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Giorgia Meloni al G7, "leader dei grandi": cosa succederà tra un anno

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Antonio Rapisarda
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Oggi la sua “prima” al G7 con gli occhi puntati sui dossier caldi – Cina, Ucraina, disarmo nucleare ed energia – e lo sguardo già proiettato al prossimo vertice dei big del mondo che si terrà proprio in Italia (a cui toccherà la presidenza nel 2024). Giorgia Meloni, dopo lo scalo in Alaska seguito al Consiglio d’Europa di Reykjavik, è giunta ieri in Giappone con un giorno di anticipo. Scopo? Il bilaterale con il primo ministro Fumio Khishida. Un partenariato elevato a rango «strategico», quello con dirimpettaio nipponico, che conferma l’attenzione di Palazzo Chigi nei confronti di un importante alleato nell’indo-pacifico e che rientra pienamente nell’obiettivo di rafforzare l’Italia e il bacino del Mediterraneo nel grande gioco fra i due “oceani”.
Questo del resto è il ruolo che la presidente del Consiglio intende ritagliarsi al suo esordio al summit di stanza – per l’occasione – nell’estremo Oriente, sulla piccola isola di Mojinamachi: lì dove rappresenterà l’unica donna fra i 7 capi di Stato e di Governo (prima di lei solo altre quattro: la cancelliera Angela Merkel, la canadese Kim Campbell e le inglesi Margaret Thatcher e Theresa May) e nel quale non mancherà di incontrare – nonostante l’agenda non sia stata formalizzata – tanto il presidente americano Joe Biden quanto il francese Emmanuel Macron.

 

 


SICUREZZA ECONOMICA
Ieri, intanto, è stata la volta del vertice con Khishida: «Benvenuta Giorgia a Hiroshima, sono molto lieto di poterti accogliere nella mia città». «Felice di essere qui, Fumio. Le mie congratulazioni perla determinazione e la serietà con cui stai gestendo il G7 in un anno sicuramente non facile», la risposta di Meloni che ha scherzato con il padrone di casa sugli effetti del jet lag auspicando subito dopo una cooperazione più stretta fra due potenze regionali «che hanno ruoli di responsabilità insieme ai leader del G7». Fondamentale, per la premier, «lavorare insieme per la sicurezza, e per la sicurezza economica».


Due i binari “a tema” del bilaterale. Il primo, come si legge nella nota del ministero degli Esteri di Tokyo, riguarda proprio «la determinazione» di entrambi i leader nel sostenere col G7 l’Ucraina, dunque «l’ordine internazionale libero e aperto, basato sullo stato di diritto». Il secondo è dedicato ai rapporti economici fra Italia e Giappone, con un focus sul dossier strategico dei semiconduttori. Su questo il Belpaese è pronto a collaborare in maniera concreta e rapida: il 25 e 26 maggio una delegazione governativa volerà a Tokyo proprio per affrontare la questione. Strettamente collegato ai “chip” è il tema del controllo delle catene di produzione. Anche su questo condivisione piena fra Italia e Giappone sull’impostazione del G7, con Meloni che ha più volte ricordato il rischio della dipendenza dalla Cina richiamando l'attenzione sulla transizione energetica per non creare «nuove dipendenze strategiche».
Da oggi a domenica la scena sarà tutta occupata dal vertice delle sette delle Nazioni più ricche del mondo.

 

 

Al centro la guerra di aggressione russa all’Ucraina (con Volodymyr Zelensky che dovrebbe partecipare in video collegamento) la situazione nell’Indo-pacifico, la sicurezza economica, l'ambiente e l'energia pulita, la non proliferazione nucleare, la sicurezza alimentare e – come dicevamo poc'anzi – la necessità di limitare la dipendenza tecnologica dalla Cina. Dossier che richiama da vicino uno dei nodi geopolitici della vigilia per ciò che riguarda proprio l’Italia: la cosiddetta nuova via della Seta, il memorandum firmato dal governo Conte con la Cina nel 2019 e in scadenza quest'anno. Su questo – hanno assicurato ieri fonti italiane – «non ci sarebbero particolari pressioni» da parte dei partner: Stati Uniti su tutti. Ciò non vuol dire che l’esecutivo non stia affrontando il tema, tutt’altro: la decisione se confermarlo o strappare è sotto esame.


IL RUOLO DEL COPASIR
Anche se sul punto sia il Parlamento che il Copasir avranno voce in capitolo. Resta delicato, in ogni caso, il compito per la premier, che da un lato tiene tantissimo al rapporto di ferro con gli Usa ma dall’altro non può compromettere i canali necessari con Xi Jinping. Non è chiaro, in ogni caso, se il memorandum entrerà o meno nel possibile incontro con Joe Biden (in attesa della visita di Meloni a Washington). Altro colloquio clou – anch’esso non confermato alla vigilia – è quello che potrebbe avvenire con Macron. Bilaterale molto atteso dopo la crisi diplomatica aperta dagli attacchi feroci che continuano a giungere da esponenti del governo e del partito del presidente francese sul tema migratorio (nonostante Macron abbia aperto ufficialmente alle ragioni italiane). «Le occasioni per vederci saranno molte: ma a me non risulta che ci siano problemi tra Italia e Francia», ha affermato con accortezza in questi giorni la premier. Si capirà presto se il G7 in Giappone sarà ricordato anche come il summit del disgelo franco-italiano. 

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