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Bersani e Speranza, il vero obiettivo? La fine del Pd: retroscena

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"Guai a trattarci male tra di noi". Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna e prossimo candidato segretario del Pd al congresso di inizio 2023, è pronto a firmare un patto anti-scissione con Elly Schlein e gli altri eventuali sfidanti. Ma il clima dentro al Partito democratico è incandescente: il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, per dire, ha già avvertito che se a spuntarla sarà l'ala massimalista incarnata dalla stessa Schlein (che, tra l'altro, è la vice di Bonaccini a Bologna), allora lascerà il partito. Parole pesanti che hanno aperto ufficialmente un caso, anche se le difficoltà a tenere insieme le varie anime di un partito tenute insieme, fino al 25 settembre, dalla partecipazione al governo è scoperta ormai da mesi. 

 

 

 

Anche Francesco Verderami, sul Corriere della Sera, sottolinea questo scenario balcanizzato che coinvolge, gioco-forza, anche tutta la sinistra. "I democratici di oggi somigliano ai Cinque Stelle di ieri, quelli di Conte e Di Maio, che erano privi di una linea comune, rissosi e in procinto di dividersi", scrive il retroscenista di punta di via Solferino. "Ogni dichiarazione, ogni passaggio politico nel Pd dà la percezione di un'imminente scissione tra chi propone un rilancio del «riformismo» e chi spera di «riaccendere la scintilla della Rivoluzione d'ottobre»".

 

 

 

A stupire in negativo Verderami sono stati i toni esibiti da Peppe Provenzano sui "sedicenti riformisti che d'ora in poi è meglio chiamare conservatori". Una frase, scrive il giornalista del Corsera, che "fa capire che «d'ora in poi» si procederà con l'antica liturgia della scomunica e della delegittimazione". Al Nazareno in realtà si starebbe lavorando a un accordo tra Prodi, Letta, Franceschini e un pezzo di sinistra interna, "per mettere definitivamente ai margini gli ex renziani e prepararsi a una intesa con Conte".

 

 

 

 

C'è un clima di sospetto, che circonda anche gli scissionisti di Articolo 1 che si stanno riavvicinando al Pd, da Roberto Speranza a Pier Luigi Bersani. Secondo un esponente del Pd intercettato da Verderami, il loro obiettivo "non è rientrare nel partito abbandonato negli anni del renzismo: «Loro non vogliono rimettersi con noi. Loro vogliono provare il colpaccio", vale a dire spaccare il Pd e poi coalizzarsi con i 5 Stelle.

 

 

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