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Elly Schlein, la fuga e il sondaggio da incubo: Pd, è allarme rosso

Brunella Bolloli
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Sarebbe ingeneroso affermare che Elly Schlein se ne frega dell’Emilia Romagna, terra dove è nata politicamente, ha studiato, ha vissuto (e in parte vive ancora) e dove si è imposta fino a diventare vicepresidente della giunta regionale guidata dall’amico avversario delle primarie, Stefano Bonaccini. Ma, a parte la visita di inizio settimana in alcuni comuni alluvionati nella vallata del Santerno, la segretaria del Pd non ha brillato per la sua vicinanza alla popolazione devastata dalla tragedia. Forse perché nel frattempo si è impantanata. E non nel senso che ha affondato gli stivali, magari scelti dall’armocromista, nel fango che si mangia Conselice, Ravenna, Lugo e tutti i paesi sommersi dall’onda nera (questa sì) provocata dall’esondazione dei fiumi.

Ma perché si è fermata. È rimasta immobile di fronte al disastro, incerta sul da farsi, non ci ha messo abbastanza la faccia, ed era praticamente casa sua, mentre Giorgia Meloni sorvolava in elicottero con Ursula von der Leyen le zone allagate e si consultava con il governatore Bonaccini su come agire e su cosa fare per risolvere i problemi, e certo una è la presidente del Consiglio ed è suo dovere, ma l’altra è la leader del principale partito di opposizione e, incidentalmente, in Emilia Romagna ha avuto delle responsabilità precise: sue infatti erano le deleghe al welfare e soprattutto al “Patto per il clima”.

 

«Ancora una volta non ci hanno visto arrivare», è stata la frase cult della neo segretaria in quella notte campale per i cacicchi dem, in cui la 37enne nata a Lugano è stata incoronata a capo del Nazareno grazie al voto popolare dei gazebo che è prevalso su quello dei circoli, vale a dire sull’apparato. E però quel «non ci hanno visto arrivare» preso in prestito dalla femminista americana Lisa Levenstein e diventato il suo grido di vittoria dello scorso febbraio oggi può essere girato nel più mediatico “Chi l’ha vista?” perché perfino i compagni di partito lamentano l’assenza della segretaria. A conferma di un certo malessere ci sono gli ultimi sondaggi che vedono Fratelli d’Italia sempre primo partito e il Pd sempre secondo, ma in flessione rispetto alle settimane precedenti. Nella rilevazione di Swg, mostrata al tg di La7, il Pd è sceso dal 21,3% al 20,9, proprio nella settimana dell’alluvione dove l’ex vicepresidente dell’Emilia Romagna avrebbe invece dovuto guadagnare qualcosina, se avesse voluto. E nelle intenzioni di voto analizzate ieri da Nando Pagnoncelli peril Corriere della Sera il partito che fu di Enrico Letta è dato in calo dello 0,3%, un dato che, pur non essendo una variazione enorme, dà l’idea del calo dei dem. A fine aprile, infatti, il Pd viaggiava sul 20,7%, di recente qualcosa si è guastato. Forse perché Elly è più concentrata su temi come il salario minimo o la “patrimoniale” che si ostina a voler proporre, o forse perché pensa alle Europee del prossimo anno e a un campo largo da ricostituire con grillini e chi ci sta. Il problema, però, è appunto capire chi ci starà. Visto che finora agli appelli pubblici all’unità lanciati dalla segretaria non ha risposto quasi nessuno. Oggi e domani la sfida dei ballottaggi. Schlein punta a conquistare almeno 5 capoluoghi: Vicenza, Massa, Pisa, Siena e Ancona. Poi manifestazioni di piazza all’insegna del «più civismo, meno partito». I compagni dem, però, mugugnano e chiedono: «Elly, chi l’ha vista?».

 

 

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