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Firenze, gli improbabili in piazza: spirito golpista contro il governo

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Iuri Maria Prado
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Il problema della manifestazione “antifascista” di sabato non stava solo nell’improbabilità democratica di parecchi organizzatori e partecipanti, il vasto collettore del conformismo corporato che richiama la peggio Italia dei centri sociali, dei sindacati di regime, delle reti arcobaleno, del pacifismo cremlinista e la polarizza verso l’affascinante avventura con i mazzieri del movimento Cinque Stelle, un esperimento che è quanto di più tecnicamente fascista la sentina italiana abbia dato fuori in settant’anni di Repubblica.

No: al di là delle sigle che la contrassegnavano e delle bandiere che la movimentavano, il problema di quella manifestazione risiedeva anche, o meglio innanzitutto, nello spirito fondamentalista e sostanzialmente golpista che ne invigoriva le pretese e gli intendimenti. Un governo e i suoi ministri, e la parte del Paese che li sostiene, da mettere pressappoco fuorilegge perché destituiti - secondo quella violenta rappresentazionedel necessario presupposto antifascista, la patacca che è venuta buona per decenni ad assicurare stipendi e carriere ma ora adempie a un ufficio supplementare, e cioè a dare e revocare il titolo necessario per non essere banditi dalla Repubblica Bella Ciao.

Che non è l’Italia come la vorrebbero loro, l’Italia opinabile esposta all’orientamento diverso, ma l’Italia definita e conchiusa nel tegumento ideologico di un’intolleranza essenziale, l’Italia come deve essere per tutti, per legge, per forza, per giuramento sotto minaccia del manganello antifascista. Non hanno neppure il sospetto che tra il non essere fascisti e il loro antifascismo denominativo e comiziante esista un abisso di estraneità, e che semmai è in quella loro propensione precettante il segno più tenebroso di una somiglianza tremenda alla tradizione che credono di avversare. C’è molto più fascismo che altrove, e molto più genuino, in quella loro pretesa di acquisizione del titolo democratico in esclusiva monopolistica per via antifascista.

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