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Qatargate, Rula Jebreal a Bruxelles anche con Panzeri: il sospetto

Alessandro Gonzato
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Rieccola: a Bruxelles c'è ancora Rula. Di nuovo la Jebreal. Stavolta con Antonio Panzeri, il dominus - stando agli inquirenti- del "Qatargate": capi d'imputazione corruzione, riciclaggio, associazione a delinquere. A Panzeri ci arriviamo subito. Prima ricordiamo- ne abbiamo dato conto sul giornale di ieri che il 10 maggio 2022, a Bruxelles, la Jebreal giornalista braccio armato del Pd e della sinistra aveva tenuto una lunga conferenza pro-Qatar che partiva da un documento di 237 pagine dell'associazione Droit au Droit presieduta da Nicola Giovannini che dal 2009 al 2014 è stato collaboratore della Lista Emma Bonino ed è a capo delle relazioni esterne della Ong "No Peace without Justice" fondata dalla radicale e presieduta da Niccolò Figà-Talamanca, anche lui in carcere come Panzeri per le stesse accuse.

In quel documento, presentato durante la sottocommissione sui Diritti dell'uomo presieduta dalla socialdemocratica belga Maria Arena che si è autosospesa dal ruolo (non da parlamentare) dopo l'esplosione dello scandalo-mazzette (la sua assistente Donatella Rostagno è stata la prima a cui gli inquirenti hanno sequestrato l'ufficio), vengono demonizzati tutti gli Stati rivali socio-politico-economici del Qatar, su tutti gli Emirati Arabi Uniti, e il Qatar passa per vittima. La Jebreal parlava, e di fianco a lei l'europarlamentare dem Alessandra Moretti (non fa parte di quella sottocommissione ma ha voluto esserci) la fotografava, ribadiva l'importanza dei diritti umani e in un lapsus la chiamava «Ruba» anziché Rula.

 

FIGHT IMPUNITY
La Moretti non è indagata. Torniamo a Panzeri, l'ex europarlamentare del Pd e presidente della Ong "Fight Impunity". Panzeri, il 24 gennaio 2019, era al parlamento europeo con la Jebreal ufficialmente per parlare della guerra in Yemen, per condannare le violenze, tutte cose che ci stanno, ci mancherebbe, e che anche questa conferenza sia stata contro Paesi rivali del Qatar stavolta non conta, riportiamo una sintesi del pensiero della Jebreal: «Bisogna mettere pressione sui sauditi e gli Emirati per trovare un accordo politico e finire la guerra. Abbiamo l'obbligo morale di mettere pressione per far finire questa tragedia». Andiamo avanti

 

Ieri ci domandavamo, anzi, chiedevamo proprio quali rapporti avesse o abbia ancora la giornalista italo-palestinese coi personaggi che ruotano attorno a Panzeri: oggi dato che non è arrivata risposta- non che ci fosse dovuta anche se la domanda in queste ore se la stanno facendo in molti - la riproponiamo. Il 24 gennaio 2019 la sottocommissione per i Diritti dell'uomo era presieduta da Panzeri, che poi quando è diventato il capo della delegazione per le Relazioni coi Paesi del Maghreb e dell'Unione del Maghreb arabo ha dovuto cedere la presidenza alla compagna di partito Arena, la cui collaboratrice con l'ufficio sequestrato, in passato era stata collaboratrice di Panzeri.

ALTRE FOTO
Quel 24 gennaio la Jebreal si è intrattenuta con Panzeri prima e dopo la conferenza. Si è fatta fotografare con lui. Tutto lecito, fino a prova contraria, attenzione. Abbiamo provato a informarci a Bruxelles sugli eventuali compensi di queste conferenze, ma non c'è stata una risposta: a noi comunque non risultano remunerazioni ufficiali, se non il rimborso del volo. Nel frattempo spuntano altre foto, quelle di Panzeri con Roberto Speranza, che dopo il passaggio del presidente della Ong Fight Impunity in Articolo Uno di fatto è diventato il suo capo politico. Oggi Speranza dice che ciò che sta emergendo «lede la sinistra», che non bastano «rabbia e incazzatura». Ma questa è un'altra storia.

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