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Crosetto e la Russia, "quando rischieremo la Terza Guerra mondiale"

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Se i tank russi arrivassero a Kiev potremmo trovarci all'alba della Terza guerra mondiale. L'avvertimento, terrificante, arriva da Guido Crosetto, ministro della Difesa che rifiuta però l'appellativo di guerrafondaio appioppatogli dal Movimento 5 Stelle perché favorevole all'invio di armi italiane all'Ucraina. "Il ministro lavora per la pace", dice di sé il fondatore di Fratelli d'Italia, che non nasconde la preoccupazione per un conflitto entrato in una nuova fase. Anche per questo, dopo aver partecipato al vertice Nato a Ramstein, ha subito messo in chiaro l'esigenza di rifornire di nuovi equipaggiamenti l'esercito di Volodymyr Zelensky, in previsione di una nuova, imminente e potentissima offensiva russa.

"Questo sarà il primo decreto a contenere solo armi difensive e aiuti civili - sottolineava giovedì Crosetto -. Non si tratta di vincere la guerra, ma di far capire a Putin che non la può vincere lui e costringerlo a sedersi al tavolo della pace, perché non c'è alternativa alla trattativa diplomatica". La rotta, insomma, è quella di sempre e Crosetto la condivide con Giorgia Meloni. Il lavoro con gli alleati per "fornire assistenza a Kiev a 360 gradi" va avanti. Sarebbe in dirittura d'arrivo l'accordo tecnico tra Italia e Francia per fornire all'Ucraina il sistema di difesa aerea Samp-T. Oggi il ministro ha incontrato l'omologo transalpino Sebastien Lecornu e anche di questo si è parlato. Quindi, nel pomeriggio, l'allarme.

"Essere dipinto su molti giornali come quello delle armi o che odia la Russia incide anche a livello personale. La Terza guerra mondiale inizierebbe qualora i carri armati arrivassero a Kiev e ai confini Europa. Chi dice qualcosa di diverso non conosce la storia. Il punto è che un Paese ha valicato i confini di un altro, non stiamo dando giudizi sul popolo russo. Esiste una coalizione internazionale che aiuta un paese aggredito", ha spiegato a Spazio Europa nel convegno 'Prospettive europee per una Difesa comune'. Se anche la guerra finirà presto, come auspicato, "le ferite rimarranno". Bisogna fare, questo l'invito, "passaggi epocali con leader che si prendano responsabilità. Un leader è un pensiero, una idea. Se non ce la facciamo ora abbiamo scelto una strada sbagliata".

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