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Verdini e Dell'Utri? Quando la sinistra criticava le visite ai carcerati

Daniele Dell'Orco
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Il ministro Nordio è entrato a gamba tesa sulla polemica tra la sinistra e Fdi circa le visite in carcere dei parlamentari dem ufficialmente per verificare le condizioni di salute di Cospito: «Le visite in carcere sono un dovere oltre che diritto dei parlamentari», ha detto.

Deve, però, valere per tutti. Perché il tipico moralismo della sinistra si scontra con i vari precedenti. Quelli, cioè, che nel corso degli ultimi anni hanno visto diversi onorevoli di centrodestra recarsi in carcere per mostrare vicinanza, umana non certo giudiziaria, a profili amici. Come accadde a Natale 2020, il 23 e il 24 dicembre, quando molti politici andarono a trovare Denis Verdini, ai tempi recluso a Rebibbia dopo la condanna a sei anni e sei mesi per la bancarotta del Credito cooperativo fiorentino. I media di sinistra la definirono «una processione bipartisan», che andava da Matteo Salvini a Matteo Renzi e Luca Lotti. Repubblica, il Fatto e il Domani si sbizzarrirono addirittura per lasciar intendere che i vari onorevoli stessero andando a chiedere consiglio a Verdini sulla necessità di staccare la spina al governo Conte 1. Al leader leghista concessero la licenza per via del fidanzamento con la figlia di Verdini, Francesca. Ma riguardo gli altri, le trame si sprecarono.

 

A portare un saluto a Verdini andarono anche Ignazio Larussa, Daniela Santanché, Maurizio Lupi, Renata Polverini e Antonio Angelucci. Daniela Santaché era anche tra coloro che sempre a Rebibbia fecero visita a Marcello Dell’Utri. Il fondatore di Forza Italia era stato condannato per aver svolto il ruolo di mediatore nel «patto di protezione siglato nel 1974 con la mafia da Silvio Berlusconi» e rimase rimasto in carcere per cinque anni, dal 2014 al 2019. Anche Renato Brunetta andò a verificare le sue condizioni nel 2017. Stesso gesto da parte di Fedele Confalonieri in visita a Dell’Utri. Dagli scranni della sinistra non mancarono i commenti caustici come quello del dem Mattiello: «Confalonieri non si illuda e all’amico Dell’Utri farebbe meglio a consigliare di raccontare la verità. La sentenza della Cedu è frutto di una interpretazione delle norme superficiale: il concorso esterno è un reato come tutti gli altri». La semplice solidarietà umana non era contemplata. 

Qualcosa di molto simile accadde ai politici che in carcere visitarono Totò Cuffaro, condannato per favoreggiamento a Cosa Nostra. Cuffaro trascorse quasi cinque anni a Rebibbia, da gennaio 2011 al 2015. All’epoca andarono a trovarlo l’allora sottosegretaria allo Sviluppo Economico Simona Vicari (Ncd), l’ex ministro Calogero Mannino, la senatrice Anna Bonfrisco, l’ex sottosegretario Antonio Buonfiglio. Una folla che però venne considerata così consistente che all’epoca partì un’indagine per i parlamentari e gli accompagnatori per stabilire quali visite fossero realmente lecite. Quando accade alla destra, insomma, tutti fanno la gara per vederci chiaro. Quando la destra si permette di sollecitare qualche spiegazione alla sinistra, si rimarca la morale. Sempre a senso unico.

 

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