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Ucraina e Iran, quella "tigna arcobaleno" che le lega

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Qualcosa accomuna una certa tigna arcobaleno, quella che quando arriva dall'Ucraina la notizia di un ospedale incenerito si affretta a sollevare il dubbio democratico che potesse trattarsi di un covo di nazisti camuffato, all'atteggiamento tenuto da certo femminismo davanti alla scena del bastone iraniano che sfonda il cranio delle ragazze renitenti al velo. E ad accomunare le due risposte civili - si fa per dire - a quelle diverse sopraffazioni è l'identica idea che queste si assolvano per competizione con quelle di cui sarebbero responsabili altri e nell'urgenza di altre ingiustizie colpevolmente trascurate.

 

 

E così d'accordo la guerra all'Ucraina, ma vuoi mettere il genocidio dei pellerossa? Va bene la repressione in Iran, ma ce la dimentichiamo Giorgia Meloni che impone la schiavitù della grammatica patriarcale? Roba che qui da noi giustifica il girotondo con il pupazzo del presidente del Consiglio appeso per i piedi, mica quello del militare persiano che ammazza a randellate l'adolescente con la ciocca di capelli blasfema.

 

 

Abbiamo visto attori e cantanti, calciatori e matronesse Tv inginocchiati in onore del nero soffocato dalla polizia yankee, ma tutti quelli restano impassibilmente in piedi, a vagheggiare di pace in santa pace mentre i grappoli di impiccati sui tralicci delle strade iraniane si specchiano nelle pozze di sangue dei giovani abbattuti come vitelli dalla polizia morale. E non azzardarti a rimproverarglielo, perché se pesti la coda di quel ridicolo sbilanciamento morale ti rinfacciano "ricordiamoci dei femminicidi!" Insomma, ok le iraniane: ma prima le italiane.

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