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Manovra, "picconata a Meloni". La trappola: gira una voce in Transatalntico...

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Si va avanti a tappe forzate, per evitare l'esercizio provvisorio. E non solo: per scongiurare il vero rischio, che la discussione accesissima sulla manovra faccia "saltare tutto". E Italia Viva e Azione, scrive Francesco Verderami sul Corriere della Sera nel suo retroscena, sembrano intenzionati ad architettare un clamoroso trappolone: non far approvare il decreto-bandiera sui rave party, che ha tempi strettissimi, come vendetta: "E' il costo che intendono far pagare a Palazzo Chigi per il braccio di ferro nel centrodestra sulla Finanziaria: sarebbe un tributo pesante, dato che nel provvedimento sui rave party è inserito il rinvio dell'entrata in vigore della riforma Cartabia sulla giustizia", sottolinea il retroscenista del Corsera, che la definisce, "una picconata" per la premier Giorgia Meloni.

 

 

 

Le trattative nella maggioranza non sono facili, in Commissione Bilancio si registrano rallentamenti, ritardi, barricate e proteste da parte dalle opposizioni. Con la prospettiva concreta che il voto finale sulla manovra arrivi all'alba della vigilia di Natale.

 

 

 

C'è poi un dettaglio "di colore", lasciato sfuggire dagli esponenti del centrosinistra, che rischia di essere molto più sostanziale: "A ogni legge di Stabilità - riparta sempre Verderami -, l'area limitrofa alla sala del Mappamondo dove si riunisce la commissione Bilancio di Montecitorio è sempre gremita di tecnici dell'Economia e della Ragioneria dello Stato: sono loro i sacerdoti dei conti pubblici, i veri estensori delle norme. Solo che stavolta per giorni hanno disertato. E per giorni la Camera non ha votato neppure un emendamento".

 

 



Il sospetto che gira in Transatlantico è sintetizzato in una formula: "Resistenza passiva", volutamente messa in atto dal governo e dalla premier per mandare un messaggio a Forza Italia in primis e a tutti gli onorevoli intenzionati a presentare emendamenti alla manovra in seconda battuta. 

 

 

 

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