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Rula Jebreal, "tattiche di intimidazione": altro vergognoso delirio contro Libero

Alessandro Gonzato
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E' l'ora dell'ammazzacaffè quando Rula Jebreal cinguetta, in inglese: «Un'auto appartenente a un alto diplomatico italiano presso l'ambasciata di Atene è stata data alle fiamme e distrutta. La diplomatica, Susanna Schlein, è la sorella della leader dell'opposizione italiana, Elly Schlein, che è regolarmente presa di mira da attacchi omofobi da parte dei media di destra». Sotto, l'hashtag "IntimidationTactis", tattiche di intimidazione. A parte che la Schlein, almeno per ora, è la leader dell'opposizione solo nella mente della Jebreal, siamo alla follia. La giornalista palestinese con cittadinanza italo-israeliana fa un collegamento esplicito: la macchina della sorella della candidata alla segreteria Pd sarebbe stata incendiata da qualche razzistaccio, da un fascista, un nazista, insomma, uno che non vota a sinistra.

 

 

 


SPROFONDO ROSSO

Poi però la collega cresciuta sotto l'ala di Michele Santoro si supera, oltrepassa il limite dell'indecenza: punta il dito contro Libero e allega un post di qualche giorno prima in cui il direttore Alessandro Sallusti aveva fatto un ritratto di Elly Schlein, la presentava riportandone i tratti caratterizzanti, dato che sono ancora pochi quelli che conoscono la vice del governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che se la vedrà proprio con lei per la segreteria Dem: «Dichiaratamente bisessuale, comunista, anticapitalista, terzomondista, utopista, europeista ma soprattutto ambiziosissima. Ecco la donna che potrebbe scalare la sinistra italiana». Tutte cose vere e che infatti la stessa Schlein rivendica con orgoglio e legittimamente, e però la Jebreal ha caricato a testa a bassa, perdendola- le ricerche invero sarebbero dovute cominciare tempo fa, ma ci arriviamo dopo - tanto che sono stati i suoi stessi follower a dirle che ha scritto una follia. Non c'è un tweet uno che sostenga lo sragionamento della "santorina" (chissà se casualmente ne spunterà qualcuno oggi).

 

 

 

Ne prendiamo qualcuno a caso. Paolo Babfico: «Spero che tu non faccia mai domanda per un lavoro di interprete poiché il modo in cui traduci le cose (abbastanza divertente, spesso per adattarsi alla tua narrativa e costruire una trama inesistente di estrema destra dietro tutto) è sconcertante ... il problema è che penso che tu sappia cosa stai facendo e il perché». Ricky Palazzolo: «Quindi lei sta mettendo sullo stesso piano un attentato a una diplomatica italiana con gli attacchi omofobi (lo scrive lei) che la sorella subisce in Italia. Cavolo... ce ne vuole di fantasia e di odio per arrivare a un paragone del genere». Davide Pansecchi: «Applicando questo principio, per come istigate l'odio nei confronti della Meloni e per il sessismo che le riservate, a quest' ora dovrebbe aver già subito una decina di attentati». Fede Spera: «Sallusti ha descritto un personaggio pubblico senza dare giudizi personali. La correlazione con l'attentato? Che livello di basso giornalismo il tweet della Jebreal». Franca Lidia: «Se questa rappresenta il Pd vinceremo sempre a mani basse». Karl One: «Vergognati». Michele Russo: «Rula, ma hai fuso?». Il fumo, dicevamo, esce già da parecchio.

Quando è stato eletto Ignazio La Russa presidente del Senato, ricordiamolo, aveva cinguettato, ancora: «Chi sono i complici di Meloni? I mercenari della politica, disposti a legittimare questi neo fascisti, in cambio di nomine commissioni?». Di nuovo: «Ignazio Benito LaRussa diventa presidente del Senato italiano. Il passaggio da donna sopravvissuta ad Auschwitz (Liliana Segre, ndr) ad un fascista dichiarato». $ un profluvio di tweet che schiumano rabbia.

 

 

 


SUL PADRE DELLA MELONI

Sul profilo Twitter della Jebreal campeggia ancora in primo piano la colata di fango che tentò di riversare su Giorgia Meloni pochi giorni dopo l'elezione a premier tirando fuori la storia di trent' anni prima del padre defunto, col quale peraltro la Meloni aveva tagliato i ponti quand'era bambina, arrestato a Maiorca nel '95 per questioni di droga. Una vigliaccata gratuita, l'ennesima, per di più sulla pelle di una figlia cresciuta senza il papà. Odio e fango sparati col ventilatore a potenza massima, ma che anche allora erano tornati in faccia alla provocatrice radical-chic. Ora le bombe a Susanna Schlein sono colpa nostra.

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