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Massimo Giletti, la foto-patacca di Berlusconi e la trappola

Daniele Priori
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«Sono accuse infondate e offese gravissime che calpestano la storia di un uomo che, oltre ad essere uno dei più grandi imprenditori italiani, ha ricoperto per ben quattro volte il ruolo di Presidente del Consiglio». La dura reazione, diffusa nel pomeriggio di ieri dalle agenzie di stampa, è di Giorgio Perroni, avvocato di Silvio Berlusconi. Gli obiettivi sono i retroscena fumosi pubblicati ieri da diverse testate che si sono rese autrici di uno scoop che non c’è, fondato su una foto di cui non c’è traccia. L’immagine, secondo le ricostruzioni giornalistiche, risalirebbe al 1992 e vedrebbe ritratti appunto Giuseppe Graviano, uno dei due fratelli oggi condannati all’ergastolo come stragisti, con il Cavaliere, allora ancora a capo di Fininvest, e il discusso generale dei Carabinieri, Francesco Delfino, morto nel 2014. Ad oggi praticamente una bufala che però, secondo i soliti giornali un po’ amici delle procure, un po’ invisi ancora assai all’ex premier, risolverebbe il giallo sull’origine dello stop improvviso inflitto dall’editore Urbano Cairo a Non è l’Arena.

 

 

 

A smentire l’esistenza dello scatto è oggi addirittura lo stesso Salvatore Baiardo, l’ex gelataio amico dei fratelli Graviano, che ne sarebbe stato il possessore, il quale adesso, però, dice che quell’immagine non esista. Mentre pure lo stesso Massimo Giletti che avrebbe visto una foto ma da lontano e solo tra le mani proprio di Baiardo, pare abbia riferito ai giudici antimafia di Firenze di non essere così certo del fatto che il personaggio ritratto assieme ai Graviano fosse l’ex premier. «Da almeno un quarto di secolo tutte le più assurde accuse di presunta mafiosità contro Silvio Berlusconi si sono sempre dimostrate false e strumentali, tant’è vero - ha sottolineato ancora il legale del Cav - che ogni volta gli stessi inquirenti hanno dovuto ammettere che erano infondate, disponendo l’archiviazione di tutti i vari procedimenti penali. Ora viene riattivato il circo mediatico, questa volta attorno a una foto spuntata all'improvviso dopo trent’anni, la cui esistenza è smentita dal diretto interessato. Tutto questo avviene perché la stampa ha in mano documenti che non potrebbero circolare in quanto coperti da segreto istruttorio, senza che peraltro la magistratura si attivi in modo deciso per mettere fine a una fuga di notizie che va avanti da troppo tempo».

 

 

 

 

DENUNCIA

«A tal proposito - ha annunciato Perroni - ci riserviamo di adire in tutte le competenti sedi giudiziarie contro questo uso indegno di informazioni riservate". «Va poi detto che questa fuga di notizie e il clamore mediatico che ne consegue sono ancor più intollerabili, e lo dico in questo caso non solo da avvocato di Silvio Berlusconi, ma anche da cittadino, perché si verificano proprio nei giorni in cui il Presidente è ricoverato e sta combattendo una battaglia molto delicata. Quanto dovremo continuare a tollerare - ha concluso il legale un sistema in cui i processi si fanno prima sui giornali che nei tribunali, in violazione della legge e senza alcun rispetto per le persone?” Tra retroscena fantasiosi e autentiche fake news, insomma - altro che giallo risolto - la nebbia probabilmente si infittisce. A fenderla un poco, paradossalmente, le parole nette di Fabrizio Corona, entrato nella vicenda per il passaggio a La7 di intercettazioni audio (stavolta non di immagini) dello stesso Giletti che parla con Baiardo. Corona in buona sostanza, interpellato in queste ore dalla stampa, ha dato dell pollo al suo amico Giletti: «Se quella foto esistesse l’avrei venduta io a Massimo» il quale, sempre secondo l’ex fotografo dei vip, avrebbe comunque sbagliato a farsi coinvolgere in una sorta di gioco delle tre carte «da un giocatore di poker». Baiardo, ovviamente. Che senza più le telecamere de La7 continua a studiare da TikToker professionista, avendo scelto il social media cinese come mezzo di autopromozione del libro di memorie (o magari altre “profezie”) di cui ha ampiamente annunciato la prossima uscita. Ieri sul caso è intervenuto anche il presidente della Fnsi, il sindacato dei giornalisti, Vittorio Di Trapani: «La chiusura del programma di Massimo Giletti sta assumendo contorni che non riguardano più solo un giornalista. Cairo spieghi pubblicamente i motivi di questa decisione improvvisa».

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