Cerca
Logo
Cerca
+

Ponte sullo Stretto, la serie tv infanga l'Italia: l'ira di Salvini

Fabio Rubini
  • a
  • a
  • a

Per film e serie tv quello che sta per arrivare è un Natale pieno di polemiche. Prima quella sulla battuta di Christian De Sica nella pellicola Natale a tutti i costi, sul «Vino abruzzese fa schifo» e che ha suscitato le ire del governatore Marco Marsilio e del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo. Ora a suscitare dibattito è la serie tv in onda su Amazon Prime, Bad Guy, una produzione che, a dispetto del titolo, è italianissima.

 


La storia è quella di un magistrato siciliano - interpretato da Luigi Lo Cascio che lotta contro la mafia e che ad un certo punto viene accusato di essere colluso col boss a cui stava dando la caccia. A questo punto l'uomo torna in Sicilia sotto mentite spoglie e prova ad avvicinarsi all'organizzazione mafiosa nel tentativo di fare giustizia. E fin qui tutto ok. Il problema è che in una delle scene in onda sulla piattaforma - le prime tre puntate sono già disponibili, le ultime lo saranno a partire dal 15 dicembre - compare il Ponte sullo Stretto. O meglio, l'opera che nella realtà ancora non esiste e che recentemente è tornata al centro del dibattito politico, nella fiction è stata costruita, ma crolla, in quello che a tutti gli effetti è un vero e proprio disastro ambientale con tanto di ricerca dei dispersi. E anche qui, a volerla guardare laicamente, siamo sempre nel campo della narrazione di fantasia, comune a più di una serie tv.
 

 

 

LUOGHI COMUNI
A far andare su tutte le furie il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini, però, non è la comparsa e il crollo del Ponte, ma le colpe che la serie dà al disastro. In sostanza si sostiene che il ponte crolla perché gli appalti sono stati vinti da ditte colluse con la mafia e quindi i lavori sono stati fatti un tanto al chilo e, insomma, ecco servito il disastro.


Uno stereotipo, quello dei lavori al Sud sempre in mano alla malavita, che non è affatto piaciuto a Salvini. Che sulle sue pagine social ha pubblicato lo spezzone dove si vede il ponte crollato. A corredo il commento piccato: «Ennesimo stereotipo di pessimo gusto sull'Italia e sul popolo siciliano: dopo la sua realizzazione - analizza il vice premier- il ponte crolla perché la costruzione era stata affidata ad aziende legate ai clan mafiosi. Non possiamo più accogliere in silenzio insulti ed offese al nostro Paese. L'Italia - incalza Salvini da sempre crea capolavori ingegneristici dentro e fuori dai confini nazionali: il Ponte sarà l'ennesimo esempio di genialità italiana nel mondo. Volere è potere».

 

Contro la serie tv si è scagliato anche il presidente della Commissione Difesa alla Camera e segretario della Lega in Sicilia, Nino Minardo: «Sul Ponte sullo Stretto sarebbe stato meglio un documentario che un fantasioso crollo pieno di pregiudizi. Ma non dispero che Amazon voglia rifarsi raccontando tra un po' di tempo la realizzazione di questa importante opera».
Caso chiuso? Nemmeno per sogno. Per il momento nessuno si è ancora mosso in maniera ufficiale, ma si starebbe pensando di sporgere denuncia contro la serie tv e contro Amazon. Prima però si attendono pareri legali sull'effettiva fattibilità dell'iniziativa. Insomma dalle pareti del Carroccio non l'hanno affatto presa bene. Del Ponte sullo Stretto e delle altre opere in fase di realizzazione in Italia, nel pomeriggio è tornato a parlare Salvini a margine della visita ai cantieri della stazione Colosseo della Metro C di Roma, definita dal vice premier «un'opera d'arte.


Questa stazione diventerà un museo a cielo aperto, toglierà traffico e inquinamento e supererà i signori del no. La stessa cosa - prosegue Salvini - l'ho vista in questi giorni al terzo valico a Genova, al Mose a Venezia e spero di vederlo tra un paio d'anni con la posa della prima pietra che collega Sicilia ed Europa. Ci sono da ringraziare centinaia di operai, ingegneri, tecnici e maestranze che stanno facendo una cosa incredibile. Per i prossimi cinque anni insiste Salvini- il mio obiettivo è sbloccare le opere, finanziare e velocizzare, modernizzare il Paese e disinquinare».


FINANZIAMENTI
Poi tornando sul Ponte insiste: «I soldi si trovano. Abbiamo riportato in vita la società, l'abbiamo finanziata, ora spetta agli ingegneri fare egregiamente il loro lavoro. Se si sceglierà la via dell'aggiornamento del vecchio progetto, l'obiettivo è entro due anni partire con i lavori». Anche perché, ha concluso il ministro, «non avere il Ponte costa alla Sicilia 6 miliardi di euro l'anno, oltre al danno ambientale e climatico. Il Ponte, stando a uno studio, farebbe risparmiare 140mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica nell'aria, oltre al disinquinamento del mare». In un'intervista realizzata prima dello scoppio delle polemiche, va registrato che l'altra protagonista della serie, la brava Claudia Pandolfi, ha definito la scena del crollo del Ponte come una «genialata», perché «è una serie contemporanea, ma è come se tutto succedesse in un limbo in cui le cose accadono in maniera grottesca».

Dai blog