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Pd, ecco chi sono gli infiltrati M5s: fuori tutti i nomi

Pietro De Leo
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C'è un nocciolo politico nascosto nell'anima della corsa congressuale del Pd. Che ha un contenuto assai più concreto e vitale rispetto alla discussione estenuante sulle regole, giustamente criticata ieri da Antonio Polito sul Corriere della Sera, degna più da confronto tra aspiranti nomenklature che di una classe dirigente calata nella necessità di ricostruire un partito. Ed è, questo nocciolo, tutto proiettato sul "dopo". Sul come, dando per probabile la vittoria alle primarie del Presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, si possa costruire un equilibrio con quell'anima del partito molto proiettata verso il Movimento 5 Stelle.

C'è un mondo interno, infatti, che non disdegna una rivendicazioni di valori, di obiettivi, incentrati attorno alla ricostruzione del fu campo largo, e al percorso interrotto con Giuseppe Conte. A volte, questa pulsione emerge con iniziative concrete. Come l'altroieri, quando al voto sulla proroga della cessione di armi all'Ucraina al Senato, le fila dei dem hanno fatto registrare due astensioni. Numericamente trascurabili, forse, ma politicamente no. Si tratta di Susanna Camusso ed Enza Rando. La prima, ex segretaria generale della Cgil, la seconda vicepresidente di Libera.

AL SANTUARIO - Provenienze che, nella stretta contingenza, richiamano al mondo del neo-pacifismo contemporaneo, più volte mobilitato dall'inizio dell'invasione russa, e che si è ritrovato lo scorso novembre a Roma in Piazza San Giovanni, santuario della sinistra politica e sindacale. Sul palco, tra i protagonisti vi furono proprio Maurizio Landini, attuale segretario della Cgil, e Don Luigi Ciotti.

Un mondo, questo, che guarda senza equivoco a Giuseppe Conte come referente politico, e proprio la foto tra quest' ultimo e il numero uno del sindacato di Corso Italia il giorno di quella manifestazione fu non solo l'istantanea dell'evento, ma la genesi di un confronto anche sui temi sociali che si sarebbe sviluppato in sessione di bilancio. Interrompendo così la tradizionale interlocuzione privilegiata tra Cgil e Pd. Ma ci sono connessioni anche più dirette tra esponenti Pd e il mondo pentastellato. È il caso, per esempio, di Michele Emiliano, Presidente della Puglia. Da tempo sostenitore di un'alleanza con il Movimento 5 Stelle (schema portante della maggioranza che lo sostiene), ieri intervenendo a L'Aria che Tira, alla domanda sul perché il pd avesse lasciato interamente a Conte la battaglia sul reddito di cittadinanza, ha affermato: «Il Pd ha difficoltà a intestarsi le battaglie, è il partito del tutto insieme».

Sul reddito, qualche settimana fa, è stato lo stesso Giuseppe Conte a segnalare la comunanza d'intenti, annunciando l'intenzione di avviare proprio in Puglia, in collaborazione con Emiliano, «un progetto pilota per introdurre una misura di protezione sociale che possa supplire all'azione abrogatrice del governo nazionale».

TEMI COMUNI - La ricucitura di un'alleanza politica con il Movimento 5 Stelle è punto qualificante anche di Francesco Boccia, coordinatore della mozione di Elly Schlein. Appena nominato, in un'intervista a Repubblica aveva affermato, riferito alla candidata: «Con lei torneremo ad essere il primo partito dei progressisti e, ricucendo con il Movimento 5 Stelle, riusciremo a battere le destre. Fuori dal perimetro del centrosinistra, di cui Conte è ormai collocato, c'è solo la destra». Sempre in quella direzione guarda l'ex ministro per il Mezzogiorno Francesco Provenzano, anche lui sostenitore di Elly Schlein. Ieri, dopo settimane di evasività, per la candidata progressista è arrivato un endorsement quasi pieno anche da Andrea Orlando: «È interessante il suo sforzo di mettere al centro dell'identità del partito il tema della lotta alle diseguaglianze, dei salari, della precarietà, dei cambiamenti climatici». Anche lui nel corso dei mesi aveva espresso rammarico sulla rottura dell'alleanza con il Movimento 5 Stelle.

Con tutto questo mondo, non troppo disposto a rinunciare alle proprie istanze, dunque, il pressoché certo trionfatore Bonaccini dovrà fare i conti. Considerando, poi, la tendenza territoriale che guarda proprio al Movimento: l'alleanza è saltata nel Lazio, sì ma c'è in Lombardia, tanto per guardare alle sfide in corso. Così come in esperienze avviate, oltre che in Puglia, si registra a Napoli e Bologna (dove il Sindaco Lepore è schierato per Schlein). Blocchi e prassi politiche con cui non sarà facile rapportarsi.

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