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Pd, l'ultimo delirio: tutti in piazza contro la riforma Macron

Alessandro Gonzato
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Mesdames, messieurs, c’est fantastique. Signore, signori, è fantastico. Il Pd del circolo di Parigi che protesta contro la riforma delle pensioni voluta da Emmanuel Macron è lo stesso Pd che ha sostenuto con forza la riforma delle pensioni voluta dodici anni fa dalla Fornero? Sì, è lo stesso. Ma la riforma Fornero, scusate, non è stata molto più pesante di quella propugnata dal presidente francese e che sta incendiando le piazze? Sì anche stavolta, e non lo diciamo noi, è nei fatti. E quindi? Quindi il Pd è questo, capace di tutto ma soprattutto del contrario di tutto. È un caso che Enrico Letta sia arrivato da Parigi, dall’Institut d’études politiques, per prendere in mano i democratici e portarli ai minimi storici? Chissà. Letta che magari, fosse ancora in cattedra in Francia, avrebbe potuto spiegare il motivo per cui l’allora premier Mario Monti fu sostenuto strenuamente da Pier Luigi Bersani perché passasse la contestatissima legge. Chissà che Letta non lo faccia prossimamente.

 

 

 

LA GAUCHE CAVIAR

Veniamo al messaggio diffuso in settimana dalla sezione parigina del partito. «Buonasera a tutt* (con l’asterisco, neo lingua fluida modello che vorrebbero imporre i progressisti, ndr), il Pd Parigi sarà presente alla manifestazione contro la riforma delle pensioni di domani 23 marzo. Dopo il passaggio in forza con la procedura del 49.3, e la mozione di censura mancata per una manciata di voti, si impone infatti di sostenere la mobilitazione sociale per il ritiro della riforma delle pensioni, una misura estremamente ingiusta, ma anche contro questo governo e i suoi metodi, contro la sua inadeguatezza rispetto al dialogo sociale e contro l’ingiustizia profonda e sistemica su cui si basano le sue politiche». Dai caffè la gauche caviar poggia lo champagne per osteggiare una riforma che neanche la riguarda. È la sinistra al caviale.

 

 

 

Torniamo alla chiamata alle armi. «Abbiamo visto nel nostro Paese d’origine i danni enormi causati dalla regressione dei diritti sociali, in particolare di quelli dei giovani, dei lavoratori, delle fasce più povere e dei pensionati. Non lasciamo succedere lo stesso in Francia. Il punto di ritrovo è di fronte al cinema Mk2 Bastille al 5 Rue du Faubourg Saint-Antoine. A domani!». Il circolo di Parigi del Pd che accusa il governo Meloni di «regressione dei diritti sociali». Siamo a vette altissime. Comunque, le lacrime del ministro Fornero (pardon, ministra) furono foriere del sistema retributivo che sostituì quello contributivo. Ci furono scioperi, polemiche e lacrime, altre, quelle degli esodati. Dodici anni dopo e Macron, il quale l’anno scorso in campagna elettorale aveva preannunciato la riforma, alza l’età minima pensionabile da 62 a 64 anni e mette la parola “fine” ad alcuni regimi speciali per determinate categorie di lavoratori.

La musica però per i compagni degli Champs Elysées è cambiata, ora il nuovo direttore d’orchestra Elly Schlein ha dato indicazioni diverse. La partitura è completamente cambiata. Oddio, non è che i contestatori dem parigini abbiano fatto tremare i polsi a Macron, e per capirlo basta guardare la loro pagina Facebook dove i post viaggiano alla vorticosa media di 1-2 like ciascuno. Picco massimo gli 11 del post che riporta i risultati delle primarie dem nei due seggi parigini, in rue Claude Tillier e St Jacques. Affluenza complessiva 198 persone, 165 voti per la Schlein, 32 per Bonaccini. Che poi quelli del Pd ci avranno pensato che le proteste in strada contro Macron fanno salire i consensi per l’acerrima rivale Marine Le Pen? Ci fosse stato Letta, lui sì che glielo avrebbe spiegato. Forse.

 

 

 

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