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Giorgia Meloni, "la regola del silenzio": cosa succede dentro FdI

Francesco Specchia
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Ai bei tempi, Tony Blair, come spin doctor laburistissimo, aveva Alastair Campbell che gli suggeriva sillabe, pensieri e finanche mugugni. Jacques Mitterand vantava come spin doctor il pubblicitario Jacques Séguéla. Lo spin doctor di Giorgia Meloni, invece, è Giorgia Meloni. Non è un caso che la Presidente del Consiglio, occhiuta come un falco verso la sua comunicazione politica, dopo l'intreccio un po' caotico di dichiarazioni e comunicati sul taglio delle accise della benzina, abbia stretto sugl'interventi dei suoi. Più che un accorgimento tecnico, trattasi d'un ordine affilato per bloccare le fuga in avanti dei colleghi e la retromarcia delle idee. Attraverso una circolare interna al partito che non lascia spazio a interpretazioni, i capigruppo di Camera e Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan, avvisano dunque i parlamentari dell'appropinquarsi dell'ora più buia. Il governo si muove sul filo teso tra la realtà delle regole e il consenso del popolo: non sono ammessi passi falsi. Le uscite abbastanza disarticolate sul carobenzina hanno fatto incazzare i vertici di FdI. Ora basta. Da adesso si parla solo di temi scelti dal partito con una linea ben precisa. Quella di Giorgia, ovviamente.

 

 

 

REGOLA DEL SILENZIO

Vale per tutti. Su altri argomenti vige la regole del silenzio d'oro fino a quando non lo decide la leader di Via della Scrofa e di Palazzo Chigi. Sicché, i suddetti capigruppo (per primo Foti con i suoi 118 deputati, poi con Malan e i suoi 60 senatori), appunto, questo spiegano nella circolare di cui è venuto a conoscenza Il Foglio: «Il gruppo parlamentare di FdI è dotato di un ufficio Stampa con a capo Donatella Di Nitto a disposizione dei deputati che intendano avvalersene. Ai deputati del gruppo che utilizzano invece personale diverso chiedo di disporre affinché i comunicati a loro nome vengano inviati all'ufficio stampa del gruppo, per il successivo inoltro alla agenzie, e ciò sia per favorire lo sviluppo di una comunicazione coerente, sia per evitare la diffusione di prese di posizione relative a temi sui quali si è deciso di non intervenire. Sono certo che, condividendo tutti lo spirito di questo messaggio, darete corso a quanto richiesto». Un rotondo giro di parole per dire: mettetevi un cecio in bocca, finché non ve lo tolgo io. Segue diffusione della raccomandazione via chat interna WhatsApp.

 

 

 

 

Lo scopo dell'operazione è duplice: evitare le smentite della premier agli sproloqui altrui; e impedire la creazione di correnti interne, com' è peraltro naturale in un partito che è passato dal 4% al 30%. Poi, certo, c'entra anche che Giorgia sia pervasa da atavica ansia di controllo; e che viva in un perfezionismo oserei dire un tantinello eccessivo per ogni voce dal sen fuggita. Ergo, si rivela necessario un rapporto gerarchico dei parlamentari con gli organi di stampa, tivù compresa dove si tende a mandare i politici che mostrano dimistichezza con la telecamera. D'altronde, il rapporto di Giorgia con la comunicazione politica ha radici antiche.

Meloni campeggia sui social - Facebook, Instagram, Twitter e Tik Tok - e scivola sulle piattaforme. È riuscita a adattare il linguaggio alle varie generazioni (Z e X, Millennials, i mitici boomers) e alle posture istituzionali; gli "Appunti di Giorgia" non saranno i diari di Churchill ma rivelano una loro efficacia. Meloni evita l'approccio aggressivo da campagna elettorale, e adotta la scelta stilistica morbida e decisa, allo scopo di parlare a tutti. Intervistata da Sky Tg24, attesta la semiologa e docente di comunicazione politica Giovanna Cosenza: «Relativamente ai competitor, Giorgia Meloni è la leader che ha comunicato meglio. Ha usato un linguaggio concreto, preciso, e ha fatto ciò che tutti hanno potuto osservare: ha moderato i toni e i contenuti rispetto a certi suoi 'estremismi' precedenti, nei quali esprimeva invece la destra più radicale».

 

 


 


TRATTI IDENTITARI 

Ed ecco spiegata la nuova comunicazione che non nega i suoi tratti identitari. «Meloni è passata dal sovranismo esasperato dei toni di Vox all'essere una leader pronta a integrarsi nelle linee europee e della Nato». Ovvio che t' incazzi se, dopo tutti questi sforzi, trovi uno ti distrugge tutta l'architettura, ed è uno dei tuoi...

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