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Annalisa Savino, il sondaggio che spazza via la preside Pd

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Pietro De Leo
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L’irrefrenabile tentazione alla militanza politica. Quella che attrae una parte degli insegnanti di scuola, e li spinge ad interpretare il proprio ruolo in chiave tribunizia, ovviamente sempre a beneficio del racconto progressista. Le coscienze dei ragazzi, concepite da costoro non come un bene prezioso, su cui stimolare la maturazione fondata sul senso critico, ma scatole vuote da riempire con luoghi comuni e faziosità utili alla causa. Questo quadro lo abbiamo visto più volte negli ultimi trent’anni, a varia intensità, che cresce ogniqualvolta il centrodestra (o parte di esso) è al governo, oppure un leader d’area prende l’impennata del consenso popolare. E però della chiamata alla guerra ideologica dalla cattedra gli italiani hanno piene le tasche.

 


Lo certifica un sondaggio SWG, realizzato nel febbraio 2023 su campione nazionale. L’esito è chiaro: per il 57% degli intervistati gli insegnanti «dovrebbero completamente astenersi dall’esprimere pubblicamente qualsiasi valutazione politica». Tutto parte dal caso della preside fiorentina Annalisa Savino. Fatti noti, ma riportiamo alla memoria: al liceo Michelangiolo scoppia una rissa tra ragazzi di destra e ragazzi di sinistra. I secondi volevano impedire un volantinaggio ai primi, che hanno reagito, e male, menando le mani. Un fatto brutto, certo, ma su cui è stata versata la benzina di un racconto sbagliato, fatto di una inesistente minaccia neofascista e caricando il gesto dei militanti di destra di un peso che non c’era. Tanto che il centrosinistra ha persino convocato una manifestazione di piazza sull’argomento. Tra le pieghe di tutto ciò la preside in questione, militante del Pd, che dirige un altro istituto sempre in città, si è messa alla tastiera e ha scritto una circolare. Partendo dalla vicenda ha, di fatto, associato ai totalitarismi quella porzione di quadro politico che difende le frontiere e rivendica l’identità storica. Una scivolata, stigmatizzata anche dal ministro dell’Istruzione Valditara. Ebbene, partendo dal 57% di contrari alla propaganda politica in classe, la società specializzata in scienza dei dati Yoodata ha svolto una ricerca empirica, isolando una parte del testo della circolare della preside Savino. Questa: «Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura.
Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé.



Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa e non è andata così». Un chiaro riferimento ad un incombente pericolo fascista. Ebbene, su questo passaggio, Yoodata ha interpellato, in forma anonima, un campione di 120 persone è stato interpellato. L’esito è stato plebiscitario: per l’88% la preside si riferiva «all’attuale maggioranza di centrodestra, in particolare a Lega e a Fratelli d’Italia», appena l’8% invece ha visto un richiamo «ad altre forze politiche» e per il 4% non c’era «nessuna forza politica in particolare» tirata in mezzo. Un esperimento, dunque, che traduce in numeri quello che è già evidente. E riconduce ad una nuova fase di una vecchia prassi. Oggi, il legno verde della coscienza collettiva, quello degli adolescenti, è di nuovo nelle brame della propaganda di sinistra. Lo provano, per esempio, gli incontri tenuti in alcuni istituti bolognesi dal sindaco della Città, Matteo Lepore, per perorare la causa dello ius soli. E c’è da credere che molti altri episodi si aggiungeranno in questa fase politica contrassegnata dalla leadership di Giorgia Meloni. Al pari di quelle iniziative, assai numerose, che si ebbero nell’anno in cui Matteo Salvini era ministro dell’Interno e la Lega primo partito italiano. Magari se lo ricorderanno ancora gli ormai ex studenti di un Liceo Scientifico di Palermo, che alla maturità nel 2018, si trovarono di fronte i prof della commissione d’esame tutti abbigliati con t-shirt rossa, simbolo del dissenso sulle politiche migratorie di Salvini. E che dire, poi, delle innumerevoli mobilitazioni degli insegnanti ai tempi dei governi Berlusconi? Addirittura, per protestare contro la riforma Gelmini, nel 2008, non si risparmiarono nel far scendere in piazza, assieme a loro, anche gli ignari alunni delle elementari. Per non parlare delle forme di attivismo più subdole, non rivolte direttamente a un leader o un partito ma sempre ben rimestanti nel calderone politicamente corretto: le recite di Natale cancellate qui e là nelle scuole italiane per non offendere bimbi non cattolici, il cambio nome alla festa del papà o della mamma per non mortificare i pargoli di coppie omosessuali. 

 

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