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Pd, "dimissioni subito": la faida, il big di cui i compagni vogliono la testa

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"Si deve dimettere". Nuovo, piccolo grande terremoto nel Pd squassato dal Qatargate da un lato e dalla surreale polemica sul voto per le primarie, slittato di una settimana al 26 febbraio nonostante il parere contrario del segretario uscente Enrico Letta. I dirigenti democratici della Campania chiedono al Nazareno la rimozione di Francesco Boccia, commissario del Pd regionale. La risposta arriverà mercoledì prossimo, dalla direzione nazionale del Pd. A spedire la lettera ufficiale a Letta, due giorni fa, sono stati sei consiglieri regionali su otto, a cominciare dal capogruppo Mario Casillo, insieme a Bruna Fiola, Massimiliano Manfredi, Gennaro Oliviero, Franceso Picarone e Loredana Raia. Con loro anche gli ex parlamentari fino alla legislatura finita a settembre Umberto Del Basso De Caro e Raffaele Topo.

 

 

 

 

Motivo della protesta? Il fatto che Boccia, marito della ex ministra ed ex Pdl Nunzia De Girolamo, non sia garanzia superpartes in quanto sceso in campo formalmente a sostegno di Elly Schlein, sfidante del favoritissimo Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna in carica, per la poltrona di segretario del Partito democratico. 

 

 

 



Nella lettera inviata al segretario Letta si spiega che il senatore Boccia "si accinge a gestire la vicenda congressuale nazionale e campana" e che "alcuni giorni or sono, com'è suo diritto, ha scelto - si legge - di sostenere la candidatura dell'onorevole Schlein, accettando il ruolo di coordinatore della campagna congressuale di quest'ultima e rilasciando numerose interviste e dichiarazioni a sostegno della candidata Schlein. Questa sua nuova condizione lo pone al di fuori del perimetro di terzietà e di neutralità connaturato alla sua funzione di garante. Sarebbe stato auspicabile un suo spontaneo passo indietro ma ciò non è avvenuto, nonostante sia del tutto evidente l'incompatibilità politica tra le due funzioni peraltro sovrapposte anche temporalmente. Questa condizione va evidentemente rimossa dalla segreteria nazionale e in tal senso va il nostro auspicio". 

 

 

 

 

Tutto questo avviene all'ombra dello scontro sulla data delle primarie. Si sta raggiungendo l'intesa sullo slittamento dal 19 al 26 febbraio, proposta avanzata per evitare l'ingorgo con le elezioni regionali, in particolare in Lazio e Lombardia. I candidati alla segreteria hanno convenuto sull'opportunità dello slittamento, piuttosto surreale dal momento che la maggioranza dei (pochi) elettori rimasti da tempo chiede a gran voce di anticipare il voto interno e dare una guida vera al partito. La motivazione, però, è tutta politica: nessuno degli aspiranti segretari ha intenzione di vedersi intestata, sia pure solo formalmente, la prevista e prevedibile debacle elettorale iniziando così l'avventura nel peggiore dei modi. 

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