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Giorgia Meloni? La nuova opposizione è anche peggio della vecchia

Fausto Carioti
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Per rimpiangere il Partito democratico ci sarà tempo. Intanto tocca rimpiangere la scuola comunista delle Frattocchie, le sezioni della Fgci dove si dibatteva sulla guerra in Mozambico e tutti sapevano di cosa si parlava, gli apparatchik che avevano studiato Mao Tse-tung e le sue regole: «Se non avete indagato su una determinata questione, vi si toglie il diritto di parola. Dicendo un mucchio di sciocchezze non si può risolvere il problema».

 

 

 

Tocca rimpiangerli perché ciò che ne ha preso il posto è proprio l'ammasso di sciocchezze che il dittatore cinese voleva evitare, la prevalenza del cretino, le iperboli dell'ignoranza: da Silvio Berlusconi novello Pinochet si è passati a Giorgia Meloni nelle vesti dell'ayatollah Khomeini, come spiegato dai "collettivi studenteschi" in piazza ieri a Milano, per i quali il primo capo del governo scelto dagli elettori dopo undici anni «è il simbolo del nuovo fascismo che striscia e dilaga», e quindi «piena solidarietà ai popoli in rivolta, dall'Iran, al Kurdistan fino all'Italia, contro ogni fascismo e ogni dittatura». Si paragonano alle ragazze che rischiano la vita a Teheran con la stessa coerenza e intelligenza con cui si credono partigiani.

Eppure sono proprio questi antifascisti immaginari il nulla che sta riempiendo il vuoto lasciato dal partito di Enrico Letta. Del resto: se il Pd s' offre metà a Letizia Moratti e metà a Giuseppe Conte, e si scanna per anticipare la scelta del nuovo leader dal 12 marzo al 19 febbraio, che sarebbe comunque tardi per la campagna elettorale in Lazio e Lombardia, e nel frattempo continua a essere guidato da un segretario che è riuscito a combinare più danni dopo il 25 settembre che prima, qualcuno l'opposizione dovrà pur farla. Resta da capire se il nuovo è meglio del vecchio. Di certo ha una gran voglia di spedirlo in esilio per rimpiazzarlo, e gli argomenti e la base con cui conta di farlo sono quelli visti ieri nelle strade di Milano, Bologna, Roma e altre città.

 

 

 

 

Dunque la religione dei diritti civili nella versione estrema del fondamentalismo "queer". Il manicheismo etico: noi il Bene, loro il Male. La negazione ai vincitori delle elezioni del diritto di governare. L'invenzione di un'Italia allontanata dai principi della Costituzione e dal consesso delle democrazie europee e di un governo impegnato a schiacciare col tallone ogni diritto. Un magma ancora indistinto, nel quale si notano personaggi come Michela Murgia, che ieri ha tirato altri cazzotti al punching ball Letta dalle pagine della Stampa: «Non state facendo il vostro lavoro e noi ci ritroviamo nostro malgrado a farlo al posto vostro».


C'è Goffredo Bettini, lo stratega che le ha sbagliate tutte, e ciò nonostante dà consigli sentendosi come Gesù nel tempio. Per evitare una morte rapida propone ai democratici l'eutanasia della svolta definitiva a sinistra e l'abbraccio finale con Conte. Cioè il degrado ufficiale del Pd a costola del M5S, finché il movimento creato da Grillo non avrà divorato anche questa, aiutato dalla inevitabile scissione di chi crede di meritare una fine migliore, sia pure con Carlo Calenda e Matteo Renzi. Un'idea di sinistra sovrapponibile a quella di Elly Schlein, che non ha la tessera del Pd perché è antropologicamente "altro" da quelli del Nazareno, eppure (anzi, proprio per questo) punta a diventarne il capo. Cerca visibilità- e la ottiene- inventandosi una rivale che non esiste, disegnata apposta per rientrare nei comodi stereotipi della sinistra che sogna un premier col fez. Per la Schlein «non serve che Meloni ci dica che difende la libertà delle donne di essere madri se non difende la libertà di non esserlo»: come se il capo del governo, che ripete ogni giorno di non voler toccare la legge sull'aborto, obbligasse le italiane a farsi fecondare per dare figli alla Patria. È il metodo propagandistico della Schlein, e non solo suo.

 

 

 


Una sinistra che non ha un padre nobile, bensì una madre che si chiama Rosy Bindi, riesumata politicamente da Repubblica in un duetto con la Murgia che sarebbe stato perfetto per la Settimana Enigmistica: trova le differenze tra le due sul Vangelo, gli embrioni, i matrimoni omosessuali e tutto il resto, se ci sono. Radicale e manichea, circondata dalle bandiere rosse e arcobaleno che si sono viste in piazza ieri, pronta a strumentalizzare ogni barcone carico di immigrati e cucita a doppio filo con Conte: piaccia o meno, è questa l'unica cosa che si muove oggi a sinistra. Si salderà con l'anti-americanismo travestito da pacifismo (i Cinque stelle sono avanti pure in questo), ma senza rinunciare a un grammo dell'estremismo ecologista che ha trasformato la California in un posto per i soli ricchi che possono permetterselo. E racconterà a se stessa e agli italiani di aver fatto un grande passo avanti, anziché tre indietro.

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