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Magistratura, chi vuole la testa di Carlo Nordio: il complotto

Filippo Facci
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La nazionale magistrati ha dimostrato di avere la panchina lunghissima: ieri allo stadio Giornaloni (Corriere-Repubblica-Stampa) è stata schierata la formazione Rebibbia, composta da giornalisti e forcaioli che indossavano la maglietta «Black Toga Matters» e che prima dell'incontro si sono inginocchiati davanti alle loro fonti predilette, come accade da interi campionati: a poco è valso che la squadra avversaria non fosse neppure scesa in campo e che, nel cerchio di gioco, ci fosse solo un ex arbitro in pensione, Carlo Nordio, chiamato comunque dalla maggioranza dei tifosi a decidere quali partite occorrerà giocare in futuro.

 


In altre parole, è bastata una dichiarazione d'intenti da parte del Guardasigilli, martedì, in Commissione Giustizia, per scatenare la difesa a catenaccio della corporazione togata e dei servi di procura al seguito, questo dopo che l'ex magistrato Nordio - noi riassumendo indegnamente - aveva detto che vorrebbe riformare le intercettazioni («diffusione arbitraria e impropria») oltre a muoversi verso una separazione effettiva delle carriere tra pm e giudici, intervenire sull'inesistente obbligatorietà dell'azione penale («il pm può indagare su tutti senza rispondere a nessuno») e molto altro, compreso imprimere un'accelerazione della giustizia civile così da non perdere i fondi europei del Pnrr, Piano nazionale per gli investimenti complementari.
 

 

DISTONIA
Poco importa annotare sul cartellino la sintonia con Nordio del cosiddetto Terzo polo (Renzi sostiene anche l'inappellabilità delle sentenze di assoluzione) e la speculare distonia col Partito Democratico («relazione deludente, contraddittoria e con contenuti inaccettabili») e figurarsi se vale la pena (non vale mai) citare il giustizialismo dei grillini, preparati come di consueto, usi a reclamare il calcio di rigore anche quando il portiere la prende con le mani. Anche la posizione ufficiale dell'Associazione magistrati («Nordio vago e ingeneroso») appartiene a un altro campionato: si parla dei Mondiali, anche se la squadra italiana non si è neppure qualificata nei gironi eliminatori essendo posizionata agli ultimi posti (in Europa) in tutti i confronti sui tempi della giustizia (primi, secondi tempi e supplementari) oltre ad aver palesato uno storpiato uso del Var nei vari gradi di giudizio, usando e abusando le intercettazioni oltre ogni regola e sovrappopolando vanamente gli spalti carcerari, adottando poi un discrezionale calendario delle competizioni in tribunale e questo e molto altro: a testimonianza della sconfitta storica di una nazionale magistrati che ormai è ridotta a giocare in solitario da una trentina d'anni.

 


La quantità di commentatori, allenatori, massaggiatori e capi ultrà accorsi per difendere lo status quo (ossia che la giustizia italiana andrebbe bene così) resta comunque impressionante. Le carriere separate tra inquirente e giudicante (ciascuno con regole sue, e indipendentemente dal passaggio da una carriera all'altra) sono state riassunte dal Corriere della sera solamente come «temi cari al centrodestra» e non come architravi essenziali in ogni rito anglosassone del pianeta e, in Europa, di Regno Unito, Francia, Germania, Belgio, Spagna e altre nazioni forse ritenute poco competitive. La notizia di apertura era che «Nordio accusa» come se Nordio non si fosse limitato a constatare il risaputo. Il Corriere ha ostentato un gioco attendista (è la tradizione) ma l'intervista principale è stata per Giuseppe Santalucia, il presidente dell'Associazione magistrati: il quale non ha negato l'abuso dell'uso delle intercettazioni (impossibile) ma ha ripetuto il mantra sul «Paese con un alto tasso di criminalità organizzata», ossia «le intercettazioni sono tante perché sono tanti i latitanti da catturare». È un luogo comune contraddetto da un tasso mafioso ormai inferiore a quello di altri paesi nonché fondato sull'asserzione, falsa, che il nostro Paese avrebbe tassi di delinquenza più alti di altri paesi occidentali.

 


Repubblica, invece, nei suoi titoli, riduce ogni volontà di Nordio a una «sfida» e al «piccone del Guardasigilli» (Liana Milella titolare, schierata sin dal primo minuto a dispetto di vari infortuni) col tiki-taka un po' includente di un Carlo Bonini nel ruolo di regista: grandi fiammate verso un Nordio che andrebbe paragonato al Nerone che incendiò Roma e denuncia di Bonini circa la «demolizione di alcuni pilastri costituzionali» partorita da una «rozzezza degli argomenti e furia iconoclasta nei confronti delle istituzioni di garanzia».
Insomma, Nordio non se ne intende, anche se Bonini ammette che la magistratura è «prigioniera di una deriva corporativa», ma il Guardasigilli è ridotto ad abbracciare tutti i «luoghi comuni sulla giustizia penale del ventennio berlusconiano» e, martedì scorso, ha fatto esercizio di «enormità» e «sommarietà». Perché? Spiegarlo, per Bonini, «sarebbe pedante e prolisso». E noi ci fidiamo. Su Repubblica poi c'è un'altra intervista al presidente Santalucia (sempre Associazione magistrati) il cui titolo è «Stravolgere la Costituzione è un colpo alla democrazia». La tattica di gioco, anche sulla custodia cautelare, pare chiara: la miglior difesa è l'arresto.

 


ALL'ATTACCO
La Stampa (ex) di Torino mantiene qualche titolo equilibrato, a pagina 2 intervista l'avvocato Franco Coppie poi però affida «l'analisi» di prima pagina all'ex togato e pensionato Armando Spataro, che è come far analizzare il cattolicesimo a Martin Lutero. Dice subito, Spataro, che quello del suo ex collega è «un piano» (un piano, come quello della Banda dell'Ortica) «sbagliato e in stile Berlusconi». All'inizio dell'analisi già Spataro s' interroga: «Ma questo ministro ha mai svolto il lavoro di magistrato o è sempre stato un politico di professione?». Forse vendeva caldarroste in segreto, ma la risposta è implicita nel «giro» a pagina 6 e dove il titolo diventa «Il solito progetto salvifico berlusconiano che finirà per sottoporre i pm ai politici». Da qui la notizia: Berlusconi era già vivo nel V Secolo e progettò i sistemi giuridici di Common Law ideati nel Medioevo. E qui si spiega anche la caccia alle streghe. Informazione di servizio: si avvisa che la prevista disamina degli articoli del Fatto Quotidiano è rinviata a data da destinarsi. Nell'attesa, il lettore può mischiare a caso gli ingredienti base dell'editoriale di Marco Travaglio: «Corea del Nordio», «impunità», «salvacorrotti», «delinquenti» e «mafia». Servire freddo. Data di scadenza mai. 

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