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Bollette in picchiata, la mossa del governo: come e quando cambia tutto

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Antonio Rapisarda
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Giorgia Meloni lo ha assicurato appena rientrata dal G20 di Bali: la prima Finanziaria del suo governo sarà «attenta a famiglie e imprese». Queste le priorità, con una cura particolare ai «redditi bassi». Stabilita da tempo la suddivisione dei 32 miliardi messi a disposizione - due terzi per contrastare il caro energia, il resto peri primi provvedimenti del programma elettorale (con la clausola della compensazione: ogni taglio di tassa deve trovare adeguata copertura) - negli uffici del titolare del Mef Giancarlo Giorgetti si è lavorato per tutto il fine settimana sulle misure che saranno comunque perfezionate, introdotte o persino sostituite fino all'ultimo momento. L'impianto generale dovrà essere pronto per oggi, dato che il Consiglio dei ministri è atteso in giornata. Riunione a Palazzo Chigi che potrebbe essere anticipata da un ultimo vertice tecnico chiamato a stabilire l'esito di alcuni provvedimenti su cui si è dibattuto nelle ultime ore anche in seno alla maggioranza.

 


Fra le decisioni destinate ad entrare in manovra vi è quella, auspicata da tutti gli attori sociali, sul cuneo fiscale: da una parte si va verso la conferma del taglio di 2 punti per i redditi fino a 35mila euro, dall'altra subentrerà un incremento di un altro punto, fino a 3 punti, per i lavoratori più fragili, con un reddito inferiore a 20mila euro. Al via pure l'ulteriore step per la flat tax al 15%: l'aumento della soglia da 65 a 85mila euro per lavoratori autonomi e partite Iva.

 

 


IL TAGLIO DELL'IVA
Punto interrogativo, invece, riguardo il taglio dell'Iva sui beni alimentari di prima necessità (pane e latte): taglio caldeggiato da Forza Italia e Lega ma che ha trovato resistenze al Tesoro che considera l'una tantum (perché l'Ue, in caso contrario, si opporrebbe) non performante. A confermarlo al Corriere è stato Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario all'Attuazione del programma: «È possibile che non ci sia. Incide poco» e vi è pure il rischio «che non ne benefici il consumatore». Fra le misure dovrebbero rientrare invece la riscrittura della tassa sugli extraprofitti dei big energetici (oggi applicata al 25%, che potrebbe passare al 33%), la cosiddetta "Amazon tax" e la riformulazione radicale ma graduale del reddito di cittadinanza.
Riforma che riguarderà gli 800mila occupabili (e non i due terzi dei percettori inabili o impossibilitati al lavoro) e da cui si potrebbe recuperare oltre 1 miliardo da destinare ad altre misure sociali. Per ciò che riguarda le pensioni, intenzione dell'esecutivo è quella di bloccare il ritorno del sistema Fornero. Come? Al momento con Quota 103. Una decisione "ponte" in attesa di poter attuare in pieno la riforma della previdenza.


A fare il punto ieri sulla legge di Stabilità, con diverse anticipazioni, è stato Matteo Salvini. Più che ottimista sullo stato dei lavori nella compagine di governo: «C'è assolutamente accordo su tutta la manovra», ha spiegato a margine del congresso provinciale della Lega a Treviglio assicurando che «con Giorgia e con Silvio governeremo d'amore e d'accordo per i prossimi cinque anni». Certo, le priorità a cui dovrà fare fronte il provvedimento sono quelle già annunciate: «È giusto che almeno 20 miliardi vadano in bollette di luce e gas, altrimenti la gente non ce la fa più. Però come Lega sono contento di come la stiamo scrivendo». Il riferimento del ministro delle Infrastrutture va ai punti che prenderanno corpo in manovra: «Fermare la Legge Fornero, avviare quota 41, alzare la Flat tax almeno agli 85mila per arrivare a 100mila, rottamare milioni di cartelle esattoriali e tagliare un po' di sprechi del reddito di cittadinanza».
 

 

PONTE SULLO STRETTO
Per il leghista sarebbe «un bel segnale» se si riuscisse anche ad azzerare l'Iva sui beni di prima necessità e infanzia. Ciò che è certo, venendo al grosso previsto dalla legge di Stabilità, è che contro il caro bollette il pacchetto è definito e si attendono segnali incoraggianti da un'ulteriore tassazione degli ultra profitti delle grandi aziende: «Se guadagnano qualche miliardo in meno e quei soldi vanno a famiglie e imprese che non ce la fanno a pagare le bollette sarà qualcosa di giusto». Anche per Salvini, insomma, vale lo stesso principio rilanciato dal premier: partire da chi ha più bisogno. Ecco spiegata anche la "morale" dell'intervento sul Superbonus: «Se il milionario si rifà la villetta se la può anche pagare senza che la paghino i pensionati». E di necessità di sviluppo ve ne sono, eccome, pure per il Sud. A questo, per il ministro, dovrà contribuire l'avvio "vero" del Ponte sullo Stretto: «Partire coi lavori dopo 50 anni di chiacchiere per unire la Sicilia al resto del Paese è uno degli obiettivi. Già in questa manovra c'è il primo punto di partenza, entro la fine dell'anno ci saranno i primi segnali concreti».

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