Tra i tre incontri che il presidente Zelensky ha avuto ieri a Roma - il Papa, il premier Meloni e il presidente Mattarella - il più importante per lui è stato il quarto, quello con Bruno Vespa nello speciale di Porta a Porta. Nel senso che per quasi due ore il presidente ucraino ha potuto parlare per la prima volta, sollecitato dalle domande di colleghi, direttamente agli italiani e all’opinione pubblica europea. Uno si chiede: ma perché il capo di un esercito in guerra e di un popolo sotto assedio e sofferente spreca ore preziose in un talk show a migliaia di chilometri dal suo quartier generale? Be’ l’unica risposta sensata è che Zelensky sa bene che la controffensiva militare sul campo deve essere accompagnata da una altrettanto fondamentale controffensiva mediatica per convincere i cittadini occidentali a sostenere, quantomeno non avversare, il supplemento di sforzo economico e politico che l’Ucraina chiede ai nostri governi.
Armi e consenso, insomma, devono procedere in parallelo altrimenti il meccanismo degli aiuti vitali per Kiev potrebbe all’improvviso incepparsi. E tra le tante cose che Zelensky ha detto quella più forte riguarda il diverso concetto che gli ucraini danno alla parola pace rispetto a chi questa parola la pronuncia lontano dalle bombe. Sintetizzo: quando hai dovuto seppellire duecentomila persone, metà delle quali civili inermi, uccise da un invasore l’unica pace possibile è respingere l’intruso fuori dai tuoi confini e processare i suoi crimini. Per gli ucraini non ci sono altre opzioni, è apparso chiaro che Zelensky non comprende il senso che invece una parte importante della nostra opinione pubblica dà alla parola pace, cioè una pace purché sia e chiudiamola lì. No, a questo gli ucraini non sono disponibili e il loro presidente ce lo ha detto con grande chiarezza.
Papa Francesco-Zelensky, è stallo: cosa svela il comunicato del Vaticano
No, l'incontro tra Papa Francesco e Volodymyr Zelensky non è stato dei migliori. Certo, totale rispetto e sti...Da quello che si apprende Zelensky, in questo senso, può ritenersi soddisfatto degli incontri avuti sia con la premier Meloni che con il presidente Mattarella: la sua posizione è condivisa e sarà sostenuta dall’Italia. Probabile che non abbia convinto i pacifinti alla Santoro, una élite che si ostina a non volere fare i conti con l’oste, cioè con il popolo aggredito. Ecco, ieri l’oste glielo ha detto chiaramente: nessuno, russi e non russi, pensi di poter banchettare gratis in Ucraina, il conto si paga e gli sconti non sono previsti.