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Fabio Fazio "mollato dal Pd": la verità indicibile sull'addio alla Rai

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Francesco Specchia
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Lo so, adesso siamo alla pochade. E se, a questo punto avanzasse una verità indicibile, un lamento irrivelabile, una sorta di metafora nei rapporti di forza dell’opposizione politica? E se, paradossalmente, Fabio Fazio l’avesse mollato la sinistra? Non intendo il vecchio Pd di Enrico Letta, di Michele Serra amico-coautore del nostro, di Bersani che invoca la Corte dei Conti, degli editorialisti di Stampa e Repubblica, di Saviano e Rula che nel suo salotto sempiterni e graditi ospiticonsumavano ore di temi civili, di doverose marchette e di cazzeggio costruttivo; e che ora si sentono naturalmente un po’ più soli. No. Non intendo la vecchia guardia del progressismo, rigonfio del suo indotto: quello che Alessandro Gnocchi individua nei «romanzieri della domenica, i cantanti col pugno chiuso alzato, gli intellettuali più impiegati nella propaganda che impegnati, i rottami delle politica comunista, i perseguitati immaginari, gli editori convinti che leggano solo gli spettatori di Chetempochefa».
No.

LA TERRAZZA
Parlo proprio dei nuovi arrivati: i duri e puri inalatori di comunismo in purezza, lucidatori della falce e del martello, a partire da Elly Schlein. La quale, come diceva Totò, si butta a sinistra che più sinistra non si può. E, così facendo, salta a piè pari il lavacro del salotto di Fazio con tutti quei caratteri che potevi occhieggiare tra le pagine della Repubblica di Scalfari, nella Terrazza di Ettore Scola, o nell’attico anni 70 di Leo Bernstein a Madison Avenue così ben descritto in Radical chic di Tom Wolfe. Insomma. Son tre giorni che da sinistra, convulsamente, si additano i nuovi vertici della Rai come unni devastatori, e si trasforma il contratto milionario di Fabio a Discovery in un’ostensione martirologica. Eppure, diamine, è un bel contrattone. Sfido chiunque a rifiutarlo. Eppure, una volta conosciuta la cifra dell’ingaggio al Nove (10 milioni di euro per 4 anni, esclusi i futuri format de L’Officina la casa di produzione dell’anchorman. In rai ne prendeva poco meno) be’, non è che la sinistra autentica si sia stracciate le vesti. Non risultano programmate sollevazioni popolari tra i sindacalisti dell’Italsider, gli addetti alla salamella della festa dell’Unità, i telespettaori di Maria De Filippi, i pensionati con badante in multiplex, i fan di Elly Schlein. E, a dir la verità, neppure la Schlein ha sprecato un lamento per la nuova “epurazione”. Anzi.

Qualcuno, oggi, maliziosamente, estrae dal passato da militante della segretaria del Pd tweet inequivocabili di critica contro la conduzione di Sanremo della coppia Fazio-Littizzetto nel 2014 firmati “Elly Schlein”: «Solo noi prendiamo le 2 voci più sgradevoli dello spettacolo italiano x condurre il programma più lungo dello spettacolo italiano. #sanremo». Confrontate questo tweet con il lamento agli déi di Letta («la destra al potere sceglie di privarsi di Fabio Fazio e fa un danno alla tv, alla cultura a e all’Italia») e vi accorgerete che il destino del conduttore, per Elly, non è mai stato propriamente in agenda. Peraltro la rabbia contro la «politica di strabordante ingordigia» che Fabio attribuisce alla destra si è assai smorzata nei petti degli astanti. Specie da quando, nelle ultime 24 ore, il neo amministratore delegato di viale Mazzini Roberto Sergio ha rivelato che sarebbe stato antieconomico oltreché stupido liberarsi di Fazio; e che il 25 maggio prossimo avrebbe presentato per lui la proposta di rilanciare l’intrattenimento e il sabato sera di Raiuno; ma Fazio per evitare l’imbarazzo del rifiuto, ha annunciato le dimissioni prima che Sergio entrasse in carica. Beninteso ci sono delle verità inscalfibili sul nostro eroe.

COLPO DI LOMBI
Fabio è un mostro di bravura. Ha costruito la sua piccola leggenda sulla capacità di onorare il servizio pubblico quanto il suo partito di riferimento; di fare ascolto e di fare soldi. In questo è la reincarnazione di Maurizio Costanzo in salsa Veltroni boys. E data la sua visibilità –riconosciamolo- chiunque di noi, per vanità, visibilità o convenienza avrebbe accettato volentieri di ficcarsi davanti alla sua telecamera. E, bisogna ammettere che, salvo i casi istituzionali, nella sua coerenza Fazio non mai invitato nessuno di parte politica opposta. Ma ora che quella parte politica in Rai si stava sfarinando, nello scatto verso altri lidi sta l’ennesimo colpo di teatro. Arrivederci Fazio, onore a Caschetto... 

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