berlino con una (...) riflessione affidata a una lettera agli studenti di tutte le scuole del regno. In cui si cita chiaramente il comunismo, uno dei «grandi protagonisti del ventesimo secolo» e il suo epilogo fallimentare: «Nasce come una grande utopia (...) ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte». E aggiunge che vi sono stati «i regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare. La via verso il paradiso in terra si lastrica di milioni di cadaveri..». Ecco.

POL POT E COMPAGNI
Nonostante la durezza, il concetto espresso è inappuntabile: una delle grandi ideologie del secolo, dopo fiammate di speranza un po' sghembe, si è sciolta nell'acido della realtà. Il pensiero corre da Pol Pot all'ultimo Putin, e finisce lì, col «crollo del Muro di Berlino che segna il fallimento definitivo dell'utopia rivoluzionaria». Trattasi d'una riflessione molto di destra; assai lineare nel suo essere memento per masse in scolarizzazione; quasi banale nell'essenza. Contemporaneamente a Valditara, la premier Giorgia Meloni si produce in un discorso sul 9 novembre come «spartiacque della storia» e dichiara: «La forza e la solidità delle nostre democrazie è stata resa possibile proprio dalla fine di quei totalitarismi e dal sacrificio di tutte quelle persone che hanno lottato e combattuto permettendoci di vivere in un mondo libero»; e le citazioni sono tutte per Jan Palach e Benedetto Croce. Trattasi, anche qui, di manifestazioni istituzionali doverose; e ci saremmo stupiti del contrario.

Eppure, ancora una volta, ecco le cannonate del dissenso. Nicola Fratoianni, segretario di sinistra italiana è il primo a gettarsi contro Valditara lancia in resta: «Prosegue l'eroica iniziativa dei ministri del governo Meloni per eguagliare il Minculpop. Dopo il titolare della cultura sulle fiction di destra, oggi tocca al titolare dell'Istruzione ergersi sulle macerie del Muro di Berlino, per dare una lezione quantomai stantia sul comunismo». Che poi, scusi Fratoianni: che vuol dire «stantia»? Il comunismo sempre quello è, non risultano novità di rilievo. Non è che sulla tomba di Mao o Ho Chi Minh siano arrivate le cheerleaders, o che Togliatti sia entrato nel Pantheon di Calenda e Renzi, per dire. Epperò ecco incedere, dietro Fratoianni, il mitico Gianfranco Pagliarulo dell'Anpi il partigiano immaginario: «Si ignora, visto che il professor Valditara è ministro della Repubblica italiana, il ruolo determinante del Pci nella Resistenza, nella conquista della democrazia, nella stesura della Costituzione (...) Questa lettera è soltanto un dotto manifesto anticomunista». E lo è, diamine, ardentemente. Dottissimo. Ma il ministro non ha affatto ignorato il ruolo del Pci nella Resistenza, quello l'ha aggiunto Pagliarulo intervistato dal quotidiano Domani.

Dopodichè, tra i tanti eroi della Resistenza più che ai nazifascisti a Valditara, giunge pure la sdegnata deputata Pd Rachele Scarpa: «La nota inviata alle scuole dal Ministro Valditara rappresenta qualcosa che non avremmo mai voluto vedere nel nostro paese: l'uso di un ruolo istituzionale per biechi fini di propaganda di parte, con un comunicato gravemente revisionista, che reinterpreta con uno sguardo assolutamente ideologico l'impatto del comunismo nella storia». Ed è verissima la faccenda delle reinterpretazione del Pci, diamine. Ma è proprio questo il bello. Finalmente, oltre a raccontare l'orrore del nazifascismo (deterrente essenziale contro i totalitarismi), a scuola si rendono partecipi gli studenti anche degli incubi dell'altra parte, dalle foibe - considerate dagli storici di sinistra alla stregua di buche malcoperte - in su. A sinistra questo non va. Senza evocare De Felice o il dissenso verticale di Aron; be', bisognerebbe ricordare ai compagni gli scritti di Norberto Bobbio non certo un pericoloso fascio - sul "comunismo utopia capovolta" e del "fallimento del comunismo storico".

ABIURE E ABIURE

Invece qui, oggi, si accusano Meloni e Valditara di non aver ricordato la «giornata contro il fascismo e l'antisemitismo, istituita dalle Nazioni unite per commemorare la notte dei cristalli» scrive sempre il Domani «avvenuta nel 1938 tra il 9 e il 10 novembre, che in altri paesi viene ricordata regolarmente». E va benissimo. E il nazifascismo è stato abbondatemente abiurato e condannato dal governo; e noi tutti tiferemo per una giornata nazionale contro le devastazioni hitleriane. Ma oggi, considerando l'enorme e secolare rimozione dei danni da falce e martello, be', una piccola amnesia sul tema forse è perdonabile...

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