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Marta Fascina incoronata leader di Forza Italia ma il vicerè è Tajani

Enrico Paoli
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Marta Fascina, la compagna di Silvio Berlusconi, nel capannone di via Mecenate, a Milano (meglio noto come gli Studios, poco più in là va in onda Fabio Fazio) non c’è fisicamente. Ma è come se ci fosse. La sua figura, non certo la sua ombra, la sua immagine politica, ha segnato la mattinata finale della due giorni di Forza Italia, chiusa con il video messaggio del leader azzurro, salutato da lungo, quanto commosso, applauso dei delegati e militanti saliti a Milano per «assistere all’evento». «Perché vogliamo bene a Silvio», dice un gruppo di giovani forzisti, con bandiere del partito in mano e vestito blu d’ordinanza.

E, forse, vogliono bene anche a Marta, incoronata regina dagli azzurri, come se il San Raffaele, dove veglia e sorveglia Silvio, fosse la sua Westminster. «Marta sei una leader. Il popolo di Forza Italia ti ama», recita uno striscione portato in sala stampa da una quindicina di giovani campani di Forza Italia. A restare sorpresi sono in pochi. Ed forse l’assenza dello stupore a stupire i giovani azzurri. Ma il gioco funziona così, prova a spiegargli qualcuno. Marta, in fondo, è già nei cuori degli azzurri. «La Fascina è il nostro orgoglio», racconta Antonio, militante di 20 anni, «veniamo tutti dalla Campania, da coordinamenti diversi. Da quando ci sono Marta e il coordinatore regionale, Fulvio Martusciello, noi giovani ci sentiamo rappresentati. Ci siamo conosciuti grazie a loro, che ci hanno dato l’opportunità di creare un vero movimento giovanile che fosse espressione del nostro credo politico». Vai a spiegargli che la politica, come diceva Rino Formica, “è sangue e merda”. Forse lo sanno, ma preferiscono far finta di nulla.

 


ACQUA E SAPONE
«Qualcuno ha definito i nostri ragazzi “acqua e sapone”», dice Maurizio Gasparri, «bene, per noi è un complimento, meglio i nostri ragazzi “acqua e sapone” che i ragazzi “hashish legale e cocaina” che propone la sinistra italiana». E se questo movimento giovanile lotta e combatte insieme a Silvio, per Fi il futuro è assicurato. Certo, sotto il tetto degli Studios, fra luci basse e tricolori ad animare le pareti, non è tutto rosa e fiori. Come vuole la liturgia della politica ci sono anche le spine. Sul fondo dalla sala spiccano due striscioni. Il primo, «Forza Licia» (Ronzulli, ndr) con un cuore rosso, è lo striscione dedicato alla capogruppo al Senato. Stendardo simile a tifare «Marta Fascina». Una sorta di derby, insomma, che si colora di giallo quando la scritta per la Ronzulli è stata tolta e fatta spostare in un altro punto degli East End Studios per evitare, hanno spiegato alcuni addetti, che coprisse lo striscione di Forza Italia Cuneo. Il gioco di ruoli e delle posizioni, come sulla scacchiera, ha sempre il suo peso. E non solo quello, a dire il vero.


«La logica del “meno siamo meglio stiamo” non ci deve appartenere», afferma Alessandro Cattaneo, deputato e vicecoordinatore nazionale di Forza Italia, finito nel vortice di cambi voluti da Berlusconi un mesetto fa (era stato indicato come capogruppo alla Camera, sostiuito da Paolo Barelli, ndr), «noi dobbiamo costruire un partito scalabile e basato sul merito, dove anche l’ultimo dei militanti può ambire a diventare consigliere comunale o sindaco o parlamentare. Il partito deve essere aperto e contendibile, basato sul merito, il tutto avendo come unico leader Silvio Berlusconi». Il ragionamento di Cattaneo vuole essere di carattere generale, difficile però non vedere nelle sue parole un richiamo alle fibrillazioni delle scorse settimane. Se in sala ci fosse stato l’applausometro, qualche intervento (fra quelli dei cosiddetti big) avrebbe fatto toccare il segno meno, tanta è stata la fredddezza della platea. E in una due giorni che sembrava un congresso, pur non essendolo, certi dettagli contano. Eccome se contano. RIMESSO IN MOTO Però, al di là dei fraseggi polemici o delle scaramucce formali, la due giorni milanese, fortemente voluta da Antonio Tajani, vicerè senza corona, è servita a rilanciare l’azione di Fi. «Sono stati due giorni intensi», spiega il vice ministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, «dai quali usciamo con un messaggio forte e chiaro. Berlusconi che parla di futuro è un grande segnale per tutti noi. Perché a quello dobbiamo pensare». E il futuro che sta dietro l’angolo sono le elezioni europee, un passaggio significato per gli azzurri. Alessandro Sorte, deputato azzurro e neo coordinatore della Lombardia, considera quell’appuntamento elettorale «strategico», tant’è da aver speso molto tempo nel piazzale degli Studios, stringendo mani e ricucendo rapporti. Il lavoro sul territorio quello impone. E come lui anche gli altri coordinatori del partito, presenti alla due giorni milanese. In fondo un po’ di vecchia scuola democristiana non guasta mai. «Gli uccellacci del malaugurio sono stati smentiti: Forza Italia è presente, i nostri amministratori locali e nazionali lo testimoniano ogni giorno», chiosa Paolo Barelli, presidente dei deputati. Con la Fascina in testa... 

 

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