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Manovra, Sallusti: la strada giusta, per la Meloni un inizio promettente

 Giorgia Meloni

Alessandro Sallusti
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Mentre scriviamo il Consiglio dei ministri che deve varare la manovra economica è ancora in corso. I dettagli li sapremo e capiremo oggi ma una cosa è chiara fin da ora: nessuno dei provvedimenti sarà rivoluzionario, rivoluzionaria è la strada intrapresa per sterzare il corso del reddito di cittadinanza, delle pensioni, della pressione fiscale, del rapporto tra Stato e cittadini.

Chi ha sbandierato lo spauracchio di un governo delle destre che in modo irresponsabile avrebbe sfasciato i conti del paese alla prima occasione - cioè questa - si deve ricredere: nessuna follia, niente colpi di testa e vedrete che ciò sarà loro rinfacciato dalle sinistre al motto di "non hanno mantenuto le promesse elettorali". Niente di più falso: in campagna elettorale si indicano gli obiettivi da raggiungere in cinque anni, la strada e la velocità dipendono dalla macchina che hai trovato in garage, che non è la tua ma di chi ti ha preceduto come inquilino e in poco più di un mese il massimo possibile era fare un tagliando, non certo trasformare una scassata berlina in un bolide.

 

Questa manovra segna dunque la strada: via entro un lasso di tempo credibile e non traumatico il reddito di cittadinanza a chi potrebbe lavorare e invece se ne sta con le mani in mano; giù le tasse sia sul lavoro sia dei consumi per le fasce più deboli; introduzione di nuovi parametri per il raggiungimento della pensione oltre ovviamente a un'ingente iniezione di liquidità per arginare il rincaro delle bollette energetiche.

Se a ciò aggiungiamo i provvedimenti già varati in tema di sicurezza e contrasto all'immigrazione clandestina è fuori dubbio che la rotta è chiara e coerente con quanto annunciato. Altro che "destre irresponsabili", ma quale "marcia indietro". Il compito che si sono dati Giorgia Meloni e il suo governo è di impedire che l'Italia rimanga in modo definitivo preda delle sinistre nostalgiche del comunismo e delle loro sciagurate politiche economiche, sociali e culturali. È una operazione che non può concludersi in quaranta giorni, sicuramente c'è ancora molto da scrostare, è solo un inizio ma promette bene.

 

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