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Pd, se i "sinceri democratici" hanno un problema con le donne

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Elisa Calessi
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La questione delle donne, di come esserlo facendo politica, di quale ruolo hanno quelle che scelgono di fare politica nel Pd e di come sono considerate, di cosa comporti, di cosa significhi essere donna, della differenza che portano e di quanto sia riconosciuta (pochissimo), torna a incendiare il Pd. La miccia è quello che è accaduto ad Alessia Morani, ex deputata del Pd, vittima di attacchi e insulti per aver postato, su Facebook, una foto, in giubbotto di pelle nera sopra un top bianco, scattata a Capodanno durante una cena con il compagno per aspettare l'anno nuovo. Un'immagine che ha provocato commenti critici non solo da generici utenti del social, ma anche da esponenti del Pd: «Inopportuno», «sconveniente», «inappropriato», si legge sotto il suo post. Chi ha criticato il look, chi la "cena di lusso".

Ma soprattutto il look. Dal Pd è stata espressa solidarietà da Cecilia D'Elia, senatrice del Pd e portavoce della Conferenza nazionale delle democratiche e da Alberto Losacco, senatore del Pd, vicino a Dario Franceschini. Fine. «Solidarietà ad Alessia Morani per quei commenti stupidi e sessisti, c'è tanto da cambiare anche nel Pd», è stato il succinto commento di D'Elia. Mentre Losacco, svolgendo una riflessione più articolata, ha scritto in una nota: «Non solo ingiustificato e ingiustificabile l'odio social rivolto ad Alessia Morani per la foto pubblicata sul suo profilo.

 

Ma se questi commenti provengono da un iscritto al nostro partito, abbiamo un problema. Un partito, di e per le donne, che nel suo statuto contiene la parità di genere e che si batte per ottenere diritti e uguaglianza. Un partito che, però, anche e non solo per questo episodio, è ancora maschilista con punte di vera e propria misoginia. Non possiamo accettarlo. Abbiamo la necessità ed anche il dovere di affrontare e forse proprio di aiutare chi nel prio all'insegna del problema di come dare maggiore spazio alle donne nel Pd, con la battaglia per il rinnovo dei capigruppo e la decisione che il ruolo fosse affidato a due donne. Una scelta arrivata dopo la decisione, che tante critiche aveva sollevato, di indicare, al momento della formazione del governo Draghi, nei tre ministeri destinati al Pd, tre maschi. Strali, scontri, scuse, tentativi di riparare. E poi, tutto come prima. Nella nuova legislatura, infatti, solo un terzo dei parlamentari eletti dal Pd sono donne. Un risultato che ha portato lo stesso Letta ad ammettere, nella prima direzione nazionale seguita alle elezioni del 25 settembre, che «sulle donne il fallimento della nostra rappresentanza è chiaro e evidente, non ho molto da aggiungere».

 

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